giovedì 10 aprile 2014

Due occhi e un sorriso- Nell’anniversario dell’enciclica «Pacem in terris»

Giacomo Manzù, «Porta della Morte» (1964, particolare)
Dobbiamo anche a lui il dono di camminare con la Chiesa non sconsolati, quasi di fronte a una stele funeraria, né solo abbagliati dinanzi ai prodigi seducenti della scienza e della tecnica, non essendo semplicemente cultori di benessere comunque ottenuto. Siamo «coltivatori di un giardino destinato a perenne fioritura», bramosi di dissetarci all’antica fontana del villaggio che «dà l’acqua alle generazioni di oggi, come la diede a quelle del passato» (Discorsi messaggi colloqui del Santo Padre Giovanni XXIII, Poliglotta Vaticana, volume III, p. 9).
L’11 agosto 1904, il giovane Angelo Giuseppe Roncalli ordinato prete a Roma il giorno prima, scende nelle Grotte Vaticane, accompagnato dal vice rettore del seminario romano e da alcuni condiscepoli e celebra la prima messa nella Cappella Clementina, la più prossima al sepolcro del Principe degli apostoli. Ha poco più di 22 anni. Bergamasco, figlio di coltivatori della terra, quartogenito di tredici figli, è sbocciato al sole durante il pontificato di Leone XIII. Nessuno dei congiunti gli sta accanto, perché le condizioni economiche della famiglia non hanno consentito l’acquisto del biglietto ferroviario Bergamo – Roma e ritorno. Chi lo incontra rimane conquistato dal suo aspetto di giovane intelligente, riservato, tranquillo. Si dirà di lui: due occhi e un sorriso. Tale apparve ai romani e al mondo alle 18.20 del 28 ottobre 1958, sulla loggia centrale di San Pietro.

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