sabato 4 gennaio 2014

Omelia di don Carlo Venturin -Domenica dopo l’Ottava del Natale del Signore – 05/01/2014

Il Verbo si fece carne e pose la sua dimora in mezzo a noi

Domenica dopo l’Ottava del Natale del Signore – 05/01/2014

Sir 24, 1-12          Lode alla sapienza di Dio, con la sua tenda tra noi
Salmo 147           “Il Verbo si fece carne e pose la sua dimora in mezzo a noi”
Rm 8, 3-9             Dio mandò il Figlio nella carne, perché vivessimo secondo lo Spirito
Lc 4, 14-22           “ Lo Spirito Santo è sopra di me”. Gesù, un lettore speciale

                                                                TUTTO QUI?!

Questa domenica di “transizione” richiama il Gesù adulto, nella sua Nazareth: dalla mangiatoia di Betlemme alla sinagoga del suo paese di residenza. Comincia a configurarsi il suo ruolo, la sua “intrusione” nel mondo ebraico, ma anche la cesura rispetto all’antico. Si comporta come un pio israelita, segue la tradizione della sinagoga, si presenta come lettore della Legge, con un gesto inatteso: tiene l’omilia e applica a se stesso quanto letto e suscita meraviglia tra i suoi compaesani. Le reazioni susseguenti saranno devastanti, fino a portarlo sull’orlo del precipizio: non può e non deve identificarsi con il Messia, la “tradizione” lo vieta. Sono i segnali preliminari di una vita contrastata, già conosciuta nell’episodio dei Magi.

Le letture e il Salmo predicono ciò che Luca narra. I suoi ascoltatori hanno “la memoria corta”, dimenticano le promesse della presenza di Dio per sempre (la sua tenda nella casa di Giacobbe, a cui non “verrà mai meno per tutta l’eternità”), i decreti, il suo messaggio, la sua benedizione, la sua pace, l’abbondanza di beni (“fior di frumento”). Solo Paolo, in un secondo tempo, lui rabbino “fondamentalista”, riconosce il Nuovo, presente nel mondo. Come Gesù disse al suo esordio: “Lo Spirito del Signore è sopra di me”, così Paolo estende a tutti la Presenza: “lo Spirito di Dio abita in voi”, così “possiamo camminare secondo lo Spirito”.

Luca si sofferma e sottolinea la missione-compito di Gesù, ma nell’oggi in cui si compie la volontà del Padre. Egli si presenta non come una scure pronta ad abbattere l’empio o come il fuoco venuto a distruggere il peccatore, ma come colui che libera i prigionieri dalle catene, così che possano uscire dalle celle buie, che spengono parola e vista, sperimentare l’anno di grazia (Giubileo ebraico), evangelizzare gli umili-ultimi,  fasciare quelli dal cuore spezzato, proclamare la libertà ai deportati.

I suoi compaesani sono delusi (è solo il figlio di Giuseppe). L’esistenza dei poveri, dei senza terra, di chi è costretto a vendere se stesso (schiavo come in Egitto) per sopravvivere… è frutto di violenza.
·      Povero:  sia una realtà fisica che una attitudine spirituale, è colui che ripone soltanto in Dio la propria fiducia.
·      La libertà ai prigionieri, cioè il perdono dei peccati. Il peccato indica la traiettoria di una freccia che non colpisce il bersaglio, una esistenza che non realizza il proprio scopo.
·      La guarigione ai ciechi. La cecità fisica nei Vangeli (cieco nato) è segno di una cecità più profonda; in questo caso l’incapacità di cogliere l’identità di Gesù (Erode e i sommi sacerdoti con gli Scribi). Il viaggio di Gesù da Nazareth al Calvario è annuncio e realizzazione per ogni persona della sua dignità. L’oggi di Gesù diventa l’oggi per le persone di tutti i tempi e di ogni angolo geografico. La sua parola non attende altri tempi o riguarda solo gli altri, vale per il tempo in cui siamo chiamati a vivere come Chiesa di Cristo, è l’appello a noi personale e comunitario.

Se il tempo di Dio si identifica con il nostro, non ci sono alibi, non si dice “TUTTO QUI”, oppure non è realizzabile, i tempi sono cambiati. In proposito riporto tre episodi.
ü Marco è in carcere, aveva sparato al padre, mentre questi stava abusando della figlia. Fece esperienza anche di droghe. Fu incoraggiato a partecipare a un corso scolastico elementare, la maestra l’aveva ingabbiato in un doppio giro di banchi, perché non disturbasse i compagni. Alla fine accettò di imparare. Si compiaceva di essere il migliore della classe, composta da cinque allievi, lui solo italiano. Con gli anni prese anche il diploma di ragioniere e anche un corso di programmatori; trovò un lavoro a Mestre. Ora gode di un regime di semilibertà. E’ rinato. La verità lo ha reso libero (“la libertà ai prigionieri”).
ü Il film dei fratelli Taviani: “Cesare deve morire”, del 2011. E’ girato quasi per intero nel carcere di Rebibbia, dove da un decennio alcuni detenuti esperimentano il teatro. Salvatore Striano in carcere per otto anni diventa protagonista del film. Interpreta la parte di Bruto che congiura contro Cesare: “Come in un sogno mi sono ritrovato Bruto, ho rivisto alcuni compagni di pena, ho ripetuto con loro parole ed emozioni … Si parla di amicizia e di odio, di potere e di libertà, di tradimenti, di complotti, di omicidi … La famosa frase di Antonio davanti al cadavere di Cesare, “Bruto è un uomo d’onore”, nel braccio di alta sicurezza, affollato da cosiddetti UOMINI D’ONORE, risuona ben diversamente. La sua vita è rinata  (Liberazione dei prigionieri).
ü L’amore buio”, un film dove si narrano le storie di due adolescenti. Il protagonista, ubriaco, ferma la ragazza, scesa dall’auto del suo fidanzato e con i compagni compie su di lei atti di violenza. Incarcerato, dopo atti violenti nei confronti dei detenuti, attraverso alcune lettere e poesie, riesce a rielaborare il proprio gesto. L’arte, la bellezza, la poesia, nel film l’aiutano a ritrovare la sua vera personalità, recita e interpreta per i carcerati la via della liberazione con linguaggi accessibili anche ai più disadattati.

Persone che hanno preso sul serio il discorso di Gesù a Nazareth. TUTTO QUI.


Don Carlo


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