Sir 7,27-30.32-36 Famiglia attenta al suo Dio, ad anziani, a
poveri, a malati, ad afflitti, a morti
Salmo 128 “Vita
e benedizione sulla casa che teme il Signore”
Col 3, 12-21
Rivestirsi di abiti nuovi, i mezzi, l’amore-agape
Lc 2, 41-52
Uno squarcio di famiglia dentro le
consuetudini popolari
Uno spaccato di famiglia e il suo “abbigliamento”
❶ Domenica
scorsa,
il messaggio di Dio riguardava la festa di nozze, nascita di famiglia; vi
partecipa Maria, con Gesù e i discepoli, un avvenimento che celebra l’amore
umano, nella sua naturalezza, nella sua corporeità e spiritualità, nella
bellezza inscritta dal Creatore nel corpo e nel cuore delle persone. La festa
di una unione che irraggia l’amore di Dio. Oggi
la Famiglia di Nazareth è il messaggio, una festa di una IDEA di famiglia,
non di un modello: è una famiglia in cui il padre non è padre biologico, la
madre concepisce senza concorso di uomo, il figlio è Figlio di Dio.
❷ La
“manifestazione-epifania” avviene con una “marachella” del
Figlio, con gravi disagi, rimbrotti, stupore, risposta misteriosa, i perché di
un adolescente rivolti ai saggi dell’epoca, il ritorno alla normalità: è quasi
la trama di un film “giallo”.
❸ La soluzione
è data dalla complessità e complementarietà delle Letture, che
possono aiutare per avere IDEA di famiglia. Il
Siracide traccia, in modo quasi schematico, le linee per i suoi
connazionali, che vivono sparsi nel mondo, tentati di abbandonare le tradizioni
patrie: onorare il padre e la madre, riverire gli anziani, i ministri del
culto, tendere la mano al povero, la generosità verso ogni vivente (il creato
nella sua totalità), gli afflitti in condizione pietose, visitare gli ammalati,
non negare la pietà verso i trapassati, perché tutti saranno tali. Il Salmo interiorizza tutto questo,
presentando il quadretto grazioso di una famiglia virtuosa; prima il padre (“la
fatica delle sue mani”), poi la sposa “come vite feconda” (il vino di Cana),
infine i figli, “stretti attorno alla mensa, come virgulti di ulivo”, che
ricrescono dalle radici. La pace di questa famiglia si estenda per sempre. Soprattutto
San Paolo descrive “l’abbigliamento”
della famiglia ai cristiani di Colossi.
“Rivestirsi” è il
verbo usato, quindi parla di abito “alla
moda”; è composto da sette stoffe,
molto preziose: tenerezza, mansuetudine, magnanimità, sopportazione
reciproca, perdono, bontà, umiltà.
Sette è il numero della perfezione, ma vi aggiunge “la cintura”, segno allora del prestigio
sociale: il cingolo della carità,
che conferisce l’ultimo tocco di finezza ed eleganza a una veste già
sopraffina, carità come servizio alle persone, descritte nella prima lettura.
E’ l’abito che ogni battezzato deve indossare, è uguale per tutti, uomini e donne,
Vescovi, preti, religiosi/e, laici e di esso non ci si può spogliare. Dopo l’abito, i mezzi per alimentare
l’armonia famigliare:
ü “la Parola di Dio abiti tra voi nella sua
ricchezza”,
ü la preghiera.
Tutte le famiglie desiderano che al loro interno regnino
l’affiatamento e la concordia, da qui le vacanze, i regali, ricorrenze. Paolo
suggerisce il suo espediente: cantate a Dio nei vostri cuori, con gratitudine,
salmi, inni, cantici spirituali. La conclusione è più dettagliata: voi mogli,
voi mariti, voi figli: ritenersi servitori vicendevoli, “Il Figlio dell’Uomo
non è venuto per farsi servire, ma per servire” (Mt 20, 27-28), ecco il monito
finale per i papà e le mamme: “Non esasperate i vostri figli, perché non si
scoraggino”.
❹ Luca
mostra uno spaccato della Famiglia di Nazareth; è
osservante della legge, si reca in pellegrinaggio alla Capitale (120 km, tre
giorni e più di viaggio). Dall’inizio alla fine i componenti sono in continuo
pellegrinare: per il censimento a Betlemme, l’esodo in Egitto e ritorno, la
presentazione al Tempio, Maria da Elisabetta… il viaggiare di Gesù da un
villaggio all’altro da adulto… Luca si sofferma su alcuni particolari
nell’episodio odierno: Gesù ha dodici anni, per la legge ebraica è maggiorenne,
può muoversi autonomamente, va al Tempio, incontra e dialoga con i maestri,
senza timore reverenziale (è seduto tra di loro), rivolge i “perché
adolescenziali”. A fronte delle preoccupazioni di Maria e Giuseppe “angosciati”,
che accampano diritti naturali, egli mostra i vincoli che lo rendono solidale
con la volontà del Padre, si proclama obbediente a Lui. La parola “PADRE” è la prima della sua vita, come
racconta Luca, sarà anche l’ultima sulla croce: “nelle tue mani il mio Spirito
raccomando, PADRE” (Lc 23, 46).
L’Evangelista riferisce l’incomprensione, “un affronto” di Gesù verso i Suoi,
che non ne comprendono il perché . Gesù esprime la sua obbedienza al Padre; la
fede di Maria e Giuseppe incontra difficoltà, devono riflettere (“Sua madre
custodiva tutte queste cose nel suo cuore”, come nell’incontro con l’Angelo).
Come tutti i credenti, essi hanno sperimentato le difficoltà
della fede, con le luci e le ombre; l’atto del credere Gesù, con la sua
risposta, rivela la sua origine divina: è Figlio di Dio.
❺ La
parte finale del Vangelo mostra che Gesù è anche uomo, perciò si sottomette al padre
e alla madre: “Venne a Nazareth ed era loro sottomesso”, “onora il Padre e la
Madre”, partecipa alla vita religiosa, cresce come un giovane ragazzo,
progredisce nella sua dimensione fisica, umana, spirituale nella famiglia.
❻ Si
può “smarrire” Gesù nella nostra vita. Maria e Giuseppe insegnano a ritrovarlo, dopo tre giorni, tre anni, molti
di più, al termine dell’esistenza. Essenziale è ricercarlo continuamente, senza
dare nulla per scontato. Lo si incontra e si festeggia, come senz’altro la
famiglia di Nazareth ha festeggiato.
Don
Carlo
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