domenica 26 gennaio 2014

L’uomo che ricorre al ringhio dimostra solo di non saper parlare

Non si dovrebbe mai scrivere sui giornali di cose che non si co­noscono. Un’intera pagina di 'Cul­tura' di Repubblica (venerdì 24) de­scrive un futuro umano in cui «sa­remo tutti madri» (anzi già «siamo»). L’autore, Marino Niola, parte da un libro di una genetista britannica («Come la scienza può cambiare le regole del sesso»), che è una visione fantascientifica di come i figli si ge­nereranno sempre più artificial­mente e sempre più coinvolgendo altrimenti i maschi. Per farsi capire meglio, però, porta come esempio la «partenogenesi: Like a virgin» (co­me una vergine), citando un altro li­bro della genetista. Questa idea ­scrive il recensore - «fa cortocircui­tare la Madonna in nome del parto virginale» che è - precisa - «la ver­sione scientifica dell’immacolata concezione».
  Il prof. Niola, ordinario di Antropo­logia all’Università napoletana Suor Orsola Benincasa, non sa che l’Im­macolata Concezione non è quella verginale di Gesù nel grembo di Ma­ria, ma fu il naturale concepimento della Vergine, che fu però preserva­ta dal peccato originale in vista del­la
 sua divina maternità. Tra le otto qualifiche di cui il curri­culum di Wikipedia gratifica Guido Ceronetti («scrittore, giornalista, tra­duttore, drammaturgo, filosofo, tea­trante, marionettista, poeta…») non c’è la virtù che di quest’altro auto­revole collaboratore di Repubblica fa uno che perde facilmente le staf­fe.
 
 Commentando due di quelli che lui chiama «i condannati alla pena di vivere» (lo statista israeliano Ariel Sharon e la povera Eluana Englaro) Ceronetti si è arrabbiato soprattut­to per la lunga misteriosa vita di questa giovane donna. «Quando il padre rese pubblico il caso per es­sere autorizzato» a farla morire ­scrive il pluriforme Guido - «si sca­tenò la peggiore Italia, l’Italia nera, l’Italia dei senza pietà umana», tan­to «nera» che «dobbiamo ringhiare minacciosamente, se vogliamo de­finirci ancora umani».
  Ma tra chi ringhia e chi ha cura del­l’altro chi è più umano? Il Ceronet­ti, almeno quello filosofo e poeta, non ceda a tentazioni animalesche e non umane. Legga piuttosto San Paolo agli Efesini: «Non tramonti il
 sole sopra la vostra ira» (4,26). 
 PARLARE A ROVESCIO

 Rovesciare persino il senso della pa­role. È un aspetto della tecnica con cui, giorno dopo giorno, si forgiano le singole parole dell’Antilingua, an­che mandando a quel paese l’eti­mologia.
 Al sostantivo «omofobia», per esempio, si è dato il significato di odio verso l’omo(sessualità) men­tre «fobia» in greco significa paura. Il «matrimonio omosessuale» espri­me una condizione (da «matris mu­nus »: il compito della madre) che, per le coppie di persone del mede­simo sesso, è per natura impossibi­le, ma i manifestanti che sabato 18 hanno dimostrato contro il «gay­monio » sono stati definiti dal Ve­nerdì di Repubblica (24 gennaio) «gli ultrà della famiglia».
  Senonché in francese «ultrà» signi­fica oltranzista, cioè colui che va ol­tre, cosicché i veri «ultrà» sono quel­li che vogliono andare oltre la fami­glia con il «gay-monio». La decisio­ne
 del Commissario governativo per la Regione Sicilia di bocciare come anticostituzionale lo stanziamento dell’Assemblea regionale di tre mi­lioni di Euro per mutui e prima ca­sa delle coppie di fatto, è stata defi­nita «ideologica» dall’Unità e da al­tri giornali (venerdì 24), quando è palese che, semmai, ideologica è la scelta di trasformare in diritto un desiderio o un agire.
  Le donne che a Washington sabato 18 hanno marciato in difesa della vi­ta sono state definite da Repubbli­ca «Le guerriere anti aborto», anche se invece erano operatrici di pace. Diceva Madre Teresa che «l’aborto è
 il primo atto di guerra».  Pier Giorgio Liverani 

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