giovedì 23 gennaio 2014

Il bastone, segno di comando e guida divina dentro la bellezza


MICHELINO DA BESOZZO  -Sposalizio della Vergine
 (1435 circa, tempera su tavola, cm 65,1×47,6 Metropolitan Museum, New York)


La narrazione apocrifa vuole che al­cuni discendenti di Giuda, i quali potevano ambire a prendere in moglie la vergine Maria, dovessero conse­gnare al sommo sacerdote un bastone con inciso il loro nome. Il bastone che fosse fiorito all’ombra del Sancta Sanc­torum, avrebbe indicato il prescelto.
  Ed ecco che rompe il bastone con rab­bia il mancato pretendente di Maria: lo racconta spesso l’iconografia dello Sposalizio della Vergine dove protago­nista, più che l’anello nuziale, è il ba-
 stone dello sposo. Lo si vede chiara­mente in un’opera di Michelino da Be­sozzo, miniaturista del Gotico Inter­nazionale, attivo in Lombardia tra il 1388 e il 1455. Nel suo 'Sposalizio del­la Vergine' spicca, è vero, l’anello nu­ziale sull’abito giallo del sacerdote ma, centro vero del dipinto, è il ba­stone di Giuseppe che s’innalza ver­so le volte, in corrispondenza del ro­sone. Sul bastone verdeggiano timi­di virgulti e riposa pacifica la colom­ba dello Spirito Santo, segno dell’illi­batezza degli sposi.
  Rispetto a opere dall’analogo sogget­to, sorprende la scelta di Michelino di collocare al centro del dipinto proprio San Giuseppe e il suo bastone fiorito; Maria e le donne, infatti, controbilan­ciano
 un altro gruppo di personaggi collocati alla sinistra dell’opera. Lì so­no ben visibili altri bastoni: due gio­vani li stanno spezzando con gesti di stizza, mentre un terzo, confinato nel­l’angolo estremo, porta il bastone alla bocca, volendolo quasi ingoiare.
  Il bastone, segno del comando e della guida divina, appare ripetutamente nella Sacra Scrittura quale strumento dei voleri divini.
  Nel libro dei numeri si narra di un’al­tra verga fiorita, quella di Aronne. Rap­presentanti delle dodici tribù, le qua­li avevano mormorato contro Mosè e gettato in discredito il sacerdozio di Aronne, portarono un bastone nel tempio con inciso il nome di ciascu­no. Fiorì solo quello di Aronne e da
 quel momento la sua verga fiorita ri­posò nell’arca dell’alleanza quale pe­renne intercessione per la salvezza del popolo.
  Ecco perché, il buon Michelino, volle così centrale il bastone di San Giusep­pe! Il pio attributo del Santo non è so­lo segno della sua purezza, ma è me­moria della fedeltà di Dio a una storia d’amore con il suo popolo. Il bastone è anche l’inseparabile compagno del pastore che guida il gregge, cosicché, nell’ambito del sacerdozio cristiano, distintivo del vescovo è proprio il pa­storale, memoria perenne della verga fiorita all’ombra della shekinà, prima di Aronne poi di Giuseppe e, quindi, segno certo della guida divina.
 

Maria Gloria Riva 


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