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Semplice e maestoso, questo tempio cristiano si mostra in un severo stile romanico-normanno. Anche in facciata, al centro della quale l’elegante portale è affiancato da colonnine, ovvero ciò che resta di un originario protiro che si completava con un arco formato da una teoria di angeli, giunto a noi mutilo. Il messaggio dell’apparato decorativo al fedele che intende varcare l’ingresso è molto esplicito: lasciare fuori il peccato, il male, qui chiaramente rappresentato dalle due scimmie, in atteggiamento decisamente poco ortodosso, che fungono da basamento per le colonne. L’invito che viene, invece, rivolto è di elevare lo spirito attraverso la visione dei cerbiatti, dei pavoni e della vegetazione lussureggiante degli stipiti, che alludono al Paradiso.
Gli spioventi del prospetto principale, sul quale si apre anche un grande rosone, si interrompono sul lato destro con l’innesto di una torre campanaria voluta nel ‘500 dalla nobile casata dei Ferrillo, che finanziarono il rifacimento della chiesa seriamente danneggiata da un terremoto. Allo stesso periodo appartiene la sistemazione dell’attuale cripta, in stile rinascimentale. Lo spazio interno è a croce latina con transetto e tre navate, coperte da capriate lignee. Attorno al presbiterio, sopraelevato, corre un deambulatorio aperto in cappelle radiali, elemento raro per l’edilizia locale che trova, invece, riscontro nella coeva architettura francese. Nella navata destra si conserva il prezioso polittico della Madonna del Rosario, opera del pittore Antonio Stabile del 1583. La Vergine compare qui in trono con il Suo Bambino, tra i Santi Tommaso d’Aquino e Domenico, cui porge la corona. Circondata da riquadri con i Santi Misteri, l’immagine è sormontata da una Trinità.
La cattedrale è intitolata a S. Maria Assunta e a S. Canio, vescovo martire probabilmente di origini africane, le cui spoglie si ritengono essere tutt’ora presenti, seppur nascoste, all’interno della chiesa che ne custodisce, in un antico altare, il bastone, da sempre protagonista di episodi miracolosi.
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