mercoledì 25 settembre 2013

«Tu stai chiamando proprio me?»

Discorso di accoglienza del Preside alle classi prime della scuola secondaria di primo grado, come augurio per tutti per il nuovo anno.
«Vi auguro che in questi tre anni possiate sentire una chiamata». Con queste parole il preside della scuola "La Zolla" accoglie gli studenti di prima media. Cosa significa diventare grandi? Un'avventura che impegna tutta la vita

Cari ragazzi, avete da fare a partire da oggi due strade: una che avete già incominciata, quindi è una strada che continua, l’altra è una strada nuova che, come potete facilmente immaginare, è cominciata oggi per voi. La strada che avete già incominciato, quella che continua, è una strada importantissima ed è la strada della vostra crescita come persone, la vostra crescita fisica, ma è una strada, se ci pensate, che se anche non andaste a scuola percorrereste comunque. Nei prossimi anni vi succederanno, da questo punto di vista, tante cose, andate incontro a tanti cambiamenti: diventate più alti, diventate più belli, diventate più simpatici anche, magari qualcuno in particolare; in questo percorso di crescita talvolta si cresce in modo un po’ disordinato, magari a qualcuno crescono prima le gambe e poi il resto del corpo, ma poi si arriva alla misura giusta. Magari a qualche maschietto cresce un po’ troppo presto la barba, magari a qualcuno che la vorrebbe cresce troppo tardi, ma questo percorso, questa serie di novità importantissime e bellissime avverrebbero  anche se voi a scuola non ci andaste … anzi, potremmo addirittura dire che se anche dimezzaste quello che mangiate questo cammino di crescita continuerebbe.
La strada nuova che incomincia, la strada più bella che siete chiamati a compiere, sulla quale camminare insieme, è la più grande avventura della vita: diventare grandi. È la cosa più bella, più entusiasmante, anche se non tutti sono d’accordo, dovete fidarvi di me e dei vostri insegnanti . C’è chi pensa che la parte più bella della vita sia quando uno è piccolo, coccolato, quando non ha troppi problemi, quando tutti lo servono e sono piccole anche le preoccupazioni; quando poi uno deve cominciare a entrare da protagonista nella sua vita, allora lì cominciano i problemi.
Io ho una vicina di casa, una vecchietta appiccicosa, che quando giravo con la carrozzina di mia figlia, si avventava sulla bambina e mi diceva “ Se la goda adesso, perché poi quando cresce son tutti dolori e dispiaceri!” E io pensavo “Vecchia malefica! uccellaccio del malaugurio! perché mi dici questa bugia? questo è falso, perché nella mia esperienza diventare grande non è una fregatura, non ci si perde qualcosa, anzi c’è tutto da guadagnare, c’è tutto da scoprire, è la cosa più bella e non finisce, avete tutta la vita.
Cosa vuol dire diventare grandi? Abbiamo distinto prima diventare grandi come persona nel fisico, in altezza, in larghezza, ma c’è anche diventare grandi come uomini, come donne. Ormai non vi chiamerà più nessuno, spero, “bambino”, “piccolo” “bimbetto”, se non per prendervi in giro: non fate confusione, ormai siete incamminati in quella che sarà la vita dei grandi, la vita adulta.
Che cosa significa diventare grandi? Che cosa c’è in ballo? Siete incamminati in una strada di scoperta: cosa c’è da scoprire? Cosa c’è di più importante da scoprire, per cui è bello diventare grandi? Avete già cominciato a sentire con la vostra intelligenza che c’è tutto un mondo che attraverso la scuola, attraverso le ore di lezione, attraverso i vostri insegnanti, vi è dato perché lo conosciate.
La settimana scorsa mi è capitato di fare un colloquio di iscrizione con una di voi, così le ho chiesto “Senti, ma cosa vuoi fare da grande?”, ascoltando poi le sue interessantissime risposte. Magari qualcuno di voi davvero sarà quello che adesso si immagina, ma per tutti si apre oggi un cammino di scoperta, e scoprire chi siamo è la cosa più sorprendente.
Quest’anno nelle classi prime leggeremo insieme un libro, un libro famoso oggi grazie anche al cinema, si chiama “Lo hobbit”. Nel primo capitolo un saggio e vecchio stregone propone una bellissima avventura a uno hobbit, una creatura un po’ sciagurata, un po’ piccola: ha dei piedoni enormi e ama tutto fuorchè le avventure, ama la pace della casa, ama star bene, insomma ama la tranquillità della vita; arriva questo stregone e dice “Io ti chiamo ad una grande avventura” e lo hobbit ribatte: “Tu stai chiamando proprio me? Hai sbagliato hobbit, hai sbagliato razza!”. Così lo stregone lo incalza “No, guarda,  devi fidarti di me: ci sono molte più cose di quelle che tu possa immaginare, c’è dentro di te qualcosa di molto più grande, di straordinario, di bello, che tu neanche immagini”. E glielo ripeterà anche verso la fine della storia. È proprio questo diventare grandi: conoscere il mondo per scoprire chi siamo noi, quale ricchezza ciascuno di noi porta.
Tante volte in questi anni sentirete una parola l’orientamento. Voi, alle elementari, avete fatto l’orienteering? Vi mettono in un posto buio con una bussola e vi dicono “Auguri!”. Si parlerà di orientamento perché dovete scegliere tra due anni, e non fra cinquanta, quale scuola superiore fare, e poi qualcuno sceglierà l’università: l’orientamento, però, è una parola che fa un po’ paura: sembra che uno si sia già perso, che non sappia più dov’è la direzione. Vi suggerisco allora anche un’altra parola, una parola un po’ strana, la parola vocazione, che, non so perché, si usa solo a catechismo. La vocazione è una chiamata: l’augurio che vi faccio allora è che ogni giorno di questi tre anni, con tutti i vostri insegnanti, in ogni singola ora di lezione, voi possiate cominciare a sentire una chiamata. Sono le cose, il mondo, la realtà tutta che ci chiamano! Di più: c’è qualcuno che in ogni istante della vostra vita vi chiama a conoscere il mondo, a conoscere voi stessi, fino a scoprire chi ha fatto il mondo e chi ha fatto ciascuno di voi.
E allora cosa dobbiamo fare? Studiamo,fatichiamo, ci coinvolgiamo perché ci interessa questa scoperta. C’è una bellissima preghiera che diciamo spesso, si chiama Gloria al Padre. Cosa vuol dire la parola Gloria? Quando uno dice “Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo”, cosa sta dicendo? La gloria militare? La parata trionfale? In un certo senso… Ma la parola Gloria ha a che fare anzitutto con la parola manifestazione, cioè con qualcosa che noi vogliamo vedere. Noi diciamo Gloria perché vogliamo vedere, vogliamo conoscere, vogliamo scoprire  chi ha fatto il mondo e noi stessi. Quando uso la parola vocazione c’è dentro tutto questo: scoprire il mondo, scoprire noi stessi, scoprire chi ha fatto il mondo e ciascuno di noi, scoprire a cosa siamo chiamati. Ma per tutto questo, ripeto, la grande novità è che tutto questo si scopre non con un discorso ma coinvolgendosi in prima persona nel cammino di conoscenza di ogni materia.
Si introducono tante novità rispetto alle elementari, ci sono più insegnanti, più materie, un numero maggiore di attività: tutte queste cose non vi spaventino. L’insegnante non è il nemico, non è uno cattivo che mi dà i voti, che mi vuol far faticare, ma è l’opportunità che voi avete per cominciare a percorrere questo cammino di scoperta. Chiedete ai vostri insegnanti, al Preside, ragione di ogni passo che vi chiedono, cercate di capire il perché e la direzione di questa chiamata.
Nessuno si senta inadeguato.  Non hai voglia di studiare? Beh, sei una persona normale, solo che diventando grande si scopre che la voglia non è l’unica ragione per cui un uomo si muove. “No, io sono troppo basso, non ce la farò mai a prendere 7 nella prova di mini-basket”… Nessuno si senta tagliato fuori da questo cammino di scoperta: è per tutti, per ciascuno preso singolarmente e, altra cosa importante, è per tutti insieme. Nessuno diventa grande nella conoscenza e nell’intelligenza da solo. Il vostro compagno è una risorsa, è indispensabile per diventare grandi.
Una cosa che mi fa veramente arrabbiare è quando uno di voi fa una domanda e gli altri pensano “è il momento della pausa!” Ma se un compagno alza la mano vuol dire che si sta mettendo in relazione con quello che noi proponiamo, che sta facendo un passo importantissimo e la cosa interessante è che quel passo è indispensabile per tutti. Per questo, ragazzi, non esistono domande stupide, se uno vuole sapere, se uno vuole conoscere, se uno vuol diventare grande, tutto serve, tutto conviene chiedere.
Come è bello scoprire nella propria di difficoltà personale di poter essere accompagnati. Anche se sei nato genio della matematica o dell’Italiano, senza un insegnante e senza i tuoi compagni quel talento andrebbe sprecato. E  allora accelerate nel cammino di conoscenza questo investimento di  fiducia nei confronti dei vostri compagni, dei vostri insegnanti e aggiungo anche verso di me.
Il Preside ha una presidenza, perciò uno dice “mah, spero di entrarci il meno possibile!”. Sì, da un certo punto di vista capisco quello che intendete, ma mettiamola in un’altra ottica, guardiamola da un altro punto di vista: il Preside che ci sta a fare in presidenza? Punire i cattivi? beh, non sarebbe un bel lavoro, non l’avrei scelto, sinceramente. Il Preside sta lì per raccogliere il racconto del vostro cammino e per aiutare i passi di ciascuno.  Per cui, oltre a essere mandati dal Preside, venitelo a trovare, a dire “ho scoperto, ho imparato”. Sono, al pari di tutti i vostri insegnanti, a vostra disposizione. Non siate piante grasse. Le piante grasse sono le mie preferite del regno vegetale: mi posso dimenticare che esistono perché, tendenzialmente, non muoiono, continuano a crescere. Ma la pianta non è che impara, e questo per noi non è l’ideale. L’ideale è che uno chiede, che c’è, che è presente, che osserva, che si coinvolge, che pensa, che riflette, che agisce.
A questo punto, e la cosa mi piace perché assume anche un valore simbolico, facciamo l’appello. Pensiamo a quello che ho detto prima: l’appello, che non a caso si fa ogni mattina, cosa significa? Che ogni mattina ciascuno di noi e ciascuno di voi dice: io ci voglio essere, io ci sto, io, voglio scoprire, voglio conoscere, non voglio perdermi l’avventura più grande della vita: l’avventura di diventare grande.
Vi affido fin da ora ad un insegnante particolare, all’insegnante coordinatore. Chi è l’insegnante coordinatore? L’insegnante che più degli altri, prima degli altri, con il Preside, si fa  incontro a voi  per raccogliere tutte le vostre esigenze, tutte le vostre domande, è quello che tiene un po’ le fila della classe. È  un punto di riferimento, poi se a uno va più a genio un altro insegnante che non è il coordinatore, va benissimo! È normale: quando io ero alla scuola media all’inizio ho amato particolarmente l’insegnante di Educazione Fisica!
Questa è la nostra promessa: crescere nella conoscenza, crescere come uomini è bello. Non crescete come piante grasse! Buon anno e buon cammino a tutti.

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