Una madre non ha paura di entrare nella notte dei suoi figli che sbagliano, per dare loro speranza. Nell’Udienza di ieri il Papa è apparso acceso da una forte passione. Per oltre venti volte ha pronunciato la parola 'madre' o 'mamma'. Parlava della Chiesa, di quale volto «dovrebbe avere sempre di più la Chiesa». E per spiegare questo volto ha ricordato che cosa, con i figli, fa una madre, anzi una mamma – termine che a Francesco sembra più caro. Le mamme, ha iniziato, aiutano i figli a camminare e a orientarsi verso il bene. Quando i figli crescono, se anche sbagliano, le madri non si domandano nemmeno se siano colpevoli o no, ma continuano ad amarli. Le madri, infine, domandano, per i loro figli. Bussano con insistenza a ogni porta; e soprattutto per i figli che ne hanno più bisogno. E quindi la Chiesa che Francesco vuole è una madre «che non chiude mai le porte della Casa»; che non giudica, ma perdona; che non ha paura di avventurarsi nel buio a cercare i figli; e domanda, per loro, e prega.
È il volto della misericordia quello che Francesco vuole per la Chiesa, volto di un amore incondizionato. E misericordia è il nome esatto dell’amore di Dio, di tanto più grande della giustizia. La giustizia è la misura dell’amore degli uomini: indica, regolamenta, sancisce e, quando la legge è violata, condanna. La misericordia, etimologicamente «con viscere materne», è ben altro, e incommensurabilmente più grande. La misericordia è capace di un perdono che ricrea. Noi fatichiamo a capirlo, questo siderale modo di amare di Dio. Per questo il Papa ha parlato così insistentemente di madre, e di mamma: perché, nella esperienza umana, l’amore della madre è ciò che più somiglia alla sconfinata generosità di Dio. Quel dare senza condizioni, quell’esserci sempre, quel dimenticare il male e ricominciare ogni volta da capo, è il modo dell’amore materno. Ed è anche, ha detto il Papa, il volto più vero della Chiesa. Chi ha cinquant’anni o di più spesso ricorda di essere cresciuto in una educazione cattolica in cui la legge e i precetti sembravano la cosa più importante. Ora, certo, le leggi occorrono, e i dieci comandamenti sono fondamentali per vivere bene con sé stessi e con gli altri. Ma nessuna legge basta all’uomo, se non è iscritta dentro a un bene più grande, dentro all’amore per quell’uomo. E questo è, istintivamente tramandato, l’antico segreto delle madri: ogni ordine posa sulla assoluta certezza del bene che la madre vuole al figlio, una certezza incrollabile. Così che poi, come le madri sanno, si ottiene di più da dei bambini parlando, nei segni, negli sguardi, quella materna generosa lingua, che minacciando o alzando la voce.
Francesco vuole una Chiesa profondamente madre. Una Chiesa come intrisa di maternità, e ben più grande che se semplicemente affermasse i suoi precetti. Qualcuno forse da una Chiesa così è disorientato, qualcuno vorrebbe una Chiesa più severa e intenta a indicare ciò che è giusto, con toni netti e fermi. Ma un Papa che conosce bene le nostre periferie interiori ed esteriori sa che di fronte a un tempo come questo, che ha screditato ogni padre, e si dà nuove leggi a suo comodo e misura, indicare soltanto la retta via potrebbe essere uno sterile gridare nel vuoto. Allora sceglie la strada che la natura ha tracciato per gli uomini, quando sono bambini. La strada della misericordia, quella delle 'viscere materne', mai stanche di abbracciare.
In questi stessi giorni in più di una città italiana si vorrebbe eliminare i vocaboli 'madre' e 'padre' dai moduli per l’iscrizione agli asili, quasi fossero, come Aldous Huxley aveva profeticamente predetto, delle brutte parole, quasi in un’avversione al dato originario per cui nasciamo da una donna e da un uomo. E il Papa invece, quanto insiste sulla parola 'madre', e su un amore materno come cifra più vera della Chiesa. Una coincidenza casuale, che però dice quanto fedele è la Chiesa alla domanda originaria dell’uomo; e quanto invece certa ideologia se ne allontana – in un’ostilità dura, diceva la filosofa ebrea Hannah Arendt, alla «realtà del dato». Quel «dato» offerto all’uomo, che è prima di tutto una madre, il suo calore; amore senza limiti e per sempre. Solo dentro un così grande amore le leggi morali autenticamente possono attecchire. Solo nel «dato» dell’amore – senza il quale gli uomini diventano a volte obbedienti, a volte disperati automi.
giovedì 19 settembre 2013
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