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Innovazioni e cambiamenti vanno decisi e attuati con il confronto e il contributo democratico delle parti.
È illusorio però pensare all’innovazione e al progresso sociale per mera trasformazione di organismi, assetti e ordinamenti, attraverso tecniche d’ingegneria politica. «La convivenza umana – osservava Giovanni Paolo II – deve essere considerata anzitutto come un fatto spirituale», legata quindi al conoscere e al volere delle persone, dai cui atti liberi dipende l’ordine sociale. Motivo per cui ogni riforma comincia da se stessi, dal proprio rinnovamento interiore. «La Chiesa – avvertiva Paolo VI – reputa certamente importante e urgente edificare strutture più umane, più giuste, più rispettose dei diritti della persona, meno oppressive e meno coercitive, ma è cosciente che le migliori strutture, i sistemi meglio idealizzati diventano presto inumani se le inclinazioni inumane del cuore dell’uomo non sono risanate, se non c’è una conversione del cuore e della mente di coloro che vivono in queste strutture o le dominano». I cristiani si adoperano insieme per la conversione dei cuori e il miglioramento delle strutture.
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