giovedì 26 settembre 2013

SI TRATTA DI NON ESSERE FESSI


(Reuters)
Quasi 180 morti fuori da una Chiesa in Pakistan, eccidi e rapimenti in tutto il mondo, esodi di cristiani, il reporter Quirico che torna e racconta che la "fola" di un islam moderato è un'esca a cui si abbocca facilmente. Eppure ancora si tende a negare e a minimizzare la violenza e la potenza dell'attacco islamista al cristianesimo.Non si tratta di evocare guerre di civiltà (ammazzare gente che esce da una chiesa non è "civiltà") né di far finta di essere in paradiso. Si tratta di guardare una realtà che gode di spalleggiamenti e condiscendenza anche in Europa (a proposito si andrà a votare a maggio per quale Europa?) e in leggi che favoriscono immigrazione senza uso del giudizio e che sotto la parola integrazione nascondono un atteggiamento di favore verso altre confessioni che non quella cristiana. Non si tratta né di far le vittime né di rispondere a violenza con la violenza. Ma nemmeno di essere fessi.
Il Papa per primo invita a rispondere a questo clima con un atteggiamento di dialogo, proprio perché il dialogo e il rispetto dell'altro sono parte fondamentale di una esperienza cristiana integralmente vissuta e non per un generico buonismo. Di fatto, dove il cristianesimo va in crisi non sorge più dialogo, ma più scontro, più violenza. Lo vediamo nelle nostre periferie o anche nei quartieri bene dove l'educazione cristiana va affievolendosi. Un cristianesimo indebolito non accresce la pace e il dialogo, ma lascia terreno a violenza di conquista o di difesa. A una cosa ben diversa dalla pace.
dr

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