domenica 22 settembre 2013

Scola in Serbia: la vera fede unisce i popoli

Si conclude oggi il viaggio dell’arcivescovo di Milano in occasione dei 1700 anni dell’editto di Costantino

 «Non si può separare la riconciliazione con Dio dall’unità con i fratelli. Le fede religiosa, ogni fede religiosa, in quanto espressione del desiderio di Dio, è fonte di unità tra gli uomini, non di conflitto e di divisione. Solo quando prende il sopravvento l’ideologia, solo quando si abbandona il primato di Dio, allora gli uomini si separano progressivamente». Lo ha detto il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, durante la Messa presieduta ieri mattina allo stadio Cair di Nis, in Serbia, in occasione delle solenni celebrazioni per l’anniversario dell’editto di Milano promulgato da Costantino, nato proprio in questa cittadina balcanica. L’Eucaristia è stata concelebrata dal cardinale arcivescovo di Vrhbosna-Sarajevo,Vinko Puljic, dall’arcivescovo emerito di Washington, il cardinale Theodore Edgar McCarrick, dall’arcivescovo di Belgrado,Stanislav Hocevar, insieme a una trentina di vescovi e a un centinaio di sacerdoti. Scola ha fatto appello a un «nuovo umanesimo»: «La croce – ha spiegato – spalanca a una visione della vita come amore a tutti i livelli. Questo chiede comunione nella Chiesa cattolica, ma anche una nuova energia ecumenica e un’autentica solidarietà per edificare la vita buona nella società civile e politica». Il cardinale ha terminato l’omelia con un pensiero per le nuove generazioni: «Le dolorose e violente vicende che hanno segnato la storia recente delle vostre nazioni non vi possono lasciare indifferenti... La memoria dei vostri padri esige da voi l’assunzione consapevole della vostra responsabilità nel presente. Un presente che chiede di ripartire dal perdono...». La visita di Scola si conclude oggi, con una Messa nella chiesa di Sant’Antonio a Belgrado e il saluto alla comunità francescana. Il primo appuntamento del viaggio è stato l’incontro giovedì con l’arcivescovo di Belgrado, che ha detto che la capitale serba, «città dei ponti e porta dell’Oriente, accoglie Milano, Mediolanum, città di mezzo». Il cardinale ha incontrato poi il patriarca Ireneo, massimo rappresentante della Chiesa ortodossa serba. Parlando con i giornalisti, ha sottolineato l’importanza di celebrare l’anniversario dell’editto di Costantino in Serbia, in una terra «che ha dovuto affrontare la questione del mescolamento dei popoli», anche perché oggi «sta nascendo un nuovo cittadino europeo» che vive in un ambiente interculturale e interreligioso: «Questo, come ogni processo di mescolamento, causa tensioni e contraddizioni, ma allo stesso tempo apre spiragli di speranza per l’Europa intera che è troppo vecchia e stanca». (A.G.) 
Arcidiocesi di Belgrado
Celebrazione del 1700° anniversario dell’Editto di Milano

Cattedrale di Belgrado

 Santa Messa di Ringraziamento

22 settembre 2013
Am 8,4-7; Sal 112; 1Tm 2,1-8; Lc 16,1-13

Omelia di S.E.R. Card. Angelo Scola
Arcivescovo di Milano e Inviato Speciale di Sua Santità Papa Francesco



Eminenze,
Eccellenze,
Fratelli nel sacerdozio,
Carissimi fedeli,

1. Così oggi ci farà pregare la liturgia al termine della nostra celebrazione: «Guida e sostieni, Signore, con il tuo continuo aiuto il popolo che hai nutrito con i tuoi sacramenti» (Dopo la comunione). La Chiesa, infatti, dopo aver ricevuto il dono di Cristo stesso nella comunione eucaristica, rende grazie al suo Signore implorando di nuovo il Suo aiuto e la Sua guida. Non c’è ringraziamento cristiano che non sia, nello stesso tempo, riconoscimento del nostro bisogno e mendicanza della presenza salvifica di Gesù.

2. Carissimi Fratelli, per iniziativa del Vostro Arcivescovo abbiamo celebrato in questi giorni, con un grande pellegrinaggio a Niŝ, il 1700° anniversario del cosiddetto “Editto di Milano”. Sua Santità il Papa Francesco ha voluto essere presente a questo evento ecclesiale attraverso il suo Inviato speciale. Questo delicato gesto, di cui siamo profondamente grati, è segno privilegiato della paternità di Dio che è nei cieli e ha cura degli uomini.

3. Il dono ricevuto in questi giorni fa crescere la nostra gratitudine e la nostra responsabilità. Come ci ha ricordato il profeta Amos, Dio dice al Suo popolo: «Non dimenticherò mai tutte le loro opere» (Am 8,7). Con queste parole, il Signore vuole sottolineare la portata della nostra corrispondenza grata al Suo dono. L’opera dell’uomo per eccellenza, infatti, è l’accoglienza, per mezzo dello Spirito Santo e della nostra fede, del dono ricevuto. E questa accoglienza diventa uno stile di vita nuovo che parla a tutti dell’amore della Trinità. Così, infatti, abbiamo pregato con l’Orazione di Colletta: «Nell’amore verso di te e verso il prossimo [Dio ha] posto il fondamento di tutta la legge» (Colletta).
La celebrazione del 1700° anniversario dell’Editto di Milano ha reso più acuta la consapevolezza  della nostra responsabilità come cittadini nell’edificazione di una vita buona. Non basta infatti far memoria del passato. Dobbiamo con coraggio farci carico dei cambiamenti in atto più necessari oggi, in questo tempo di travaglio e di crisi che segna anche le vostre terre. In particolare la crisi economica sta incrementando disoccupazione e povertà.
L’odierna liturgia ci offre due indicazioni concrete per vivere tale responsabilità nel quotidiano.
In primo luogo, la preghiera per i governanti: «Raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio» (1Tm 2,1-3). Con questa esortazione l’Apostolo ci ricorda che i cristiani non possono  disertare il posto in cui la Provvidenza li ha situati. Ma la preghiera è l’orizzonte all’interno del quale tutti gli uomini possono adempiere il dovere e il diritto di cercare e riconoscere la verità, diritto e dovere che trovano il loro vertice nella libertà religiosa. Essere instancabili edificatori di quella civiltà dell’amore che risplende come società libera: questo è il prezioso apporto che i cattolici possono offrire oggi al vostro Paese.
Una seconda indicazione ci viene dal Santo Vangelo. Il pressante invito di Gesù alla scaltrezza è stato letto, fin dai primi secoli, da autorevoli commentatori come un’esortazione alla carità e alla cura dei poveri. Sant’Ambrogio scrive in proposito: «“Fatevi degli amici con l’iniquo mammona”, affinché distribuendo largamente ai poveri, ci possiamo guadagnare il favore degli angeli e degli altri santi» (Esposizione del Vangelo secondo Luca VII, 245). Un operoso esercizio della carità, in particolare verso i più bisognosi, dovrà essere sempre il segno distintivo della nostra gratitudine.

4. Carissimi, non mi resta che ringraziare ancora il Signore per il dono dell’accoglienza che ci avete riservato in questi intensi giorni di celebrazione. È stata un’ulteriore prova della comunione ecclesiale che ci introduce storicamente alla partecipazione nella Comunione Trinitaria. Dio ve ne renda merito.

Alla Vergine Santa, Regina della Pace, raccomandiamo le vostre persone, la Chiesa che pellegrina a Belgrado e il nobile popolo serbo. Amen

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