domenica 5 gennaio 2014

Omelia di don Carlo Venturin - Epifania (“Pubblicità”) del Signore – 06/01/2014

Adorazione dei Magi
Adorazione dei Magi - Diego Velasquez               Gentile da FabrianoAdorazione dei Magi 
 Giotto nella Cappella degli Scrovegni,Padova  -       Chiesa della Purificazione-Caronno P.Lomazzo, 

S. Messa Vigiliare (sei letture bibliche)
Solennità della EPIFANIA  (tre letture più Salmo 72)

Cercatori della SPERANZA PERDUTA


L’Epifania tutte le feste porta via”, forma ormai proverbiale. EPIFANIA, invece, festa d’inizio.
La Luce è protagonista di questi giorni, petardi, fuochi d’artificio (luce fatua e momentanea), le luminarie più o meno folkloristiche, presepi con giochi di luce, o effetti speciali, cene a lume di candela, o luminosità progressiva, simile all’alba, al “sorgere del sole”, nenie natalizie che invocano luce: “Astro del ciel”, “Tu scendi dalle stelle”, “In notte placida” e tante altre, che rischiano di essere prive di significato. IL BAMBINO E’ LA STELLA, punto di riferimento , di arrivo, di ripartenza: “Per un’altra via fecero ritorno”, erano, Pastori e Maghi, Maria e Giuseppe, Angeli e animali, loro stessi LUCE, accumulatori e produttori di luce, “erano ormai pannelli fotovoltaici”.
Pittori, musicisti, cantautori si sono confrontati sul mistero celebrato oggi. Ne richiamo quattro: Velasquez, nel foglietto liturgico della Messa vigiliare, Gentile da Fabriano, in quello della Messa del giorno, Giotto nella cappella degli Scrovegni a Padova, con la cometa che si distingue dalla stella che oggi si usa, l’Adorazione dei Magi, nella chiesa della Purificazione (Caronno). Il primo molto essenziale, il secondo sembra rappresentare una grande battuta di caccia con nobili, borghesi, popolino, animali esotici (leopardo e scimmie, oltre i cavalli, cammelli e dromedari: uno zoo per sentieri scoscesi), il terzo realistico con un alone di sacro, il quarto, di Giovan Paolo Lomazzo nel 1566-7: un lungo corteo che si snoda, serpeggiando, tra colline, declivi, sentieri, natura lussureggiante, persone di varie etnie, oggetti misteriosi per noi oggi: risvolto del manto di Maria, gioielli, l’elsa della spada da parata del re Mago Baldassarre, poi Gaspare che consegna il turibolo d’incenso a Giuseppe, lo scudiero al suo fianco, come un paggio di corte, che regge il turbante con la corona; il tutto di fronte a Maria, che, con le sue mani carnose, protegge il BAMBINO.

Queste storie, le leggende, l’arte, la musica, le luminarie vanno tenute accuratamente distinte dal racconto evangelico di Matteo, 13 versetti, non raccontati dagli altri Evangelisti. I credenti nella STELLA-GESU’ si inseriscono nel racconto, soprattutto nel significato misterico, di Matteo.
L’Epifania “canta” Dio presente nella storia, non lascia ad altri il suo Nome, le sue prerogative regali: liberare il misero, provvedere ai poveri (Salmo 72). Ad Abramo fu promessa la benedizione per tutte le nazioni. Persino ai pagani, che non hanno Abramo per padre, grazie a Gesù, è promessa l’eredità divina.

Nella notte del Natale ai Pastori si resero presenti gli Angeli, essi non potevano lasciare il gregge incustodito, non avevano se non grotte come riparo, non erano inseriti nella società civile e religiosa. Dio si fa loro incontro, è il Pastore che ricerca gli umili, i disprezzati, i senza Dio. I pastori si sentono cercati, accolti, amati, i primi a ricevere la Bella Notizia, che altri attendevano nei Palazzi e nel Tempio. I Maghi pagani non s’accontentano di ciò che sanno, sentono la carenza-vuoto di pienezza, lasciano la patria per una destinazione ignota, il quieto vivere non li soddisfa.
Il cuore del brano di Matteo è CRISTO, con la duplice domanda dei viandanti “curiosi”: dove nasce il Cristo e da dove proviene, Betlemme, che richiama il re Davide e Nazareth. All’interno del racconto si allineano due file di dati contrastanti, due campi della storia, l’opposizione tra male e bene, tra tenebre e luce. Attorno al BAMBINO si proietta e si svolge il grande duello: l’amore e la persecuzione delle potenze e delle nazioni. A Betlemme si oppone Gerusalemme, la città di Davide a quella di Erode, alla ricerca omicida di Erode, quella amorosa dei Maghi, alla paura la gioia (“Provarono una  grandissima gioia”), a “dov’è il re dei Giudei” subentra il gioioso “videro il BAMBINO e sua Madre”, alla notte di Gerusalemme, senza stella, si sovrappone la stella sulla via di Betlemme, che illumina l’oscurità, la stella indica la via, ma essa si offusca anche: i Sacerdoti conoscono la verità sul Messia, ma non lo sanno riconoscere, non sono cercatori di luce e di futuro. Il contrasto tra bene e male regge tutta la narrazione: accanto all’accoglienza il rifiuto aggressivo e sanguinario. E’ la costante della storia; l’umanità, che ha come dono di Dio la Libertà, come i Maghi o come gli Erodi di ogni epoca deve scegliere (C.I.E= centri identificazione ed eccidi).

La Luce, che è il tema dominante del Natale (e della Pasqua), è fuori di noi, è esterna, impalpabile, inafferrabile; eppure è anche in noi e su di noi, ci illumina, è vita, è calore: è l’EMMANUELE, LUCE che dirada le tenebre, per percorrere il tratto di strada a noi assegnato. Il mondo può cercare le luci sfavillanti della pubblicità natalizia, i veglioni, le apparenze splendenti, il cristiano sa dove trovare la sua luce, il suo sole.

La storia dell’umanità, paradigma sono i Maghi, è storia di un viaggio rischioso, di un itinerario sulla strade del mondo, strade intricate, indecifrabili talvolta, labirinto, disorientamento. Chi è convinto di possedere tutto e di avere il monopolio della verità, non ha l’ansia della ricerca continua; è simile ai Sacerdoti di Gerusalemme, freddi nel leggere la Bibbia. Occorre essere “pellegrini della verità”. Solo i falsi viaggiatori restano delusi e “con un pugno di mosche”, ritrovano solo se stessi. San Paolo (Ebrei 13, 13) suggerisce: “Dio ha stabilito che tutte le nazioni lo cerchino e arrivino a trovarlo, andando a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi”.

Anche noi usciamo dal nostro comodo accampamento, dal nostro grigiore di “buoni cristiani”, continuiamo a cercare, a seguirlo, andiamo verso Lui anche quando la strada è stretta. Chiediamo a Lui di trasformare la nostra fede, quieta e spesso ereditaria, in fede che è vita e rischio: come i Maghi, perfetti credenti, dopo aver trovato, sono “prostrati in adorazione”, nuovi, percorrendo la strada che la stella ha rivelato (“Io sono la Via”). “Anche tu segui tua stella” (Dante ).


Don Carlo


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