domenica 5 gennaio 2014

Ma quanti giornali e giornalisti parlano di religione senza conoscerla


Parlare di religione o usarne la terminologia per tutt’altri argomenti è diventata una moda e, per qualche aspetto, anche una brutta abitudine. Da vari mesi la rivista Left(Sinistra) che si vende il sabato con l’Unità (non ieri), dedica la copertina alla propaganda della UAAR ('Unione Atei e Agnostici Razionalisti'): la parola 'Dio' a grandi caratteri ha la D cancellata da due segnacci e una scritta spiega che '10 milioni di italiani vivono bene senza D'. Così resta l’'io', l’unica cosa che conti per i signori senza D.
  La stessa
 Unità pubblica, ogni domenica, una rubrica senza pertinenza alla sua testatina 'Dio è morto': la sua monotonia credo convinca anche l’Uaar che bisogna dirlo perché non è vero. Sia pure in ritardo di qualche anno, Il Foglio informa (venerdì 3) che a Los Angeles è nato il 'Dudeismo', che – dice il suo sito – «mira ad essere la giusta religione per ogni tempo e luogo. Può essere praticata da chiunque e non richiede di abiurare la propria religione di appartenenza. E’ la risposta a qualunque cosa, una religione laica perfetta anche per gli atei». Nello slang statunitense 'dude' significa 'dandy', 'elegantone'. Quanto a gusto e a rispetto per la fede dei cristiani, è un’idea pescata nei bassifondi di autore ed editore. Infine un accenno a un fenomeno – diciamo così – letterario: l’uso a sproposito, nei titoli, della terminologia religiosa. La Stampa (31 dicembre) «Ricomincio da Tolstoj: se Dio scrivesse, scriverebbe come lui»; Il Fatto Quotidiano (giovedì 2): «Nel nome del padre, del figlio e delle larghe intese alla Casa Bianca». Credono di essere brillanti, sono anche scarsi di fantasia. 
 CANONIZZARE IL PECCATO?

 Sul
 Foglio , venerdì, una breve notizia ricordava che, quella mattina, nella Chiesa del Gesù, a Roma, papa Francesco avrebbe celebrato una «Messa per san Favre», compagno del Fondatore della Compagnia di Gesù. Spero che Eugenio Scalfari l’abbia letta e si sia reso conto che era San Pierre e non Sant’Ignazio il gesuita canonizzato il 13 dicembre scorso e che usare il verbo «canonizzare» per «probabilmente, sottolineare l’importanza» di sant’Ignazio, come egli aveva scritto nella noterella con cui ( Repubblica, 30 dicembre) giustificava il suo errore, non si confà a uno scrittore come lui. Scalfari, però, rimane del suo parere circa l’«abolizione del peccato», che egli attribuisce a papa Francesco, ma che renderebbe inutile l’Incarnazione e la Passione di Gesù Cristo. E insiste nell’identificare il «libero arbitrio» con la «libertà di coscienza», che non si possono sovrapporre e, tantomeno, possono giustificare il male. «Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire…», dice il Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1776; e ancora: «È attraverso il giudizio della propria coscienza che l’uomo percepisce e riconosce i precetti della legge divina…» (n.
  1778). «La dignità della persona umana implica ed esige la rettitudine della coscienza morale» (n. 1780).
  «Quando ascolta la coscienza
 morale, l’uomo prudente può sentire Dio che parla…» (n. 1777).
  Impossibile che Dio suggerisca il male, fosse pure a un non credente.
  Al saggista Scalfari suggerisco una ripassatina. Almeno per evitare la canonizzazione del peccato.
 
 LO 'ZOODIACO'

 La pagina 24 di
 Libero (giovedì 2) è dedicata alle previsioni per il 2014. Il giornale riporta «un impegno per il nuovo anno» tratto da un discorso del Papa. Sopra, però predomina purtroppo l’astrologia animale: «Ecco come sarà il 2014 per i cani e i gatti domestici». L’ultima trovata è lo 'Zoodiaco'. 
P.G.Liverani

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