Tutti
i Santi
– 1/11/2013
Ap, 7, 2-4. 9-14 Lavare le vesti nel sangue dell’Agnello
Salmo 89 “Benedetto il Signore in eterno”
Rom 8, 28-39 predestinati come il Figlio, concittadini
dei Santi
Mt 5, 1-12 Santità diffusa, ordinaria, lievito nascosto che trasforma l’ordinario
❶ “Gesù è morto, anzi è risorto… intercede
per noi… saremo compartecipi di Lui”. E’ la definizione di Santi per San Paolo.
❷ La
Parola ci chiede di vedere i santi di casa nostra, quei
volti innumerevoli (“Una moltitudine immensa”), che sono per noi modello di
fede, segno di speranza, dono di amore; ci chiede di riconoscere una storia “ALTRA”,
costruita da poveri, afflitti, miti, operatori di pace, assetati di giustizia e
perseguitati, una moltitudine innumerabile, che, da ogni angolo della terra, si
sta silenziosamente radunando per ricomporre l’umanità, Sposa dell’Agnello.
La Parola dà contenuto alla festa, ne spiega il significato,
indica come si realizza in pienezza nella storia.
L’Apocalisse
nella
prima parte rappresenta il mondo, nell’imminenza di una grande
devastazione da parte di Angeli; non è la descrizione di tutto il creato: vi
sono quelli segnati con il sigillo in fronte, che appartengono a Dio “nostro e vivente”,
il Presente, sorgente di vita, in relazione con i “marchiati”. Nella seconda
parte lo scenario è il Trono di Dio accanto all’Agnello. Non si
parla più di segnati, ma di una moltitudine, che nessuno può contare. Questa
folla sterminata appartiene ormai al mondo di Dio: in piedi, la veste bianca (eppure
è intinta nel sangue dell’Agnello), le palme di vittoria; è una folla “pasquale”, che ha preso parte
alla “grande tribolazione”, ospite di Dio per sempre: “Non avranno più fame, né
avranno più sete, non li colpirà il sole, né arsura alcuna”, donne e uomini di
ogni razza, lingua e nazione. Adoreranno l’Agnello, il Benedetto in eterno, a
cui appartengono i cieli e la terra (Salmo). Tutti costoro ora sono “più che
vincitori”, ormai nessuna condanna, angoscia per l’avvenire, la fame, la
nudità, non più come pecore da macello (Paolo).
Le prime due letture sono come una grande vetrata,
multicolore, che filtra uno squarcio di cielo.
❸ Per
entrare nella realtà divina, filtrata ora da diaframmi quasi opachi, occorre la carta di identità, che permette il
lasciapassare nella storia ALTRA. Il testo
delle Beatitudini ha come sfondo la GIUSTIZIA, cioè la piena conformazione
alla volontà di Dio: “Cercate il Regno di Dio e la sua giustizia”. Gesù indica,
si pone come Maestro (si siede come i rabbini) per un insegnamento importante,
pubblico, come Mosè sul Monte, parla alle folle e ai discepoli, tutti senza
esclusione alcuna (Messaggio universale per tutti i tempi ). Incomincia con un
augurio: essere felici, nella prosperità. Tra
la prima e l’ultima beatitudine vi è un legame strettissimo:
·
“Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei cieli”
·
“Beati i perseguitati per la giustizia perché
di essi è il Regno dei cieli”
Anche
tra la prima e le rimanenti tutte vi è uno stretto legame: “I puri di cuore”, coloro che non hanno idoli, essi vedranno Dio,
come affermano Paolo e l’Apocalisse, avranno uno sguardo contemplativo.
Mitezza… Misericordia… Pace… Giustizia sono manifestazioni di un cuore
depurato; testimoniano gli atteggiamenti di Gesù, descrivono il Figlio di Dio,
sono la sua autopresentazione: è mite, umile, povero, assetato di giustizia,
puro di cuore, costruttore di pace, perseguitato, insultato, ricompensato con
la Risurrezione, per sempre con il Padre.
❹ Questa
Parola è giunta a noi attraverso una folla di generazioni, le
sorelle e i fratelli defunti, i Santi, i martiri, gli umili, i silenziosi, i
discreti, gli schivi, mamme e papà, i lavoratori dei campi e in altri settori,
le molte vite giovani spentesi anzitempo, i perdonanti senza precondizioni, i
felici per aver compiuto gesti di bontà, le tante professioni caritative e non.
Una folla senza numero, che contrasta con i “quattro” che credono di essere
padroni del mondo in eterno. La nostra fede ha questa origine, a noi il compito
di trasmettere a nostra volta alle generazioni presenti e future. A noi spetta
non disperdere la loro eredità morale, ma impreziosire la nostra vita con la
nobiltà delle loro scelte, con la linearità della loro condotta, con la
preziosità della loro testimonianza, con la ricchezza della loro fede.
❺ A
fronte delle notizie drammatiche, che ogni giorno vengono rovesciate su di noi, fatti di
sangue e sistemi collaudati di oppressione e sfruttamento, gesti di violenza
inaudita, inganni e ruberie, una vera e propria valanga di fango che deturpa e
devasta ogni cosa, la santità esiste
ancora, la bontà di Dio trova risposta, da tanti, pronti a dare alla loro
vita il sapore del Vangelo. La festa dei SANTI apre ai nostri occhi il
tesoro prezioso, ridesta la speranza, sprona a percorrere la strada che essi
hanno sperimentato come appagante e gratificante.
Don
Carlo
Aforisma di Ognissanti
"Santi felici che avete cenato con la morte, eletta amante di calme, beate alcove".
Valete!
Don Carlo
Nessun commento:
Posta un commento