Isaia 35, 1-10 visione di futuro, perché tutto si ravviva,
il nuovo è alle porte, fiorisce il deserto
Salmo 85 “Mostraci, Signore, la tua misericordia e
dona la tua salvezza”
Rm 11, 25-36 nessuno verrà abbandonato a se stesso, anche
Israele sperimenterà il nuovo
Mt 11, 2-15 i dubbi di Giovanni derivanti dal carcere e le risposte chiarificatrici
Perché
da soli se si può condividere
( La
Domenica del “CHI SEI TU” )
❶ La
terza tappa di avvicinamento al Natale di Gesù si incentra sulla figura di Giovanni Battista, con i suoi dubbi, le sue paure, le sue
domande, la sua identità descritta da Gesù. Al centro ci sono le risposte con i
fatti.
Al Battista, rattristato e confuso, non paiono vere le
profezie di Isaia; le sue mani “sono fiacche”, le “sue ginocchia vacillanti”,
il suo “cuore smarrito”, la “vendetta” non giunge, il Messia presentato come “l’Agnello
di Dio” è mansueto, non brucia gli eretici, non condanna, ma usa misericordia.
Eppure conosceva le profezie di Isaia, il quale scorge un mondo nuovo; sta sorgendo una realtà
meravigliosa e inattesa: fiorisce il deserto, la pianura è fertile, gli alberi
sono frondosi, sembra una perenne primavera; da tutto ciò la gioia,
l’esultanza, le grida di giubilo. Il profeta unito a Dio guarda oltre la realtà
dolorosa e assurda, incoraggia a non rassegnarsi di fronte all’apparente
trionfo del male. Dio opera la trasformazione delle quattro infermità: ciechi,
sordi, muti, zoppi. Chi vede solo la realtà, non ha visioni oltre il proprio
naso, solo la cronaca è al centro. Gli orecchi sono tesi solo alle chiacchiere
insensate, giudizi dissennati, non aperti alla Parola di Dio; la paralisi
blocca ogni movimento, impedisce di camminare verso la terra promessa; il
mutismo rende impossibile l’annuncio delle gesta di Dio. Il profeta indirizza
il nuovo pellegrinaggio, il nuovo esodo; la via santa è percorribile, al bando
la tristezza e il pianto. La meditazione del Salmo è sulla stessa lunghezza d’onda: misericordia, salvezza,
pace, amore, verità, giustizia. Paolo
rammenta anche che lo stesso popolo di Israele si incamminerà nel nuovo esodo
annunciato da Gesù: “essi sono amati a causa dei Padri”, “da lui, per mezzo di
lui e per lui” tutto si avvererà.
❷ Il
Battista era consapevole di tutto il messaggio profetico. Fin
che tutto “filava liscio”, non aveva dubbi di sorta. Ora si trova in carcere,
anche se ha una certa possibilità di comunicare con l’esterno: “per mezzo dei suoi
discepoli mandò a dirgli”. Oltre a ciò era temuto da Erode, perché il popolo lo
teneva in forte considerazione, ma anche perché non si stancava di
rimproverargli le sue malefatte.
Nonostante questo, il Battista ha dei dubbi che
indeboliscono la sua fiducia. Il Messia da lui annunciato non trovava riscontro
in Gesù: troppo mite, stava con i peccatori, non minacciava vendetta, era amico
degli ultimi. Agli inviati Gesù si presenta come Messia, l’Atteso, invita il
Battista a prendere atto di nuove realtà: le quattro di Isaia più “i morti
risuscitano, i lebbrosi sono mondati, ai poveri è annunciata la buona notizia”,
non vi è alcun cenno di condanna: i sordi ascoltano la Parola di Dio, gli
storpi seguono la via maestra, la lebbra, che significa isolamento, ora è risanata
(peccato perdonato), i vivi, che erano “zombi ambulanti”, esistenze fallite,
ora sono pieni di vitalità, infine i poveri, che non contano nulla nella
società, sono al centro dell’attenzione e della premura di Dio, contano più di
tutti gli altri, fu anche l’annuncio a Betlemme per i pastori, i reietti della
nazione.
❸ Si
potrebbe affermare con una immagine ardita che Gesù-Messia ricrea in
sei giorni l’umanità. Il Battista è richiamato a contemplare il nuovo, Gesù
conclude la sua risposta in modo sferzante: “beato chi non si scandalizza di
me”; egli è aggrappato alle proprie convinzioni religiose, ormai sedimentate,
abitudinarie, tradizionali. Così si potrebbe parafrasare: “beato chi accoglie
il Messia così com’è, non come si vorrebbe che fosse”. Non degrada Giovanni,
anzi ne tesse l’elogio.
Non è un opportunista (“una canna palustre”); è un uomo
dalla vita austera, è il più grande di tutti i profeti, è un Angelo, che
prepara la via, è il messaggero del nuovo che avanza, Gesù. Egli ha svolto bene
la sua missione, indica a tutti il “che cosa fare” (domenica scorsa). E’ la
figura che segna il crinale fra due epoche storiche. Il Battista ha condiviso
con le folle il messaggio divino, non è rimasto da solo e inoperoso. Gesù non è
rimasto appartato, si è coinvolto, “abitò in mezzo all’umanità sfiduciata,
acciaccata, inerte”. Le sei categorie riferite a Giovanni, indicano il “che
fare” dei credenti.
❹ Il “CHI
SEI TU”
deve essere l’interrogativo pressante nell’oggi, dentro le realtà in cui si è
chiamati a vivere; oltre all’interrogativo ci vuole la risposta personale e
comunitaria: vivere e infondere speranza, compiere gesti che Gesù ha presentato
come veri, concreti, senza paure e rassegnazioni.
❺ La
conclusione:
annunciare
la bella notizia del Dio con noi
insegnare
i comportamenti coerenti con la fede
esortare
a seguire la strada intrapresa, essere pazienti, nonostante le oscurità
accogliere
il Dio che sorprende, perché non obbedisce alle nostre logiche
essere
messaggeri della misericordia che Cristo ha richiamato nelle sei categorie
E’ LA NUOVA CREAZIONE
Don
Carlo
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