giovedì 28 novembre 2013

Quei «controambienti» senza egemonia .I MONDI VITALI DELLA NOSTRA SOCIETÀ NON RIESCONO A ESSERE RAPPRESENTATI


È questo un periodo in cui prevalgono, nel clima sociale come nelle analisi e nei commenti, le visioni pessimistiche e la sottolineatura degli aspetti di involuzione rispetto a quelli di evoluzione, e delle dinamiche di impedimento di uno sviluppo progressivo, rispetto a quelle di propulsione. A differenza di un passato, anche recente, nel quale eravamo abituati a leggere nella realtà italiana molteplici e solidi tratti di un processo di avanzamento e di miglioramento continui, ed era ben presente la sensazione che lo sviluppo fosse animato da forze davvero vitali.
  Il cambiamento di tonalità emotiva, iniziato a partire dagli anni 90 e consolidatosi dopo il passaggio di
 secolo e di millennio, ha sicuramente molto a che fare con le trasformazioni sociali, antropologiche e geofisiche del pianeta, dell’Europa e dell’Italia. Ma sarebbe un errore sottovalutarne i risvolti socio-politici, ad esempio quello dato dalla crescente difficoltà a capire quali siano i mondi vitali di oggi, le leve dello sviluppo su cui puntare. Tanto che, anche laddove alcuni sforzi nel senso della ripresa di impeto e sviluppo vengono intrapresi, si rimane generalmente delusi per la loro inconcludenza, e per la loro mancata corrispondenza con le realtà più vitali e le loro esigenze.
  Eppure, quelli che vengono chiamati da alcuni dei sostenitori di una necessaria rigenerazione sociale attraverso il coinvolgimento dei soggetti vitali, i
 controambienti 

  (rispetto all’ambiente dominante nei discorsi e negli atti della politica e dei mass-media), esistono.
 
 Esistono luoghi di socializzazione e di espressione animati da spirito di rigenerazione, innovazione e solidarietà, nelle nuove forme di convivialità, in quelle di educazione non tradizionale, nelle parrocchie e nelle associazioni ambientalistiche, artistiche e sportive, nella cooperazione e nel volontariato, nel mondo delle cure, nella cultura più genuina e nella musica. Studi sulle correlazioni tra condizioni di vita e benessere sociale indicano i seguenti ambiti come particolarmente importanti per la ricostruzione di un tessuto sociale positivo: la formazione, le relazioni interpersonali, l’associazionismo e il volontariato, la fiducia nel prossimo e nel proprio territorio, la sensibilità ecologica, il 'lavoro scelto' e l’impegno lavorativo, il benessere psicologico e mentale, la famiglia e le reti di convivenza. Lavorare nel senso della costruzione di una rigenerazione delle dinamiche del Paese dovrebbe significare, quindi, rafforzare i soggetti ed i fattori che danno vita a questi 
 controambienti:

  costruire comunità dialoganti volte a condividere, a vivere la solidarietà, a sviluppare il mutuo­aiuto; promuovere la giustizia sociale, l’equità di tutti di fronte ai processi sociali; promuovere la continuità formativa ed assistenziale, l’integrazione tra diversi ambiti
 istituzionali; promuovere una cultura della sobrietà e del vero benessere; sviluppare la cultura non nozionistica.

  Ed è quello che in particolare i soggetti evolutivi - cittadini del futuro - , se osservati ed ascoltati, chiedono. I giovani sembrano cercare infatti una educazione centrata sul dialogo, una proficua contaminazione tra le generazioni e un contesto educativo meno angusto rispetto alle tradizionali agenzie di socializzazione e istruzione.
  Vorrebbero che nella scuola fossero posti al centro dello scambio i problemi veri della vita, più che le nozioni, le competenze più che i dati conoscitivi.
  La autorevolezza di molti educatori di basa proprio sulla attenzione alla pregnanza e veridicità dei contenuti, sulla intensità del dialogo, sulla forza dell’impulso comunicativo. E per raggiungere simili obiettivi molti luoghi educativi hanno avviato un percorso di assunzione di responsabilità collettiva fortemente condiviso.
  Ma se i
 controambienti e i mondi vitali esistono, benché nascosti, nella scuola e non solo nella scuola, ciò che è manchevole sono i canali di rappresentanza, rappresentazione e sviluppo di queste realtà. È la mancanza di egemonia culturale, attuale e potenziale, di questi controambienti e mondi vitali che sconcerta e preoccupa.   CARLA COLLICELLI 

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