Nostro
Signore Gesù Cristo, Re dell’universo – 10/11/2013
Daniele 7, 9-10. 13-14
per tutto il Tempo e per tutti i popoli
Salmo 110 “Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato”
1Cor 15, 20-26.28
in Cristo tutti ricevono vita
Mt 25, 31-46 Al Figlio Dio ha affidato ogni giudizio
Se si aspira al futuro è perché da esso si
proviene: il PARADISO
❶ L’anno
della Chiesa si conclude oggi e come ad ogni fine anno si tenta un bilancio, leggendo nello
“specchietto retrovisore” del tempo trascorso, se il tragitto ha portato alla
meta prefissata, con quali inadempienze, ma anche le soddisfazioni
gratificanti. Lo sguardo è bidimensionale: un occhio puntato sul passato e
l’altro proteso al futuro (l’Avvento). La Chiesa propone come leggere il tempo
trascorso: Cristo, centro del quotidiano vivere, che dona le coordinate del “bene-essere”;
anzi diventa il paradigma che ritma il tempo, le scelte, le sconfitte, le
difficoltà, i gesti, le attenzioni agli altri: una vita piena.
❷ Al termine di una tappa, come
a quello dell’anno civile, occorre
fermarsi, quasi in modo estatico,
al presente, cioè al grande affresco che Matteo presenta; egli presuppone anche
un altro quadro, sull’altura del Calvario. Il Crocifisso in trono sulla
croce: “Ecco il Re dei Giudei”; da essa scaturiscono doni, quasi in
eredità: affida alla Madre l’umanità ventura: “Figlio ecco tua madre”, versa
dal costato sangue e acqua, elementi vitali dell’esistenza, offre il perdono
con la promessa del Paradiso: “Oggi sarai con me in Paradiso”, domanda al Padre
di Perdonare: “Padre perdona loro”, regala il suo Spirito: “emise lo Spirito”. E’
ciò che ha compiuto nella sua esistenza terrena: la vista ai ciechi, il
pane agli affamati, la vita ai morti, ai lebbrosi la guarigione, agli storpi il
camminare diritti, agli esclusi (Zaccheo, la Samaritana, l’adultera, i bambini,
gli stranieri, i pubblicani e i peccatori…) l’inclusione: “di essi è il Regno
dei cieli”.
❸ L’affresco delle letture è di
una vivacità sorprendente, con colori e scene vivacissime. Un affresco da sogno
in Daniele: troni, un vegliardo, le
vesti candide, le vampe di fuoco, le ruote come infuocate, il fiume quasi di
lava, “mille migliaia a servizio”, la corte, i libri aperti, “Uno simile a un
Figlio dell’Uomo, dotato di poteri e di gloria”, “del regno che non sarà mai
distrutto” e “sarà giudice fra le genti”, sedendo alla destra del Vegliardo (Salmo).
Paolo
conduce
i lettori dentro la realtà sperimentata: Da quel “Figlio dell’Uomo tutti
riceveranno la vita”, tutti i nemici scompariranno, da ultimo anche la morte,
il nemico più terrificante per l’umanità e il mondo, in cui essa è chiamata ad
esistere, “perché Dio sia tutto in tutti”: sono i cieli nuovi e la terra nuova,
la palingenesi = nuova creazione, che non avrà tramonto.
❹ Lo sguardo al presente
è richiamato da Matteo, in una
istantanea. Vi è il “GIUDICE” in trono, con la sua gloria, con tutti i popoli
che lo circondano, con i suoi angeli, ministri-servitori, pronti ai suoi
comandi. Matteo rilegge la Visione di Daniele, con la “griglia” di giudizio. Da
qui lo sguardo retrospettivo degli attori-lettori del suo Vangelo. Quasi uno
specchio delle vicende umane, personali e collettive. Molti artisti di ogni
genere hanno descritto “questo attimo fermo”: i mosaici di Ravenna e di
Monreale, le Chiese rupestri, le tante cappelle con la “danza della morte”, il
Caravaggio che a Napoli dipinge le opere di misericordia, il Giudizio
Universale di Michelangelo nella Cappella Sistina. Quanto Gesù nella Parabola
del seme buono e della zizzania aveva preannunciato, ora si avvera, la separazione
viene eseguita, la carta “di identità”, cioè gesti, parole, azioni, stragi,
villanie perpetrate a danno delle creature, è esibita. Ora il Re prende atto di
ciò che si è; il tempo della misericordia è terminato, i doni e i talenti
vengono presentati, da essi dipende tutta l’eternità.
❺ Nel Paradiso non ci sono “lobby” di
potere, ma quelle dei senza-potere, quelli descritti dalle Beatitudini, quelli
che hanno compiuto opere di misericordia, senza discriminazioni di razza, di
lingua, di nazione, di sesso, di posizione sociale, “i non raccomandati”: “VENITE
BENEDETTI”, “andate maledetti”. Matteo presenta l’istantanea del Paradiso, che
è eternità.
La
condanna dipende dalla “omissione di soccorso”, l’accoglienza benedicente dal
soccorso
prestato “con le bende negli occhi”, senza pregiudizi e discriminazioni. Le
relazioni umane, globali, cioè con tutto il creato, per il credente riguardano
il rapporto con “il Figlio dell’Uomo”, che si è identificato con il povero,
l’affamato, il carcerato, il nudo, l’assetato, lo straniero, il malato, senza
identità. Un missionario ha
raccontato che una mamma, con un piccino in braccio, andò a chiedergli un po’
di cibo e disse: “padre, quanto è
brutto quando ho fame nel mio stomaco,
ma è più brutto quando ho fame nello
stomaco del mio bambino”. L’amore di una mamma rende comprensibile questa
affermazione. Il rapporto di Gesù con i senza identità è simile: il Risorto li
ama talmente che le sofferenze e le umiliazioni che cadono su di loro egli le
sente come sue. Per questo Gesù rimane in agonia, fino a quando una persona
sarà in agonia.
❻ La domanda che rivolgono a Gesù, che forse è
anche la nostra, i presenti al Giudizio finale: “Signore, quando ti abbiamo visto…”, ha la risposta: “Tutto quello
che avete fatto a uno solo di questi, l’avete fatto a me”. Per dire
che Cristo continua a regnare nella storia, assumendo il volto di tutti i
sofferenti e i bisognosi.
❼ In tempi di crisi è
sempre difficile accorgersi e riconoscere il dinamismo, che ha origine da Gesù,
che si è identificato a tal punto da commuoversi per le fragilità e i
fallimenti: ma lui è “Il buon Samaritano”.
Ecco il giorno propizio per la Caritas
e per la nostra partecipazione: Questa è
la Comunione.
Don
Carlo
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