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di Avvento – 17/11/2013
Isaia 51, 4-8 La mia giustizia e la mia salvezza sono
imminenti
Salmo 50 “Viene il nostro Dio, viene e si manifesta”
2Ts 2, 1-14 La venuta del Signore e la venuta
dell’empio, l’avversario
Mt 24, 1-31 Al monte degli ulivi annuncia le “ultime
cose”, a partire dalla cronaca
Perché
da soli, se si può condividere?
( Vita
avvalorata, piena, viva)
❶ A
inizio anno, in questo caso liturgico, si pongono degli interrogativi,
nella speranza di cambiamento, se non reale, almeno immaginato e beneaugurante.
Ci può essere anche un po’ di rassegnazione: non ci sarà alcun cambiamento, se
non in peggio.
❷ Leggendo
il messaggio biblico, si rischia la depressione: è una
descrizione da fine del mondo: terremoti, pestilenze, guerre, persecuzioni,
devastazioni, iniquità, tradimenti. E’ la cronaca narrata da giornali e TG: incertezza
sul domani, paura per l’economia, per le fragilità anche all’interno delle
famiglie “Guai alle donne incinte e a quelle che allattano”; “è il dilagare
dell’iniquità”.
Gli Apostoli interrogano il Maestro su quello che accade,
sulle bellezze antiche e se veramente la storia sarà rigata da fiumi di
violenze e sangue. Le risposte sono impressionanti per il realismo e la
crudeltà delle immagini (“Vietate ai minori”, si direbbe oggi ). La Chiesa non
si crogiola nelle sicurezze, vive in queste temperie, come il Fondatore sta
subendo ormai il discredito, prevede gli eventi.
❸ Il
tempo, che sta davanti a noi, ha queste coordinate,
occorre interpretarlo con le visioni di Gesù: è l’AVVENTO, l’attesa di “ciò che è già avvenuto”, che accadrà nel
Natale e si avvererà, dopo le innumerevoli devastazioni, alla fine del tempo.
Per vivere il tempo, che ci è donato, e non lasciarsi coinvolgere nel
disfattismo disumano, il cammino è tracciato. Dio Padre invia il Figlio in
questa umanità travagliata, umiliata, senza speranza. E’ cosciente
dell’impossibilità umana di risollevarsi, da sola non trova la via d’uscita;
con la presenza solidale divina, la salvezza è a portata di mano: da soli no,
condividendo sì.
Le visioni di Isaia
rinvigoriscono la speranza se si è attenti e ascoltanti “Ascoltatemi attenti”:
seguendo la via della mia giustizia, otterrete salvezza e giustizia “di
generazione in generazione”. Per rendere sicura la previsione, il Salmo ribadisce e precisa: “viene il
nostro Dio”. Il verbo venire è continuamente richiamato anche da Paolo: “Riguardo alla venuta del
Signore…”, “la venuta dell’empio sarà annientata”; la salvezza dalle
devastazioni sarà certa, si starà per sempre “nella gloria”, come descritto dal
GIUDIZIO finale.
❹ Certamente
il linguaggio terrificante, che Gesù usa, sconvolge non tanto i suoi ascoltatori, che
conoscevano il genere apocalittico, ma noi. Quasi sicuramente Matteo ha
descritto tutto, avendo presente la distruzione del tempio e di Gerusalemme,
nel 70 d.C., le deportazioni, la scomparsa di Israele, la diaspora, durata più
di un millennio. Noi oggi conosciamo la FANTASCIENZA nel cinema, nei romanzi,
nei cartoni animati e tante volte i fatti fantasiosi si rivelano veri in
seguito.
Matteo usa la fantascienza e tramanda domande e risposte dei
discepoli e del Maestro, che ha vissuto quanto si sta raccontando: di proposito
è sceso “dall’Alto” per essere compagno di viaggio dell’umanità di ogni epoca.
❺ Lungo
le tappe dell’anno liturgico la presenza del Figlio di Dio verrà
dipanata davanti a noi: il suo messaggio, i suoi gesti, il coinvolgimento nella
vita civile e religiosa del suo popolo, le miserie dei poveri e degli
emarginati, i giochi di potere anche tra i suoi, l’infamia del processo-farsa e
la morte lacerante in croce: è stato solidale e coerente, con i suoi e con
tutti.
❻ Oggi
indica,
suggerisce, propone quale convivenza è necessaria, ci proietta nel futuro; usa
una parola tanto in voga nel nostro tempo: VIGILARE.
Oggi si parla molto di sorveglianza: le porte di casa, di aziende, di banche
usano sistemi sofisticati di sorveglianza: sirene, videocamere, organi di
vigilanza per le strade, davanti ai supermercati, poi l’antitrust, la
commissione di vigilanza della RAI, la Corte dei Conti… Così anche la mamma e
il papà vigilano il bambino al parco giochi, sulla sua salute, sull’andamento
scolastico. E’ una vigilanza-paura.
❼ Con
queste premesse la vigilanza biblica può essere percepita, ma come speranza. Il vigilante evangelico non consente atteggiamenti
passivi, pessimistici, rinunciatari. Vive nel mondo, mettendosi in gioco. Il
suo motto potrebbe essere quello di Don
Lorenzo Milani “I CARE” nella sua scuola: mi interessa,
mi prendo cura di ciò che ho attorno e che incide non solo in me, ma coinvolge
tutto. E’ lo stesso atteggiamento di Dio, che vuole la vita per tutti. Gesù ha
mostrato non solo di essere attento (VIGILE) per evitare i pericoli, ma per
mettere in moto tutto quello che è interesse per tutti.
❽ Vigilare
significa
saper cogliere il senso delle cose e del tempo, significa non addormentarsi nel
torpore dell’immediato, spinge a dilatare le nostre capacità nel capire fatti,
eventi, storia. Vigilare significa tenersi pronti a cogliere le necessità di
chi abbiamo accanto e la loro sofferenza; significa vedere le possibilità di
bene e non smettere di lottare per il Regno di Dio e della Sua giustizia.
Essere vigilanti è il contrario della vita svalutata e rassegnata, del puro
vegetare e sopravvivere. Significa invece vita attiva e operosa, VITA AVVALORATA, cioè fondata e
orientata, più piena e più viva.
Don
Carlo
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