giovedì 1 maggio 2014

La torre e la piaga, la scienza che non vede di Gloria Riva



La torre di Babele e la piaga di Cri­sto. L’occhio penetrante dell’arti­sta polacco Jerzy Duda Gracz, conver­titosi dopo il primo viaggio di san Gio­vanni Paolo II nella sua terra, scruta la via crucis del Salvatore e vi scopre le piaghe del nostro tempo.
  Il nuovo Tommaso della storia è la scienza. Il dito più rappresentato nel­le opere d’arte, quel dito che Caravag­gio realizzò con grande realismo nel­l’omonima opera, ora indaga nel co­stato di Cristo con gli occhiali del so­spetto.
 La scienza vuol vedere per cre­dere, vuol capire anche l’indicibile: im­possibile credere a un uomo piagato che cammina, a un redivivo che parla di un regno dei cieli, in netta contrap­posizione alle nostre ziqqurat, alle tor­ri della nostra volontà superba di toc­care il cielo. Il luogo da cui proviene questo irrive­rente chirurgo è sullo sfondo: la torre di Babele di Bruegel il vecchio, simbo­lo del pensiero relativista che misco­nosce la dignità dell’uomo. Cristo sol­leva il suo lenzuolo di luce e si lascia perlustrare ma, sollevando il braccio, si copre inevitabilmente il volto. È il dramma di una scienza che indaga il Mistero senza incontrarlo. Dietro il chirurgo c’è una folla di malati di o­gni genere ed età: l’uomo è Mistero, la sofferenza umana è il segno del Ri­sorto presente fra noi. Sono i piaga­ti della storia che testimoniano quo­tidianamente la forza disarmante di quel lenzuolo.
  Il nuovo Tommaso, lo scienziato, in­daga del Salvatore le piaghe ma non lo incontra. Ha gli occhi spalancati e non vede; può toccare e visitare, ma non comprende. È lontano da quel Gio­vanni che un giorno entrando nel se­polcro vide un lenzuolo e credette. Co­me siamo simili a un tale Tommaso! Tocchiamo quotidianamente il miste­ro di una vita, il mistero di piaghe u­mane che additano Altro, che in-se­gnano il Mistero e non vediamo. Così l’ideologia dilaga, la filosofia del dub­bio
 e del sospetto ci corrode com’è cor­rosa e tormentata la Babele di Bruegel. Il nuovo Tommaso, in cui talora ci ri­conosciamo, è così attento alle sue scrupolose indagini che neppure s’av­vede del ragazzetto che sta fra lui e l’Uomo piagato. Non s’accorge di quel bambino da nulla che, con un gesto semplice, ha fatto molto più di lui. Il bambino ha gli occhi chiusi, non in­daga, non studia, non s’attarda sulle piaghe, ma nell’impeto della sua in­nocenza abbraccia teneramente il Sal­vatore, lo vede e incontra. Così Duda Gracz ci insegna a vincere la suppo­nenza della nostra Babel

1 commento:

bla78 ha detto...

Molto interessante l'articolo che parla del gioco e delle sue implicazioni sull'ultimo numero di Focus, ve lo consiglio!