martedì 6 maggio 2014

Quarantamila in marcia per la vita


Il fiume di giovani, volontari, sacerdoti e suore è arrivato in piazza San Pietro per il Regina Coeli e il saluto del Papa: «Grazie e avanti col vostro impegno!»

Il fiume della Marcia per la Vi­ta, partito domenica mattina alle 9.15 da piazza Repubblica a Roma, è arrivato due ore e mez­za dopo in Vaticano. All’altezza dei Fori imperiali, nella grande curva che segna l’ultimo tratto di via Ca­vour, è stato possibile vederlo in tutta la sua portata: quarantamila persone che avanzavano con pas­so tranquillo munite di cartelli, striscioni e palloncini; giovani sa­cerdoti che battevano sui tambu­ri, suore che intonavano canti, gruppi che recitavano il Rosario, più una miriade di stendardi di as­sociazioni, parrocchie, siti web, Centri di aiuto alla vita arrivati un po’ da tutta Italia e anche dall’e­stero. Cattolici, ma anche musul­mani, ortodossi e protestanti. Tut­ti in piedi, alla fine, in piazza San Pietro per il Regina Coeli e il salu­to del Papa. Che li ha ringraziati per l’impegno, per lo sforzo «in­ternazionale ed ecumenico» del­l’iniziativa, e poi li ha spronati: «A­vanti così, e lavorare su questo!».
  Che la Marcia sia diventata uno degli appuntamenti più impor­tanti del mondo
 pro-life italiano lo dimostrano i numeri, la coralità della partecipazione e anche la ra­pidità della sua crescita. La prima edizione risale al 2011, a Desen­zano sul Garda. Fu un’iniziativa lanciata dal Medv-Movimento Eu­ropeo Difesa Vita, presieduto da Francesco Agnoli, cui si aggiunse­ro alcune associazioni straniere e l’italiana Famiglia Domani di Vir­ginia Coda Nunziante, attuale por­tavoce dell’evento. Il modello era quello della Marcia per la Vita sta­tunitense, che si tiene ormai da 38 anni. Un format che, dove è stato esportato, ha favorito il ricompat­tarsi delle realtà che si battono per la difesa della vita. Un esempio re­cente è quello della marcia a Li­ma, lo scorso 22 marzo, dove ben 200mila peruviani hanno manife­stato contro la volontà del gover­no di allargare le maglie dell’at­tuale legislazione in materia di a­borto.
 
 Tra le attività che hanno fatto da contorno alla Marcia italiana que­st’anno ci sono stati due convegni. Uno all’Ateneo pontificio Regina Apostolorum, dove circa 700 par­tecipanti hanno seguito alla mat­tina due sessioni di lavoro, una di taglio medico e una giuridica, mentre al pomeriggio si sono di­visi tra una tavola rotonda per i più giovani e una conferenza a più vo­ci per gli adulti. Nell’occasione è stato presentato un nuovo cartel­lo, «Vita è», che vuole mettere in­sieme associazioni e singole figu­re che operano sul fronte cultura­le e giuridico per vita e famiglia. In via della Conciliazione si è invece tenuto il convegno promosso da 
 LifeSiteNews
 – il principale porta­le pro life di lingua inglese, con se­de in Canada –,Human Life Inter­national e Family Life Internatio­nal New Zealand , con la collabo­razione degli organizzatori della Marcia italiana, a cui hanno preso parte rappresentanti di circa 50 as­sociazioni da 20 Paesi. Tra i relato­ri anche il cardinale Raymond Leo Burke, prefetto del Supremo Tri­bunale della Segnatura Apostolica. Il fine settimana ha insomma vi­sto riunito un popolo estrema­mente variegato, ma che ha come comune denominatore il non ras­segnarsi allo scandalo degli oltre centomila aborti che si registrano ogni anno nel nostro Paese. «Rea­giremo ogni volta che la vita uma­na è minacciata», si leggeva su un cartello che riportava le parole pronunciate da san Giovanni Pao­lo II a Washington nel 1979. E, co­me ha commentato a margine del­la giornata Olimpia Tarzia, presi­dente del movimento Per-Politica Etica Responsabilità, «le istituzio­ni non possono rimanere sorde di fronte a manifestazioni di tale por­tata, ma hanno l’obbligo di difen­dere e sostenere il primo dei prin­cipi non negoziabili: il diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale». 

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