mercoledì 7 maggio 2014

I volti, i santi, i papi, la Chiesa... che confusione!



Andrea è sicuro, spedito: «Per me è chiarissima l’immagine di Dio, prof, ha presente Zeus?». «A quale immagine di Zeus ti riferisci?». «Quello di lui con la barba folta e i capelli al vento, quan­do sta così con il braccio teso...» e mima il gesto per cui io comprendo, inequi­vocabilmente, l’equivoco: sta parlando dell’affresco michelangiolesco della creazione di Adamo, con il dito di Dio che quasi tocca (o ha appena toccato?) il dito del primo uomo.
  A me Andrea è simpatico, anche per u­na
 specie di solidarietà per omonimia, ma questa volta si è superato sovrappo­nendo e confondendo il nome di Zeus al volto del Dio raccontato dal libro del­la Genesi. Però in fondo ha espresso u­na suggestione molto diffusa, quella le­gata alla potenza immaginifica dell’ar­te di Michelangelo, quell’arte che ha spinto Karol Wojtyla nel suo Trittico Ro­mano del 2003 ad affermare che: «Il Li­bro aspetta l’immagine - È giusto: a­spettava un suo Michelangelo».
  Una creazione, quella di Dio, incom­pleta, che attende l’opera, anche arti­stica, dell’uomo. Sono tentato di intra­prendere questa strada che mi si è spa­lancata davanti, la strada della Bellez­za, via pulchritudinis... ma forse è me­glio procedere gradualmente, ho da­vanti
 a me i quattordicenni del ginnasio, non i maturandi del liceo e approfitto dell’aver citato Giovanni Paolo II, da qualche giorno elevato agli onori degli altari per abbassare il livello (almeno se­condo me). Sul volto dei santi, di San Giovanni XXIII e di San Giovanni Paolo II, splende la bellezza del volto di Dio, chiedo quindi loro cosa hanno capito del grande e­vento di domenica 27 aprile con la du­plice canonizzazione. Le risposte sono vaghe. Li aiuto con qualche domanda: «Chi è, cosa significa essere santo?», «Chi è il Papa?». Anziché scioglierli li ho bloc­cati. Succedono a volte degli strani in­castri per cui le conversazioni prendo­no pieghe impreviste che portano a vi­coli ciechi. Cerco di venirne fuori: «Non è la prima volta che un Papa è procla­mato santo, ma innanzitutto chi è stato il primo Papa?».
  Incrocio con lo sguardo Pierluigi, che si ritiene formalmente interrogato e ri­sponde: «Pio XII». Qualcuno ride, io den­tro di me piagnucolo, e rincalzo: «Qui il problema mi sembra la matematica, non la storia: e i primi undici che fine hanno fatto?». Sergio, il compagno di banco, gli suggerisce: «Pio I!». «Lasciamo perdere Pio, forza, quando è iniziata la storia della chiesa?». «Nel 1850». Chissà perché quella data poi, mi chiedo e pen­so tra me e me: la questione merita di es­sere indagata, me lo riprometto, ma av­verto forte la malinconia di non avere preso la via pulchritudinis...

 di Andrea Monda

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