mercoledì 7 maggio 2014

La Luiss ha paura della Miriano Adesso chieda scusa di Alfredo Mantovano

La Università Luiss Costanza Miriano
Revocato all'ultimo momento l'invito alla giornalista per un incontro nella prestigiosa Università. Causa: è accusata di omofobia, solo per aver scritto libri che testimoniano la bellezza della famiglia naturale. Uno scandalo inaudito.
I libri di Costanza Miriano hanno superato le centomila copie in Italia e fanno il giro del mondo, tradotti in molte lingue: confortano e divertono, scritti da una giovane sposa e madre che, senza moralismi o supponenza, racconta una vita quotidiana spesa fra quattro figli, un marito, due lavori e tanto gioioso apostolato. Se non vivessimo in un mondo capovolto, quei libri andrebbero adottati nelle scuole per dare ai più giovani una boccata di speranza e di apertura alla vita, perché narrano quant’è bello l’amore fra un uomo e una donna e l’amore di costoro per le loro creature. Invece viviamo nel mondo che il nostro egoismo ci ha meritato, e per questo nei licei, col plauso del ministro dell’Istruzione, circolano libri come quello di Melania Mazzucco, mentre Costanza Miriano viene ostracizzata. E se per sbaglio qualcuno osa invitarla, fuori dall’orario delle lezioni, in una Università italiana, scatta l’allarme e le viene impedito andarci.
L’ultimo episodio di censura è targato Luiss. I fatti: a fine febbraio un gruppo di studenti del prestigioso ateneo romano invitano Costanza a parlare da loro di famiglia e secolarizzazione, prospettando come date possibili fra il 5 e l’8 maggio. L’invito viene accolto e si concorda per il pomeriggio di ieri, 6 maggio: nell’incontro viene coinvolto pure monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. L’appuntamento è pubblicizzato sul sito della Luiss col pdf che pubblichiamo sopra.

Fino a pochi giorni prima gli organizzatori confermano il convegno ai relatori, esortandoli a diffondere la notizia nei loro circuiti. Nel pomeriggio del 5 il contrordine: Miriano riceve una mail di scuse con la quale si comunica “un problema organizzativo e uno interno concernente gli equilibri delle diverse associazioni studentesche” (sic); per questo niente convegno. “Un problema organizzativo” appena un giorno prima di un incontro programmato da due mesi? Se vi è un “problema organizzativo”, che c’entrano “gli equilibri delle diverse associazioni studentesche”? E se il problema è solo “organizzativo”, come può capitare, ci si accorda per una nuova data; qui invece c’è più una soppressione senza rinvio.  
Che cosa è successo realmente? Luiss Arcobaleno, associazione di studenti la cui ragion d’essere – cito dall’elenco delle associazioni giovanili facenti capo alla Luiss – è quello di “promuovere la lotta contro l’omofobia e le discriminazioni sessuali”, ha posto il veto su Costanza. Ne è seguita una discussione interna, durante la quale vi è stato chi ha proposto di confermare mons. Paglia e di tenere fuori Miriano; vi è stato chi si è reso conto, a fronte di un invito già formulato, del non senso di revocarlo solo a uno; e vi è stato chi ha criticato coloro che hanno invitato la scrittrice, perché così avrebbero rinnegato una storia interna alla Luiss di lotta alle discriminazioni. Risultato finale: non se ne fa nulla, l’annuncio dell’incontro scompare dal sito dell’università e l’appuntamento viene annullato. 
Volendo chiamare le cose col loro nome, è l’ennesimo episodio di censura famigliofobica: segue, in Italia, la revoca dell’invito rivolto al vicepresidente dei Giuristi cattolici Giancarlo Cerrelli a parlare di omosessualità a una trasmissione della Rai e lo svolgimento di tanti talk show delle reti pubbliche e private nei quali si ascolta una sola voce. E si affianca a ciò che da tempo accade in Nazioni “civili” come la Francia – persone malmenate e arrestate perché con indosso la felpa della Manif pour tous –, come il Canada – studenti di un ateneo religioso impediti a diventare avvocati perché educati a riconoscere il matrimonio come l’unione di un uomo e di una donna –, come l’Irlanda, con la vicenda della Legione di Maria: tutte storie raccontate nel dettaglio su questa testata.  
La particolarità del caso Luiss-Miriano è che Costanza non ha mai pronunciato o scritto una sola parola contro le persone omosessuali: ma il solo fatto di parlare della vita della famiglia fondata sul matrimonio fra marito e moglie la rende responsabile di implicita omofobia.

Per certi aspetti è un passo in avanti, specie se affiancato a esperienze didattiche come quella del liceo Giulio Cesare: se fra gli studenti ha diritto di cittadinanza, con descrizioni di dettaglio, qualsiasi tipo di rapporto sessuale fra persone omosessuali, va coerentemente bandita la narrazione di ciò che accade a persone di sesso diverso che si impegnano a vivere insieme. Accade non soltanto nelle scuole statali, bensì pure in una università non statale, che pure si dice “libera”.

Accade senza che il ministro dell’Università pronunci sillaba, mentre si è espressa a favore di quanto accaduto poco prima nel liceo romano. I responsabili della Luiss, se mai leggessero queste righe, non si sprechino in smentite, diffide o ricostruzioni alternative: quanto finora sintetizzato è tutto documentato. L’incontro è stato deciso per tempo, il pdf che lo pubblicizzava è andato sul sito della Luiss, con il logo dell’università e con la precisazione che l’evento era autorizzato dalla stessa; d’altronde, era fissato nell’Aula magna di via Parenzo, che mai sarebbe stata concessa senza un consenso esplicito e risalente nel tempo.
La Luiss è un ateneo di prestigio, con meritata fama di serietà di studi e di prospettive professionali per chi la frequenta con profitto. Può capitare a tutti di esagerare; lo ha ammesso qualche settimana fa perfino il responsabile dell’Unar. Non è necessario che faccia autocritica; è sufficiente che, senza perdersi in precisazioni burocraticistiche, concordi a brevissimo un nuovo appuntamento pubblico con Miriano. E magari accolga Costanza nell’Aula magna di via Parenzo con un bel mazzo di fiori di riparazione: per una donna non sarebbe discriminatorio.

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