venerdì 9 maggio 2014

Il Santo Chiodo e il volto tremante della città

«Dopo aver tentato di sottrarsi, e resistito un momento, cedette, come vinto da quell’impeto di carità, abbracciò anche lui il cardinale, e abbandonò sull’omero di lui il suo volto tremante e mutato». Ieri il volto tremante di Milano non si è appoggiato al braccio di un Cardinale, come quello dell’Innominato alla fine dell’incontro con Federigo Borromeo, ma su quello del Crocifisso stesso. L’arcivescovo Angelo Scola ha portato con sé la sua città, la Milano degli scandali, delle ingiustizie, delle meschinità pubbliche e private, nel bacio al Santo Chiodo. Un popolo che si riunisce a vedere questo «spettacolo», come quello di Gerusalemme ai piedi del Golgota. Allora era orrore, oggi speranza.

È stato un gesto strano quello andato in scena ieri sera nel cuore del capoluogo lombardo. Uno spettacolo sì, con orchestra e attori, ma culminato col meno spettacolare dei gesti, anche se il più provocatorio: la pubblica professio fidei. Qualcosa tornato ad essere eccentrico, un po’ come all’Areopago d’Atene ai tempi di san Paolo. Sul sagrato, in prima fila, c’erano il sindaco Giuliano Pisapia e le autorità cittadine. Ai margini della piazza il trambusto di tutte le sere. Lontano, la musica di un artista di strada si inserisce clandestina nelle pause di silenzio.

Il primo a portare la reliquia più preziosa del Duomo per le strade della città era stato san Carlo. Era il tempo della peste, 1576. Poi il cardinal Carlo Maria Martini nel 1984, implorando la guarigione dalle piaghe della violenza, della solitudine e della corruzione. Nel 2014 non c’è più una processione in senso stretto, e il Chiodo, per un giorno intero, è portato in visita ai luoghi simbolo della città: il Policlinico, la Triennale, piazza Gae Aulenti e via Padova.

Poi la reliquia esce solennemente dal portale centrale del Duomo. Scenografia da grande evento, luci, fumo. La facciata illuminata di lampi gialli. L’orchestra di giovani, fondata da Claudio Abbado e diretta da Alessandro Cadario, accompagna i solisti Ivanna Speranza e Vittorio Grigòlo. Un Halleluja e l’Ave Maria di Schubert. Il Cardinale chiede alla piazza di non restare spettatori passivi: «Lo spettacolo del crocifisso glorioso muova cuore e mente al cambiamento». Il giornalista televisivo Massimo Bernardini racconta una Milano sconfitta e avvelenata, ma che continua a svegliarsi la mattina, ricominciando ogni giorno nella speranza che qualcosa o Qualcuno accada. Viene letto un testo dello scrittore Luca Doninelli. «Ma che cos’è Milano? Dove sta il suo Tesoro? Di fronte alla croce, ora piccola ora grande ma sempre croce, ebbene: Milano ha sempre risposto con la sua inquietudine - ma non quell’inquietudine che finisce dallo psicologo, no: parlo di quell’altra inquietudine, quella che trova pace soltanto nell’azione, nella costruzione, nell’edificazione». E lì, davanti alla gente che gremisce la piazza, c’è l’esempio più splendido di questa inquietudine: la facciata di quella montagna di marmo che è il Duomo, costruito durante i secoli con le elemosine del popolo.

Pamela Villoresi legge alcune pagine struggenti da Interrogatorio a Maria, di Giovanni Testori. Massimo Popolizio ferma il tempo leggendo il dialogo dell’Innominato e i cardinal Federigo, di Alessandro Manzoni.

Spesso ci dimentichiamo che anche il cuore di un malfattore si può sciogliere. Ma è altrettanto difficile per le vittime abbandonarsi al perdono. Ed è per questo che, a quarant’anni di distanza, si resta quasi increduli ad ascoltare le parole di Gemma Capra, vedova del commissario Calabresi. Vittima dell’omicidio del marito, racconta di aver trovato la fede proprio nell’istante stesso in cui riceve la notizia della morte di Luigi. Il giorno successivo scriverà nel necrologio: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Neanche Gesù, sulla croce, perdona i propri carnefici. È un uomo, dice la signora Capra, e chiede a Dio di perdonare per Lui, perché sa che per gli uomini il perdono è un cammino. Il perdono è possibile, con l’aiuto e il sostegno degli altri, di un popolo. E la letizia? Viene insieme la dono della fede, ricevuto quotidianamente.
Il cantautore Marco Sbarbati intona l’Halleluja dell’ebreo Leonard Cohen. «E se nonostante questo / tutto andasse male / arriverò davanti al Signore della Musica / con nient’altro nella mia voce che questo Alleluia». Davide Van der Sfroos canta La ninna nanna del contrabbandiere: «In questa notte che preghiamo di frodo / Prega il Signore a bassa voce / con al sua bricolla a forma di croce».

Il futuro ricorderà Giacomo Poretti per le sue gag televisive in compagnia di Aldo e Giovanni, ma anche per la sua capacità di raccontare con ironia, leggerezza e profondità i misteri della fede cristiana. Sa che un po’ deve far ridere, la gente se lo aspetta. Ma si vede che l’attore qui non sta recitando. «Di chi era figlio Gesù?», chiede il Poretti bambino alla mamma mentre mettono la statuina di san Giuseppe nel presepe di casa. Che effetto deve fare alla Madonnina guardare il Chiodo della croce di suo Figlio girare per la città? «È come se a una donna facessero vedere la maglietta con cui il figlio è annegato sulle coste della Sicilia». E la domanda del bambino Giacomo alla Madonnina diventa quella dell’inquieto attore Poretti: «Spiegami come ha fatto Dio a perdere la testa per te».

A concludere le parole dell’Arcivescovo che si rivolge ai milanesi dicendo: «Nelle piaghe di Gesù sono custodite e sanate tutte le nostre ferite: quelle inferte alla vita e alla famiglia, all’innocenza dei bambini, alla speranza dei giovani, ai diritti dei lavoratori e alla dignità delle donne, alla giustizia, alla pace e alla libertà delle persone e dei popoli». Poi al Crocifisso: «Il nostro bisogno di amare e di essere definitivamente amati trova il suo compimento in Te ora e per sempre».
Scola bacia la reliquia del Santo Chiodo e con essa benedice la Piazza. Il coro intona il Regina Coeli. I milanesi prima di avviarsi verso casa, con la mente affollata di pensieri, guardano l’ultima volta la Madonnina. Domani all’alba la città riparte.

Nessun commento: