mercoledì 7 maggio 2014

Cosa ha detto di così sconvolgente il cardinale Scola per meritarsi il boicottaggio dei fratelli Debenedetti?

angelo-scola-arcivescovo-milano
#Consob: dopo relaz #Vegas parla card Scola. Un organo dello Stato non si fa dare lezioni di etica dalla Chiesa. E lascio la sala». Si rimane perplessi di fronte al cinguettio di Franco Debenedetti (foto in basso a sinistra) su Twitter, che annuncia il boicottaggio di Scola come una risposta alle ingerenze in capo etico della Chiesa. Al di là delle facili battute (serve una patente per dare lezioni di etica allo stato italiano?), non è alla Consob (organizzatrice dell’incontro a cui Scola è stato invitato) che il cardinale ha dato “lezioni”, ma semmai agli operatori finanziari riuniti nella sede della società privata “Borsa Italiana”.
La laicità ha poco a che fare con la polemica dell’imprenditore Franco Debenedetti e condivisa (pare) dal fratello Carlo, patron di Cir, Sorgenia e dell’editoriale “L’Espresso – La Repubblica”, che insieme hanno abbandonato la sala dell’incontro. Non sembra peraltro trovare analogie nemmeno con il comportamento dei 5 Stelle, che mesi fa, da consiglieri di Regione Lombardia, addussero scuse più sensate per giustificare il boicottaggio del discorso Scola (che poi seguirono via streaming).
FINANZA PIÙ UMANA. Cosa ha detto di così sconvolgente l’arcivescovo di Milano nell’incontro? Ha ripetuto principi che derivano dall’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa. Secondo il cardinale, la «finanza autenticamente etica è rispettosa di una adeguata visione dell’uomo». Il mercato, ha spiegato l’arcivescovo, non deve essere «luogo di relazioni anonime ed impersonali», bensì un luogo di incontro fra persone. «La rete delle relazioni finanziarie», ha proseguito Scola, «priva del coraggio di parlare apertamente del potere, mediante il quale attraverso decisioni e operazioni ben precise, alcuni soggetti esercitano un’enorme influenza sul sistema».
Scola ha osservato che la crisi ha smascherato una grande finzione: «La pretesa di gestire il rischio in modo puramente “tecnico”». Questa gestione, infatti, lascia una «grande distanza relazionale fra i soggetti attivi nel mercato finanziario» e «giunge fino alla perdita di informazioni necessarie per il mercato stesso». La mancanza di una reale relazione fra persone coinvolte, secondo l’arcivescovo, conduce ad una maggiore fragilità del mercato e «permette forme sempre più ampie e sofisticate di manipolazione delle informazioni e delle comunicazioni, piegate a ben determinati interessi spesso di breve respiro».
carlo_de_benedetti_la_repubblica-jpg-crop_display
OLTRE LA PAURA. Scola ha detto che «l’incertezza pur creando disagi e difficoltà, può essere vissuta positivamente». Per farlo «occorre essere disponibili a legarsi reciprocamente e a sostenersi l’un l’altro nel momento del bisogno». «I legami di reciproco aiuto sostengono tutte le società, dalla più piccola – la famiglia – alle più complesse; sostengono anche le attività produttive», ha sottolineato il cardinale.
Scola ha poi messo in guardia gli operatori finanziari dalla paura, associandola ad un’altro vocabolo: «paralisi». Secondo l’arcivescovo di Milano gli operatori finanziari devono «avere il coraggio di essere soggetti capaci di assumersi il rischio di un’azione costruttiva», infatti, ha spiegato, «dove nessuno ha il coraggio di intraprendere azioni rischiose, l’incertezza oggettiva finisce per intrappolare tutti in uno status quo che diventa ogni giorno più problematico». «L’azione rischiosa non è un valore in sé», ha concluso Scola. Occorre che «tale azione sia volta a perseguire un obiettivo “buono” e che sia fondata su una speranza ragionevole, fattori che permettono di non rimanere paralizzati dalla paura».

ok

Nessun commento: