giovedì 24 gennaio 2013
«La Compagnia delle Opere non rappresenta un sistema di potere»
Da quando il comune sentire è un reato?
« Non esiste e non è mai esistito un sistema di potere del quale Cdo farebbe parte. Una simile mentalità è totalmente estranea ai nostri scopi e all’educazione che abbiamo ricevuto ». Il giorno dopo i sedici arresti (7 in carcere e 9 ai domiciliari) ordinati dalla magistratura milanese per presunte gare d’appalto truccate per il noleggio di auto in Lombardia, il presidente della Compagnia delle Opere, Bernhard Scholz, contesta il coinvolgimento dell’intera associazione imprenditoriale nelle responsabilità personali degli associati. Tra gli arrestati, infatti, ci sono i dirigenti della società Kaleidos, membri anche del direttivo della Cdo di Saronno ( Varese). Da qui l’accostamento tra gli arrestati, la Compagnia delle Opere e Comunione e Liberazione, fatta dal gip Giuseppe Gennari nell’ordinanza di custodia cautelare ma non dai pm nella richiesta d’arresto. Un accostamento che Scholz rifiuta con decisione. «Compagnia delle Opere – aggiunge – non è un sistema inteso a favorire privilegi e guadagni illeciti e nulla ha a che fare con la partecipazione dei propri associati a gare o bandi pubblici, per i quali non svolge alcuna attività di organizzazione o di rappresentanza. Appare ingiusto e fuorviante – sottolinea Scholz – il costante abbinamento di Compagnia delle Opere alle attività che vengono svolte dai propri associati o dirigenti che, naturalmente, le svolgono a titolo personale e sono responsabili delle proprie azioni ». Da parte sua Comunione e Liberazione in una nota esprime «forte preoccupazione » per i riferimenti dell’ordinanza a un «sentire comune » che sarebbe foriero, scrive il giudice, di «comportamenti ben più pericolosi della banale corruzione per denaro».
«La considerazione – si legge nel comunicato del movimento – che l’appartenenza a una realtà ecclesiale sarebbe di per sé foriera di comportamenti illeciti secondo un principio di causalità, ci sembra portatrice di grave pregiudizio dei principi inviolabili contenuti nel dettato costituzionale».
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