venerdì 25 gennaio 2013

«Amore, libertà, felicità: ecco la via»

 Scola e i giovani: «Dialogo della fede» ieri sera all’Università statale

« Sento la responsabilità di annunciare ai gio­vani la buona notizia del Vangelo che illumini la loro e­sistenza e li aiuti a vivere la vita co­me vocazione». Così scriveva il car­dinale Angelo Scola nella lettera pastorale Alla scoperta del Dio vi­cino ,indicando «la fede dei giova­ni » fra i «quattro ambiti di specia­le cura pastorale» additati alla dio­cesi.
  Quella sollecitudine si è fatta in­contro, faccia a faccia, ieri sera, nel­l’Aula magna dell’Università stata­le, dove si è svolto il primo
 Dialo­go della fede organizzato dalla Pa­storale giovanile – il secondo sarà a Malpensa, il 14 febbraio. Sono quasi 200mila gli iscritti alle uni­versità presenti nel territorio della diocesi. Una realtà decisiva. Che sta a cuore alla Chiesa ambrosiana. Davanti a Scola seicento ragazzi;sul palco, al suo fianco, monsignor Pierantonio Tremolada, vicario e­piscopale per l’evangelizzazione; monsignor Carlo Faccendini, vica­rio per la Zona I di Milano; don Bor­tolo Uberti, cappellano dell’uni­versità, nel ruolo di moderatore. Ma il dialogo in realtà ha coinvol­to molte più persone, grazie al si­stema di comunicazione «cros­smediale » messo in campo per la prima volta dalla diocesi – dalla di­retta Tv e radio a internet e twitter, non solo per seguire il dialogo ma anche per mandare domande al­l’arcivescovo. Come hanno fatto 'mittenti' singolari ma anche gruppi giovanili da Milano e Pre­mana, da Treviglio, Besana Brian­za, Gerenzano e altri luoghi della diocesi, le cui domande si sono in­trecciate con le esperienze e gli in­terrogativi portati dai ragazzi in Au­la magna e con quelli di alcuni stu­denti universitari della comunità pastorale San Paolo Apostolo di Se­nago, il cui «dialogo» con il prete dell’oratorio è stato sintetizzato e proposto con un breve docufilm.
  Questo intreccio di parole e di vi­ta, di nomi e di volti, ha permesso a Scola di parlare a tutto campo di fede, ragione, libertà, felicità, pre­ghiera, amore, sesso, Chiesa. Se
 nella nostra vita, anche quella di fede, siamo come «vagabondi» (se­condo l’immagine usata all’inizio della serata da Lorenzo, 21 anni, sociologia), è perché siamo im­mersi in una «frammentazione del­l’io » che ci fa perdere la «direzione del cammino». Di fronte al senso di vuoto che ci aggredisce, serve «u­na ragione per vivere», ha detto Scola citando la canzone di Jova­notti Tensione evolutiva («Sono molto amico di suo padre, Jovanotti l’ho conosciuto giovanissimo», ha raccontato Scola, prima di passa­re a citazioni a lui più consuete co­me von Balthasar o sant’Anselmo). Libertà non è fuggire i legami «ma cercare e avere legami solidi». «La gioia non te la puoi dare da te»: c’è «una compagnia che ci guida ver­so la felicità e il compimento». Ed è quella di Gesù Cristo, «al quale sentiamo di voler bene, ma è lui che ci è venuto incontro per pri­mo. E che dobbiamo tornare a in­contrare ». Come? Dove? L’arcivescovo ha cal­damente invitato i ragazzi a speri­mentarlo nel «noi» della Chiesa e dell’«amicizia cristiana», risco­prendo il dono grande ricevuto col Battesimo. E se la Chiesa ci sembra distante, «è perché abbiamo perso la ragione della nostra adesione». I Comandamenti? «Non c’è una io­ta di quel che la Chiesa vi chiede che non sia per il vostro bene». La castità? È «vivere l’amore da uomi­ni veramente liberi». La preghiera? «Il modo migliore per imparare a pregare personalmente è pregare insieme, nella Messa e nella litur­gia delle Ore». E «chiudere ogni giornata con un’Ave Maria». La mancanza di adulti credibili? È un fatto «doloroso». Non sia però un a­libi, ma «una provocazione a farsi co-agonisti della vita cristiana». Scola ha chiesto ai giovani di colti­vare l’unità dell’io e del «noi», l’a­pertura a tutti. E l’impegno a sco­prire nelle comunità e nei gruppi lo stretto rapporto tra vita di fede e fede vissuta nel lavoro, nello stu­dio e in ogni dimensione dell’esi­stenza.  LORENZO ROSOLI 

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