Scola e i giovani: «Dialogo della fede» ieri sera all’Università statale
« Sento la responsabilità di annunciare ai giovani la buona notizia del Vangelo che illumini la loro esistenza e li aiuti a vivere la vita come vocazione». Così scriveva il cardinale Angelo Scola nella lettera pastorale Alla scoperta del Dio vicino ,indicando «la fede dei giovani » fra i «quattro ambiti di speciale cura pastorale» additati alla diocesi.
Quella sollecitudine si è fatta incontro, faccia a faccia, ieri sera, nell’Aula magna dell’Università statale, dove si è svolto il primo Dialogo della fede organizzato dalla Pastorale giovanile – il secondo sarà a Malpensa, il 14 febbraio. Sono quasi 200mila gli iscritti alle università presenti nel territorio della diocesi. Una realtà decisiva. Che sta a cuore alla Chiesa ambrosiana. Davanti a Scola seicento ragazzi;sul palco, al suo fianco, monsignor Pierantonio Tremolada, vicario episcopale per l’evangelizzazione; monsignor Carlo Faccendini, vicario per la Zona I di Milano; don Bortolo Uberti, cappellano dell’università, nel ruolo di moderatore. Ma il dialogo in realtà ha coinvolto molte più persone, grazie al sistema di comunicazione «crossmediale » messo in campo per la prima volta dalla diocesi – dalla diretta Tv e radio a internet e twitter, non solo per seguire il dialogo ma anche per mandare domande all’arcivescovo. Come hanno fatto 'mittenti' singolari ma anche gruppi giovanili da Milano e Premana, da Treviglio, Besana Brianza, Gerenzano e altri luoghi della diocesi, le cui domande si sono intrecciate con le esperienze e gli interrogativi portati dai ragazzi in Aula magna e con quelli di alcuni studenti universitari della comunità pastorale San Paolo Apostolo di Senago, il cui «dialogo» con il prete dell’oratorio è stato sintetizzato e proposto con un breve docufilm.
Questo intreccio di parole e di vita, di nomi e di volti, ha permesso a Scola di parlare a tutto campo di fede, ragione, libertà, felicità, preghiera, amore, sesso, Chiesa. Se nella nostra vita, anche quella di fede, siamo come «vagabondi» (secondo l’immagine usata all’inizio della serata da Lorenzo, 21 anni, sociologia), è perché siamo immersi in una «frammentazione dell’io » che ci fa perdere la «direzione del cammino». Di fronte al senso di vuoto che ci aggredisce, serve «una ragione per vivere», ha detto Scola citando la canzone di Jovanotti Tensione evolutiva («Sono molto amico di suo padre, Jovanotti l’ho conosciuto giovanissimo», ha raccontato Scola, prima di passare a citazioni a lui più consuete come von Balthasar o sant’Anselmo). Libertà non è fuggire i legami «ma cercare e avere legami solidi». «La gioia non te la puoi dare da te»: c’è «una compagnia che ci guida verso la felicità e il compimento». Ed è quella di Gesù Cristo, «al quale sentiamo di voler bene, ma è lui che ci è venuto incontro per primo. E che dobbiamo tornare a incontrare ». Come? Dove? L’arcivescovo ha caldamente invitato i ragazzi a sperimentarlo nel «noi» della Chiesa e dell’«amicizia cristiana», riscoprendo il dono grande ricevuto col Battesimo. E se la Chiesa ci sembra distante, «è perché abbiamo perso la ragione della nostra adesione». I Comandamenti? «Non c’è una iota di quel che la Chiesa vi chiede che non sia per il vostro bene». La castità? È «vivere l’amore da uomini veramente liberi». La preghiera? «Il modo migliore per imparare a pregare personalmente è pregare insieme, nella Messa e nella liturgia delle Ore». E «chiudere ogni giornata con un’Ave Maria». La mancanza di adulti credibili? È un fatto «doloroso». Non sia però un alibi, ma «una provocazione a farsi co-agonisti della vita cristiana». Scola ha chiesto ai giovani di coltivare l’unità dell’io e del «noi», l’apertura a tutti. E l’impegno a scoprire nelle comunità e nei gruppi lo stretto rapporto tra vita di fede e fede vissuta nel lavoro, nello studio e in ogni dimensione dell’esistenza. LORENZO ROSOLI
venerdì 25 gennaio 2013
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