"Quando lasciamo prevalere la logica del potere umano e non ci lasciamo istruire e guidare dalla fede, da Dio, diventiamo pietra di inciampo". Così il Papa questa mattina celebrando nella Basilica Vaticana, in occasione della festa dei patroni della Chiesa di Roma una messa durante la quale ha imposto a 35 nuovi metropoliti, 34 presenti più uno rimasto nella sua sede, il pallio, “segno della comunione con il vescovo di Roma”. Presente la delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, guidata dal Metropolita di Pergamo Ioannis. “Uniti nelle differenze”: questa la strada di Gesù”, ha detto il Santo Padre.
Segno di comunione con il vescovo di Roma e impegno ad essere strumenti di comunione. Il Pallio, insegna liturgica, simbolo della pecora smarrita e del Buon Pastore che da la vita per il suo ovile, come da tradizione nel 29 giugno, nella festa dei patroni della Chiesa di Roma, è stato posto quest'anno da Papa Francesco sulle spalle di 34 arcivescovi metropoliti provenienti da tutto il mondo. La loro presenza – ha notato il Santo Padre citando il Concilio Vaticano II –è segno di comunione nella Chiesa, che non significa uniformità. La varietà infatti è una grande ricchezza.
Una grande ricchezza che ci fa rivivere, in un certo modo, l’evento di Pentecoste: oggi, come allora, la fede della Chiesa parla in tutte le lingue e vuole unire i popoli in un’unica famiglia.
“La varietà – ha proseguito Papa Francesco – nella Chiesa si fonde sempre nell’armonia dell’unità, come un grande mosaico in cui tutte le tessere concorrono a formare l’unico grande disegno di Dio”.
E questo deve spingere a superare sempre ogni conflitto che ferisce il corpo della Chiesa. Uniti nelle differenze: questa è la strada di Gesù! …il Sinodo dei Vescovi, in armonia con il primato. Dobbiamo andare per questa strada della sinodalità, crescere in armonia con il servizio del primato.
Il vescovo di Roma – ha detto il Papa - è chiamato a confermare nell’unità nella fede, e nell’amore. Guidato dall’icona evangelica della confessione di Pietro a Gesù, possibile perché donata dall’alto: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio Vivente”, alla quale seguono le parole del Messia “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”, Papa Francesco ha messo in guardia i cristiani e i ministri della Chiesa dal pericolo di pensare secondo la logica mondana:
Quando Gesù parla della sua morte e risurrezione, della strada di Dio che non corrisponde alla strada umana del potere, in Pietro riemergono la carne e il sangue: «si mise a rimproverare il Signore: …questo non ti accadrà mai» (16,22). E Gesù ha una parola dura: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo» (v. 23). Quando lasciamo prevalere i nostri pensieri, i nostri sentimenti, la logica del potere umano e non ci lasciamo istruire e guidare dalla fede, da Dio, diventiamo pietra d’inciampo.
Sono poi le parole di Paolo, “ho combattuto la buona battaglia” ad ispirare la riflessione del Papa che scansa subito ogni equivoco: la battaglia condotta dall’Apostolo delle genti non è quella delle armi umane che “purtroppo ancora insanguina il mondo”, ma quella del martirio.
San Paolo ha un’unica arma: il messaggio di Cristo e il dono di tutta la sua vita per Cristo e per gli altri. Ed è proprio l’esporsi in prima persona, il lasciarsi consumare per il Vangelo, il farsi tutto a tutti, senza risparmiarsi, che lo ha reso credibile e ha edificato la Chiesa. Il Vescovo di Roma è chiamato a vivere e confermare in questo amore verso Cristo e verso tutti senza distinzioni, limiti e barriere.
Presenti alla messa la delegazione del Patriarcato di Costantinopoli, guidata dal metropolita Ionannis. Papa Francesco ha ringraziato per questo rinnovato gesto fraterno il Patriarca ecumenico Bartolomeo I. La visita, che ieri ha visto l’udienza del Santo Padre ai partecipanti, si inserisce infatti nel tradizionale scambio di Delegazioni per le rispettive feste dei Santi Patroni, il 29 giugno a Roma per la celebrazione dei Santi apostoli Pietro e Paolo e il 30 novembre a Istanbul per la celebrazione di Sant’Andrea apostolo. Ulteriore presenza ecumenica, salutata dal Papa, il Thomanerchor, il Coro della Thomaskirche di Lipsia, la chiesa di Bach, che ha animato la liturgia.
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