mercoledì 5 giugno 2013

Cosa chiede quella "stretta alla gola"?

Piacenza, il luogo e l'auto dove è morto Luca.Piacenza, il luogo e l'auto dove è morto Luca.

05/06/2013 - La morte del piccolo Luca, lo sgomento e le parole che non escono. È in questo silenzio il primo contraccolpo. Ci immedesimiamo in tutto quel dolore, del padre, della madre. È una domanda che vien fuori, inevitabile: «Come si fa a vivere, ora?»


Il primo contraccolpo non è mai «di chi è la colpa?» e nemmeno «come è potuto succedere?», quello affiora dopo. Il primo dato che affiora è un altro. È «pensa a quel bimbo. A quell’uomo. Alla moglie. Pensa che dolore». Ci immedesimiamo nel loro dolore, è inevitabile. Il primo colpo è quello. «Come si fa a vivere, ora?». Occorre guardarlo, perché accade prima che passiamo oltre e ci ripieghiamo sulle idee.

A quel dolore, che scopriamo anche nostro - come un’ombra, un’eco appena del dolore di quel padre e quella madre, ma nostro, al punto da farci venire il desiderio di abbracciarli -, non bastano risposte confezionate. Neanche le più “pie”. Non basta dire «Gesù» o «Paradiso». Non basta a loro, e non basta a noi finché resta una parola già saputa. È necessario, come l’aria, che Cristo accada. Che il Mistero sia carne ora, che possa svelare ora il Suo volto buono anche in una giornata così buia. Che abbracci la vita di quei genitori, e la nostra, ora. Come sta abbracciando Luca. 
 Emanuele Braga

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