giovedì 7 marzo 2013

«Per voi sono vescovo, con voi sono cristiano»



07/03/2013 - La lettera di ringraziamento di don Adelio Dell'Oro, ordinato da poco amministratore apostolico di Atyrau, in Kazakistan. «Mi sono sentito inadeguato, ma allo stesso tempo grato di ciò che Lui ha dato alla mia umanità»

Carissima amica, carissimo amico, piccolo, giovane, adulto o anziano,
carissimo laico, sposato o consacrato,
carissima religiosa o religioso,
carissimo sacerdote o vescovo,

non so come ringraziare tutti e ciascuno di voi (presenti o vicini nella preghiera) per la vostra partecipaziome alla mia consacrazione episcopale nel Duomo di Milano, sabato 2 marzo, se non condividendo con voi l’esperienza vissuta. Con il suo dono e la sua potenza, l’avvenimento dello Spirito Santo, dato dal Padre a Suo Figlio, ha reso oggettivamente e sensibilmente presente Gesù nell’Assemblea della Chiesa e ha dilatato la Sua presenza nel mondo, prolungando ancora la successione apostolica e creando una dimora anche nella carne della mia povera persona.

Il cardinale Scola, nella sua omelia, si è rivolto a me ricordando che «il Rito dell’Ordinazione… si aprirà con una domanda il cui peso non deve sfuggire a te, a me e a ciascuno di noi: "Vuoi adempiere fino alla morte il ministero a noi affidato dagli Apostoli che ora noi trasmettiamo a te?"». 
«Fino alla morte»: queste parole mi hanno reso in quel momento ancora più consapevole del compito affidatomi da Gesù in questo momento della mia vita e dell’offerta totale di me stesso, che il Signore si degna di accogliere da me.

Mi sono sentito inadeguato, ma allo stesso tempo grato di ciò che Lui ha dato alla mia umanità fino ad oggi in modo sovrabbondante, e mi è venuta in mente la risposta di Pietro: «Signore, sono quello che sono, ma davanti alla tua preferenza d’amore al mio destino, non posso non dirti: "Signore, Tu lo sai che ti amo"». Mi sono sentito fisicamente stretto e sorretto dall’abbraccio di Gesù, nell’oggettività del Sacramento e nell’oggettività del Suo Corpo, a cui ciascuno di voi e tutti insieme avete dato carne, insieme a tutti i Santi che abbiamo invocato.

«L’essenziale di questo servizio… è l’umile donazione di sé, senza risparmiare neppure la vita. In un atto di carità verso Cristo e verso la Chiesa, il vescovo deve accettare di servire. A lui, infatti, come a Pietro, Cristo ha domandato una prova di amore verso di sé, affidandogli un servizio totale di carità per il popolo di Dio. Così i due aspetti si includono a vicenda: il vescovo amerà Cristo amando la Chiesa; amerà la Chiesa perché ama Cristo», ha scritto don Giovanni Moioli, mio padre spirituale in seminario e insegnante di dogmatica e spiritualità.

«… la Chiesa non ha altra ragion d’essere che annunciare e rendere presente nel mondo la grazia della redenzione, lasciando trasparire sul suo volto il Volto del Crocifisso Risorto. Al servizio di questo annuncio sei stato chiamato, carissimo don Adelio, da Benedetto XVI, la cui limpida testimonianza di fede e di consegna totale di sé ci ha accompagnato in modo del tutto particolare in questi giorni, ha voluto dirTi esplicitamente la sorgente profonda della Tua elezione a Vescovo Amministratore Apostolico di Atyrau. Nella Bolla di nomina il Santo Padre ha scritto: "A noi sta particolarmente a cuore promuovere la predicazione del Vangelo e confermare la fede cattolica, affinché tutti gli uomini conoscano sempre di più l’ineffabile carità di Dio e ne rendano grazie"» (Omelia, cardinale Scola).

Come vi ho detto sabato, al termine della celebrazione, il mio limite, la mia età non più giovane, la mia salute non sono un’obiezione a questo compito e, prima ancora, alla conversione della mia vita, per il semplice fatto che Lui c’è e agisce incessantemente. Devo solo continuare a riconoscere Lui che mi viene incontro e non guardare a me. Come leggevo più volte al giorno, su un’immagine della professione di un monaco, infilata nel salterio, durante alcuni giorni di ritiro alla Cascinazza: Deus facit, homo fit [Dio continua a crearti, tu uomo sei continuamente creato] (sant’Ireneo). E allora perché temere? Occorre solo che io sia "umile", cioè cosciente di essere fatto di terra, che il ruolo non prevalga mai sulla mia umanità, non censurando nulla del bisogno totale che sono, ma anzi essendo sempre me stesso.

Questa umiltà gli impedirà [al vescovo] anzitutto di sentirsi come collocato in un settore a parte della comunità, quasi egli fosse sopra e non all’interno del popolo di Dio: Pascendos habemus compauperes nostros; vobis sum episcopus, vobiscum sum christianus [Abbiamo da pascere i nostri con-poveri; per voi sono vescovo, con voi sono cristiano]. Egualmente bisognoso di essere sorretto dalla grazia di Cristo: per una nuova ragione, anzi, in quanto la missione episcopale è piena di responsabilità (Giovanni Moioli - Scritti sul prete - Glossa).

Se per voi sono vescovo, con voi voglio essere cristiano, dentro lo stesso popolo di Dio, per vivere insieme lo stesso cammino di fede e la stessa avventura della vocazione a cui Gesù ha chiamato e continua a chiamare, seppure in modalità diverse, ognuno di noi. La vostra presenza in Duomo mi è stata di grande conforto in questo.

Ha detto ancora il cardinale Scola, durante la sua omelia: «Carissimi, un figlio della nostra amata Chiesa, cresciuto ed educato tra noi, che ha maturato la sua vocazione cristiana e sacerdotale attraverso la grazia della partecipazione filiale al carisma di Monsignor Luigi Giussani, è oggi chiamato dal Santo Padre per essere garanzia sacramentale della presenza del Risorto nelle terre di Kazakhstan, come successore degli apostoli. Che cosa dice questo a ciascuno di noi? Che cosa insegna al nostro essere cristiani, alla nostra missione quotidiana? Una verità essenziale che, purtroppo, affaticati dal mestiere di vivere, talora dimentichiamo: l’orizzonte della nostra vita è il mondo intero. Noi siamo, infatti, "cattolici"».

Grazie allora, perché anche voi siete per me la testimonianza vivente di questo amore a Cristo e alla Sua presenza fino ai confini del mondo, ciascuno fino ai confini del mondo dove è chiamato a vivere, in ogni ambito della nostra vita e della vita dell’uomo nostro fratello. «La realtà è la strada semplice e chiara al destino… Come Gesù è nato dalle viscere della Madonna, così nasce dalle viscere della nostra umanità: dalla fatica, dal limite, dall’errore, dalla stanchezza…» (don Luigi Giussani).

Grazie ancora, carissimi amici e amiche, certi che se diciamo il nostro "sì" a Gesù là dove Lui ci chiama, continueremo a restare veramente insieme, in una modalità misteriosa, ma reale, fino all’eternità del paradiso.
di Adelio Dell'Oro

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