sabato 23 marzo 2013

Francesco non è progressista o conservatore. Ma un uomo «meravigliato da Cristo»


Dal giorno dell’elezione a successore di Pietro, su Papa Francesco si sono sentiti molti commenti e non sono mancati i tentativi di ingabbiarlo in definizioni che non lo rappresentano. Ma per parlare di lui basterebbe leggere e usare le sue parole: un uomo «meravigliato della persona di Cristo».
Pauperista, riformatore, progressista, il Papa del cambiamento e così via. Categorie che non tengono in considerazione la cosa più importante: Papa Francesco è un uomo di fede, di una fede profonda che è portone d’ingresso di un sano realismo e della capacità di guardare l’umana avventura nella sua unità e trascendenza.
Per rendersene conto basta leggere le sue omelie e discorsi al popolo di Buenos Aires, città che l’ha visto arcivescovo fino al tardo pomeriggio del 13 marzo e in particolare i dialoghi di carattere politico, sociale ed economico.
COS’E’ L’UOMO? Il Papa parte sempre dalla domanda fondamentale, come spiegava nel 1999 in uno dei suoi primi incontri da Arcivescovo, all’Associazione cristiana imprenditori: «l’uomo ha bisogno di sapere che cosa è, e deve imparare ad essere quello che è. L’uomo è un dato come essenza e natura, ma deve essere compiuto, deve essere realizzato. È questo processo di umanizzazione che noi chiamiamo educazione».
LA DITTATURA DEL RELATIVISMO. Prosegue il Papa con un’analisi dettagliata della secolarizzazione in alcune sue caratteristiche: parla di relativismo negli stessi modi con cui il cardinal Ratzinger ne delineò i pericoli qualche anno dopo nella Missa pro eligendo Pontifice che anticipò il Conclave che lo elesse Benedetto XVI. «Vi è una riduzione dell’etica e della politica alla fisica dove non esiste il bene e il male in sé, ma solo un calcolo di ciò che è vantaggioso o svantaggioso. Lo spostamento della ragione morale trae come conseguenza che il diritto non può riferirsi ad un’immagine fondamentale di giustizia, ma diventa lo specchio delle idee dominanti». Prosegue l’ex arcivescovo argentino nel criticare la riduzione della ragione quantitativa e della mentalità tecnicista: caratteristiche dell’uomo gnostico che è «possessore di conoscenza, ma privo di unità» che si rifugia nell’esoterico e nel profano.
LA CULTURA DELL’INCONTRO E DELLA MEMORIA. Bergoglio nel 1999 non si limitava alla pura analisi, ma proponeva alla platea una soluzione: «abbiamo bisogno di creare una cultura dell’incontro» in grado di abbracciare la centralità dell’uomo e della donna nella loro appartenenza alla storia e alla cultura. Non si può educare separati dalla memoria. Memoria intesa come «il nucleo vitale di una famiglia e di un popolo».
UNA CONTINUITA’ DI PENSIERO. La linea pastorale del futuro Papa non è cambiata negli anni e durante l’ultima festa nazionale del 25 maggio dove si celebra in cattedrale  il Te Deum, il cardinal Bergoglio si è nuovamente espresso contro il relativismo che è «curiosamente assolutista e totalitario» e ponendosi contro “l’ideologia unica del potere” ha contrapposto il messaggio evangelico: il potere dell’amore come servizio. «Se i pregiudizi ideologici deformano lo sguardo sul prossimo e sulla società in base alle proprie sicurezze e paure, il potere fatto ideologia unica accentua l’interpretazione persecutoria e pregiudiziale secondo cui “tutte le posizioni sono uno schema di potere” e che “tutte cercano di predominare sulle altre”. Così si erode la fiducia sociale che è la radice del frutto dell’amore».
LA MERAVIGLIA DELL’INCONTRO CON CRISTO. Nel 2002, in un’intervista a Gianni Valente comparsa sul mensile 30Giorni esprimeva l’unico caposaldo per la convivenza nella società: «L’esperienza cristiana non è ideologica. È segnata da una originalità non negoziabile. Che nasce dallo stupore dell’incontro con Gesù Cristo, dal meravigliarsi della persona di Gesù Cristo. E questo il nostro popolo lo mantiene, e lo manifesta nella pietà popolare. Tanto le ideologie di sinistra quanto questo imperialismo economico del denaro ora trionfante cancellano l’originalità cristiana dell’incontro con Gesù Cristo che tanti nel nostro popolo vivono ancora nella loro semplicità di fede».
Twitter:@giardser

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