mercoledì 19 dicembre 2012

Scola: il Dio vicino è il vero regalo


 L’arcivescovo di Milano scrive ai bambini


 « C osa vale di più: aspettare qual­cosa o aspettare qualcuno?». Ma soprattutto «che cosa è più bello?» tra i due aspetti. È il passaggio cen­trale della Lettera di Natale che il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ha de­ciso di inviare ai bambini della sua arcidio­cesi. Una Lettera che significativamente ha voluto proprio intitolare: «Aspettiamo qual­cuno ». «Natale è sicuramente la festa più attesa di tutte le feste dell’anno – scrive il cardinale – . Tutti i bambini l’aspettano. Man mano che i giorni passano, l’attesa aumenta». Ecco al­lora che «si fa il presepe, l’albero di Natale, a scuola e all’oratorio di preparano recite e spettacoli, nelle classi dei più piccoli tra voi c’è un grande fervore di lavoretti, molti han­no il calendario dell’Avvento e ogni giorno a­prono una porticina». Non solo. «Si scrivo­no lettere a Gesù Bambino o a Babbo Nata­le – aggiunge l’arcivescovo – che mi piace immaginare come un vecchietto simpatico che gli fa da fattorino, per alleggerirgli un po’ il lavoro». Insomma un clima di grande at­tesa, di grande trepidazione. E proprio a que­sto punto il cardinale Scola richiama l’at­tenzione dei bambini sul senso della festività del 25 dicembre. «Voglio farvi una domanda – dice –: a Natale si aspetta qualcosa o si a­spetta qualcuno?». Ed ecco l’invito a riflettere proprio su questo. E per aiutare i bambini il cardinale fa un esempio molto semplice: «Pensate a quanto aspettate il papà o lamamma che la sera tornano dal lavoro. Ma­gari qualcuno riesce a tornare solo una vol­ta la settimana, forse anche di meno...». Ma la gioia dell’arrivo di una persona, «quando il papà o la mamma arrivano... niente fini­sce ». Invece un regalo «non è difficile che fi­nisca in un angolo, dimenticato».
  Allora a Natale è più bello «aspettare Qual­cuno ». «A Natale noi aspettiamo Lui, Gesù bambino, il Figlio di Dio che ha voluto farsi uno di noi per essere il Dio vicino e farci com­pagnia per sempre». Insomma «il regalo più bello è Gesù» dice nella sua Lettera il cardi­nale, che conclude svelando il segreto «per non stancarci delle cose che ci vengono re­galate: condividerle con altri». E di condivi­sione e vicinanza l’arcivescovo di Milano par­la anche nelle altre due Lettere di Natale che ha voluto riservare alle famiglie («Tenere ac­cesa la speranza») e ai malati. Anche in que­sti due scritti il pensiero va comunque ai più piccoli. «Conservo scolpite indelebilmente nel cuore, alcune immagini di bambini se­gnati dalla malattia in braccio alle loro mam­me – scrive nella Lettera ai malati –. Lì il dolore è così abbracciato all’a­more da venire quasi as­sorbito ». Un abbraccio che il cardinale Scola ag­giunge ai suoi auguri a chi passerà il Natale nel­la sofferenza. Un augurio esteso a tutte le fa­miglie con l’altra Lettera, in cui si sente an­cora l’eco dell’Incontro mondiale delle fa­miglie di maggio-giugno scorsi. «Per le fa­miglie oggi i tempi sono difficili – riconosce Scola, ma forse è ancora più difficile tenere accesa la speranza, questa indomabile cer­tezza della bontà dell’essere uomini, del di­segno buono in cui è inserita la nostra vita e quella del mondo». Proprio per questo, con­clude l’arcivescovo di Milano, «guardiamo tutti insieme con occhi semplici al bimbo di Betlemme come lo guar­darono sua madre e san Giuseppe. Da subito nel nostro cuore rinascerà la certezza che Dio è vicino e con essa la vera gioia del Natale». 
ENRICO LENZI 
“Buon Natale”: «Gli auguri di Natale sono diversi da quelli del tuo compleanno, quello per cui la mamma e il papà organizzano in tuo onore una festa a cui tu inviti gli amici. Ascolta un po’ in cosa consiste questa differenza. A Natale io e te ci scambiamo gli auguri, ma la festa non è anzitutto per noi. È per un altro: Gesù Bambino. Noi siamo gli invitati».
«Per cogliere bene il senso del compleanno di Gesù, del Natale - prosegue il cardinale Scola - tu ed io, insieme, dobbiamo fare un passo. Dobbiamo riconoscere che Gesù è vivo e cammina con noi. Ci accompagna a scuola, in casa, nel gioco con gli amici... in una parola: nella vita. Se è presente in mezzo a noi, si capisce che ci inviti al suo compleanno». E conclude: «Questa libertà, piena di domande, è il dono del Natale di Gesù Bambino. Adesso si capisce perché a Natale ci facciamo gli auguri. Dire agli altri “Buon Natale” è ricordare a tutti che Gesù Bambino è il regalo più bello che gli uomini hanno ricevuto».

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