sabato 15 dicembre 2012

Dici «pace» leggi «omofobia». Basta!


Il Papa parla di pace, in un discorso a 360 gradi. La stampa e internet – in stragrande maggioranza – “interpretano” il Papa (!) e parlano di omosessualità, matrimoni gay e quindi di intolleranza.

Ancora una volta si è persa l’occasione di capire, di approfondire, di dare ragioni. 
Diventa sempre più insopportabile un modo di comunicare che, anziché dare le notizie, argomentare, fornire prove, suggerire approfondimenti, preferisce percorrere la via della faziosità e dell’indottrinamento.
Non se ne può più di subire il «lavaggio del cervello» da parte di chi vuole a tutti i costi imporre la propria visione del mondo e della realtà, accusando di intolleranza gli altri: quelli che considera avversari e nemici!
Ho trovato un lodevole esempio contrario su internet. Giovanni Panettiere (che per ora non conosco e di cui ignoro l’appartenenza) nell’articolo dal titolo significativo «Uganda, a morte gli omosessuali. Ma la Chiesa li difende» scrive che:
Da qui a interpretare l’impegno del papa e della Chiesa, legittimo e allo stesso tempo opinabile, a difesa della legge naturale e contro il relativismo come un sostegno a una normativa omofoba e odiosa come quella dell’Uganda non solo è vergognoso, è del tutto infondato. Lo dimostra l’opposizione netta dei vescovi ugandesi contro il ddl. In una nota della locale Conferenza episcopale, vergata un paio di anni fa in occasione del primo tentativo di fare approvare il provvedimento, si legge: «Apprezziamo lo sforzo del governo di proteggere la famiglia tradizionale e i suoi valori. L’insegnamento della Chiesa resta fermo sul fatto che gli atti omosessuali siano immorali e violino la legge naturale e quella divina. Ma la Chiesa insegna anche il messaggio cristiano di rispetto, compassione e sensibilità. Le persone omosessuali hanno bisogno di aiuto, comprensione e amore come tutti coloro che si sforzano di diventare membri del Regno di Dio». E sulla normativa specifica i vescovi, rifacendosi al Vangelo, affermano: «L’uccisione non può essere presa a modello di un approccio cristiano alla questione. L’introduzione della pena di morte e dell’imprigionamento per atti omosessuali colpisce le persone invece di cercare di aiutarle».


Quando avremo una informazione degna di un paese civile, che non ci tratta da minus habentes, minori in continua necessità di essere indottrinati dal maestro di turno? «Sapere aude»! ci ricorda il grande Kant. Sapere non coincide con la accettazione supina delle fregnacce con cui ci vogliono fare stare dalla parte dei maitres à penser di casa nostra o di lobbies straniere. Un tweet in questi giorni ricordava: «Da direzione centrale - Reuters ha “ordine” di confezionare e pubblicare esclusivamente “contro il Vaticano” - IOR/Gay etc». Domanda inquietante: che non siano ancora finiti i tempi del Grande Fratello di Orwelliana memoria?
Autore: Mangiarotti, Don Gabriele  Curatore: Saro, Luisella
Fonte: CulturaCattolica.it

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