domenica 9 febbraio 2014

ILLUSI DAL RIFIUTO DEI PROPRI LIMITI .Rischiose scorciatoie di fronte alla realtà


Al di là dell’emer­genza economica e politica che non ci abbandona, nonostante alcuni timidi segnali di ripresa della vita comune, restano le grandi questioni antropologiche e sociali che scaturiscono da quel complesso di esigenze ed evidenze elementari e ineludibili che costituiscono il cuore dell’uomo in ogni circostanza e lo proiettano nel rapporto con la realtà. Ed è proprio nel rapporto dell’uomo con la realtà – la coscienza di sé e del mondo di cui egli solo è portatore nel cosmo – che si misurano queste domande e i tentativi di risposta a esse.
  Le tre questioni attorno alle quali si è riacceso un dibattito pubblico – il caso Stamina, la legalizzazione di alcune droghe e il matrimonio tra persone dello stesso sesso – pur apparentemente irrelate, nascondono un tentativo condiviso, quello di rispondere a un bisogno individuale, relazionale e politico diffuso: vincere l’impotenza dell’uomo di fronte ai propri limiti. La malattia inguaribile mostra sia il limite delle scienze mediche nella loro capacità terapeutica che quello del paziente e dei suoi cari nel riconoscere un senso per la vita anche alla sofferenza e alla morte.
  L’evasione dalla 'prigionia' della dura realtà quotidiana attraverso gli stupefacenti denuncia il limite di giovani e adulti nell’assumersi il mestiere del vivere e le responsabilità verso se stessi e gli altri. La vicenda del 'matrimonio omosessuale' fa trasparire il limite culturale del nostro tempo nel riconoscere e valorizzare una differenza-relazione, quella uomo-donna, che ci è data come compito drammatico e luminoso dell’umano e non come scelta di 'genere', ed evidenzia quello giuridico nel garantire a ciascun cittadino i diritti fondamentali di tutti senza una (impossibile) estensione di tutti i diritti particolari a ogni
 cittadino.
  Il tentativo cui stiamo assistendo è quello di affrontare il bisogno reale che scaturisce da questi limiti con una promessa che è un’illusione. Non è realistica, perché censura alcuni fattori della vita (biologici, psicologici, affettivi, generazionali e sociali), dando l’impressione che il limite umano sia superabile scavalcando questi fattori, anziché farsene carico e affrontarli a campo aperto. Così, i maestri dell’illusione offrono una scorciatoia (rischiosa) per la terapia a base di cellule staminali che abbrevia l’attesa di un trattamento di provata efficacia saltando, a quanto risulta, il percorso scientifico, clinico ed etico richiesto dalla realtà della sperimentazione sull’uomo. Altri di questi (cattivi) maestri intendono far uscire dalla clandestinità talune droghe, generando l’illusione che, una volta legalizzate, la loro presunta 'leggerezza' le renda un antidoto contro la diffusione di più pericolosi stupefacenti, un dato che non trova riscontro nella realtà della tossicodipendenza.
  Infine, vi è chi propone di arginare l’esodo delle relazioni affettive di coppia dall’istituzione del matrimonio e la fuga dall’irriducibile drammaticità della vita sessuale equiparando di diritto quello che la realtà della differenza uomo-donna e della generazione umana non consente di fatto.
  Ma la realtà è ostinata e ciò che cerchiamo di nascondere sotto la coperta di una facile pietà per la sofferenza fisica, il disagio sociale e la crisi della famiglia riaffiora dietro l’angolo, generando delusione nei confronti della ricerca scientifica e della medicina, del percorso educativo dei giovani e di recupero dei tossicodipendenti al compito del vivere, e della ricerca di un giusto equilibrio tra i (diversi) diritti del singolo, delle convivenze stabili e delle coppie coniugali.
 
avvenire.it

Nessun commento: