mercoledì 12 febbraio 2014

Oltre Facebook la sfida dell’incontro

 

 

I
giovani non vivono tutti nella stes­sa situazione. C’è chi sta studiando per un diploma, ma anche chi ha i­niziato a lavorare (e di questi tempi è fortunato). C’è chi studia all’università o la frequenta all’estero, ma anche chi l’ha terminata e sta cercando un lavo­ro. C’è anche chi si è sposato da poco e ora aspetta un bambino.
  Sono diverse le situazioni che vivono i giovani e i luoghi dove stanno. Han­no in comune l’età ma anche le gran­di possibilità ed opportunità che la so­cietà di oggi offre loro. Tra i giovani ci sono i nativi digitali, ci sono gli uten­ti più numerosi dell’immenso mondo di Internet e dei social network. Quel­li che hanno familiarità con il web, con LinkedIn, Facebook, Twitter, Instagram, Pinterest, Google+ ed altri ancora. Co­municano, si tengono in contatto e
condividono files, documenti, foto, vi­deo. È uno spazio grande e immenso che non va ignorato, ma conosciuto bene, in modo particolare da chi ha un ruolo come educatore.
  Il Papa stesso afferma l’importanza di questi nuovi strumenti. Nel suo mes­saggio per la prossima Giornata mon­diale delle comunicazioni sociali, ri­conosce che questi mezzi «possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni agli altri» e che «comunicare bene ci aiuta ad essere più vicini» e «più u­niti ». Ma parla anche del rischio che «alcuni media ci condizionino al pun­to da farci ignorare il nostro prossimo reale». Non basta essere connessi, «oc­corre che la connessione sia accompa­gnata dall’incontro vero».
  È necessario, allora, riconoscere l’im­portanza della relazione a tu per tu tra persone, facendo diventare questi spa­zi degli strumenti per rafforzarla, non
 per sostituirla. «Dobbiamo recuperare un certo senso di lentezza e di calma. Questo richiede tempo e capacità di fa­re silenzio per ascoltare – afferma an­cora il Papa –. La persona esprime pie­namente se stessa (…) quando sa di essere davvero accolta».
  In questa settimana si sta svolgendo a Genova il Convegno nazionale di pa­storale giovanile dove si parla di cura educativa. Stare e saper stare con i gio­vani è condizione importante per es­sere educatori. Essere presenti nei loro spazi digitali, certamente, ma prima di tutto saper stare con loro nella realtà, condividendo paure, attese e speranze presenti nel loro cuore. Occuparsi di loro, avere del tempo per stare con lo­ro, vivere in relazione con loro è un bel modo per dire che la vita è importan­te e per aiutarli a prenderla sul serio. 
DON MARCO SAIANI

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