Per
accompagnare la nascita al cielo di Eugenio Corti e partecipare all’addolorata attesa
di rivederlo della moglie e dei suoi cari, mi sono soffermato sulle prime
pagine de “Il cavallo rosso”.
Sullo sfondo
lontano ma incombente della Storia con tutte le sue tragiche possibilità compaiono
tre personaggi: un padre, un figlio e un cavallo rosso.
A ben vedere qui è adombrato il solo modo di osservare l’immensa
vicenda che ne scaturirà. Tenere gli occhi fissi su Colui che della Storia è il
Signore. Non un burattinaio, ma una Presenza carica di pietà per l’interminabile
dolore che gli uomini causano agli uomini, per la crudeltà senza
giustificazione (Auschwitz, i Gulag) e per quella che viene spacciata come giustizia
(Hiroshima, Dresda).
Sullo sfondo dell’orrore, il Dio unitrino, nucleo incandescente di
amore, circonda da ogni parte il male con il bene. Si profila così il mistero dell’Onnipotenza di
Dio che sceglie di farsi Impotente sulla Croce. L’amore si svuota per accompagnare
la libertà dell’uomo e salvarla, “ingoiando la morte ed il peccato per la
vittoria” (cf 1Cor 15,55)
Nel grande
romanzo di Corti appaiono in filigrana il Libro della Genesi e l’Apocalisse. Comprendiamo
bene allora che la scelta del modo di raccontare la Storia non dipende soltanto
dalle opzioni ideologiche dello scrittore, ma anche da un criterio oggettivo di
narrabilità.
Per Corti solo
Dio non censura, solo Dio permette la piena narrabilità della storia, solo in
Dio le contraddizioni del cuore umano vengono abbracciate da un Disegno buono.
Così i dolori e perfino gli orrori aprono all’impossibile speranza, il più
pacificante tra tutti i sentimenti umani.
Il Dio di Gesù Cristo infatti si è compromesso con la
storia, si è impastato con tutto l’umano per rendere partecipe l’uomo della Sua
vita senza fine.
È questo il “commercium”,
lo scambio d’amore nuziale tra Cristo sposo e la Chiesa sposa, sacramento
efficace dell’amore di Dio per tutta l’umana famiglia, voluta ed accompagnata
non astrattamente ma nelle singolarità di ciascuno dei suoi membri.
Corti lascia così, con il suo grande romanzo epico e con
tutta la sua produzione letteraria, un’eredità preziosa che ora sta a noi far
fruttificare.
+ Angelo Card. Scola
Arcivescovo
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