venerdì 14 febbraio 2014

Il Papa spiega ai prof come non isolarsi dal mondo

Ieri il Santo Padre è intervenuto alla Congregazione per l'Educazione Cattolica. Ricordando ciò che caratterizza le scuole e le università che nascono dall'esperienza cristiana: «Tendere allo sguardo che Cristo ha introdotto per ogni uomo»
Se in questo momento nessuno in Italia sembra ricordarsi dell'importanza decisiva dell'educazione cattolica, ecco che Papa Francesco – ancora una volta – prende tutti in contropiede. Oggi (ieri, ndr) nel suo breve e incisivo intervento alla plenaria della Congregazione per l'Educazione Cattolica ha ricordato che le scuole e le università che nascono dall'esperienza cristiana offrono a tutti, credenti e non, «una proposta educativa che mira allo sviluppo integrale della persona e che risponde al diritto di tutti di accedere al sapere e alla conoscenza». È questo infatti lo scopo per cui esistono le scuole, qualunque scuola: far crescere la personalità dei ragazzi introducendo ciascuno di essi al meglio di ciò che hanno trovato le generazioni che ci hanno preceduto, dall'antichità ad oggi, in tutti gli aspetti della conoscenza, dalle arti alle scienze alla letteratura. Una scuola che nasce dall'esperienza cristiana ha un'ipotesi educativa singolare, la quale non è un'ideologia o una nuova teoria pedagogica, ma nasce e tende continuamente allo sguardo che Cristo stesso ha introdotto nel mondo come possibilità per ogni uomo. Essa quindi, come ha detto Francesco, è chiamata ad offrire a tutti «con pieno rispetto della libertà di ciascuno e dei metodi propri dell'ambiente scolastico, la proposta cristiana, cioè Gesù Cristo come senso della vita, del cosmo e della storia». Educazione non è uguale a tecnica formativa, neppure è sufficiente un certo tipo di preparazione disciplinare: «Educare è un atto d'amore, è dare vita». È un'esperienza di comunicazione di sé, e implica la persona dell'educatore fino in fondo: «l'amore è esigente, chiede di impegnare le migliori risorse, di risvegliare la passione e mettersi in cammino con pazienza insieme ai giovani». 
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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA DELLA
CONGREGAZIONE PER L'EDUCAZIONE CATTOLICA
(DEGLI ISTITUTI DI STUDI)
Sala Clementina
Giovedì, 13 febbraio 2014

Signori Cardinali,
Venerati fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio,
cari fratelli e sorelle, 
 
rivolgo un particolare benvenuto ai Cardinali e Vescovi nominati di recente Membri di questa Congregazione, e ringrazio il Cardinale Prefetto per le parole con cui ha introdotto questo incontro.
I temi che avete all’ordine del giorno sono impegnativi, come l’aggiornamento della Costituzione apostolica Sapientia christiana, il consolidamento dell’identità delle Università cattoliche e la preparazione degli anniversari che cadranno nel 2015, cioè il 50° della Dichiarazione conciliare Gravissimum educationis e il 25° della Costituzione apostolica Ex corde Ecclesiae. L’educazione cattolica è una delle sfide più importanti della Chiesa, impegnata oggi a realizzare la nuova evangelizzazione in un contesto storico e culturale in costante trasformazione. In questa prospettiva vorrei richiamare la vostra attenzione su tre aspetti.
Il primo aspetto riguarda il valore del dialogo nell’educazione. Di recente, avete sviluppato il tema dell’educazione al dialogo interculturale nella scuola cattolica con la pubblicazione di uno specifico documento. In effetti, le scuole e le Università cattoliche sono frequentate da molti studenti non cristiani o anche non credenti. A tutti le istituzioni educative cattoliche offrono una proposta educativa che mira allo sviluppo integrale della persona e che risponde al diritto di tutti di accedere al sapere e alla conoscenza. Ma a tutti ugualmente sono chiamate ad offrire, con pieno rispetto della libertà di ciascuno e dei metodi propri dell’ambiente scolastico, la proposta cristiana, cioè Gesù Cristo come senso della vita, del cosmo e della storia.
Gesù iniziò ad annunciare la buona novella nella “Galilea delle genti”, crocevia di persone diverse per razza, cultura e religione. Tale contesto assomiglia per certi versi al mondo di oggi. I profondi cambiamenti che hanno portato al diffondersi sempre più vasto di società multiculturali domandano a quanti operano nel settore scolastico e universitario di coinvolgersi in itinerari educativi di confronto e di dialogo, con una fedeltà coraggiosa e innovativa che sappia far incontrare l’identità cattolica con le diverse “anime” della società multiculturale. Penso con apprezzamento al contributo che offrono gli Istituti religiosi e le altre istituzioni ecclesiali con la fondazione e la gestione di scuole cattoliche in contesti di accentuato pluralismo culturale e religioso.
Il secondo aspetto riguarda la preparazione qualificata dei formatori. Non si può improvvisare. Dobbiamo fare seriamente. Nell’incontro che ho avuto con i Superiori Generali, ho sottolineato che oggi l’educazione è rivolta ad una generazione che cambia, e che quindi ogni educatore – e tutta la Chiesa che è madre educatrice – è chiamato a “cambiare”, nel senso di saper comunicare con i giovani che ha di fronte.
Vorrei limitarmi a richiamare i lineamenti della figura dell’educatore e del suo compito specifico. Educare è un atto d’amore, è dare vita. E l’amore è esigente, chiede di impegnare le migliori risorse, di risvegliare la passione e mettersi in cammino con pazienza insieme ai giovani. L’educatore nelle scuole cattoliche dev’essere anzitutto molto competente, qualificato, e al tempo stesso ricco di umanità, capace di stare in mezzo ai giovani con stile pedagogico, per promuovere la loro crescita umana e spirituale. I giovani hanno bisogno di qualità dell’insegnamento e insieme di valori, non solo enunciati, ma testimoniati. La coerenza è un fattore indispensabile nell’educazione dei giovani. Coerenza! Non si può far crescere, non si può educare senza coerenza: coerenza, testimonianza.
Per questo l’educatore ha bisogno egli stesso di una formazione permanente. Occorre dunque investire affinché docenti e dirigenti possano mantenere alta la loro professionalità e anche la loro fede e la forza delle loro motivazioni spirituali. E anche in questa formazione permanente mi permetto di suggerire la necessità dei ritiri e degli esercizi spirituali per gli educatori. E’ bello fare corsi su questo e quell’argomento, ma anche è necessario fare corsi di esercizi spirituali, ritiri, per pregare! Perché la coerenza è uno sforzo, ma soprattutto è un dono e una grazia. E dobbiamo chiederla!
Un ultimo aspetto concerne le istituzioni educative, cioè le scuole e le Università cattoliche ed ecclesiastiche. Il 50° anniversario della Dichiarazione conciliare, il 25° della Ex corde Ecclesiae e l’aggiornamento della Sapientia christiana ci inducono a riflettere seriamente sulle numerose istituzioni formative sparse in tutto il mondo e sulla loro responsabilità di esprimere una presenza viva del Vangelo nel campo dell’educazione, della scienza e della cultura. Occorre che le istituzioni accademiche cattoliche non si isolino dal mondo, ma sappiano entrare con coraggio nell’areopago delle culture attuali e porsi in dialogo, consapevoli del dono che hanno da offrire a tutti.
Carissimi, quello dell’educazione è un grande cantiere aperto, nel quale la Chiesa è da sempre presente con istituzioni e progetti propri. Oggi occorre incentivare ulteriormente questo impegno a tutti i livelli e rinnovare il compito di tutti i soggetti che vi sono impegnati, nella prospettiva della nuova evangelizzazione. In questo orizzonte vi ringrazio per tutto il vostro lavoro, e invoco per intercessione della Vergine Maria la costante assistenza dello Spirito Santo su di voi e sulle vostre iniziative. Vi domando per favore di pregare per me e per il mio ministero, e di cuore vi benedico. Grazie!


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