domenica 16 febbraio 2014

«Dobbiamo dire la verità a noi stessi, quella che viene dal cuore»

Francesco e i bambini dell'Infernetto
FRANCESCO E I BAMBINI DELL'INFERNETTO

In visita alla parrocchia dell'Infernetto, Bergoglio detta il decalogo anti-menzogne. Incontri con i bambini e i malati, e confessioni


«Dobbiamo dire la verità a noi stessi, anche se non è facile perché cerchiamo sempre di coprirci». Avverte il Papa: «Non sporca l’anima quello che prendiamo da fuori, ma quello che viene da dentro, dal cuore. Non dobbiamo pensare se la nostra anima è pulita o sporca ma cosa c’è dentro il nostro cuore, cosa c’è dentro di noi che nessun altro sa». Ha confessato come un parroco e ha ascoltato disagi e aspettative della gente del quartiere come un normale prete di strada. Francesco ha esortato oggi i fedeli della parrocchia dell’Infernetto ad un esame di coscienza, libero da sensi di colpa, per avviare un nuovo cammino nella vita cristiana.


«Credo che ci farà bene oggi pensare non se la mia anima è pulita o sporca. Ma cosa c’è nel mio cuore.Cosa ho dentro che io so di avere e nessun’altro lo sa. Dire la verità a noi stessi. Non è facile sempre perché cerchiamo di coprirci, cioè che non venga fuori quello che abbiamo dentro». «Gesù ha detto che non sporca l’anima quello che noi prendiamo da fuori ma quello che viene dentro, dal tuo cuore». Intorno a questo pensiero, il Papa ha svolto la sua omelia nella messa celebrata nella parrocchia di San Tommaso Apostolo, nel quartiere romano dell’Infernetto, nella quale ha anche ripreso il concetto, ripreso questa mattina all’Angelus, che si può uccidere anche con le parole e con la «calunnia» verso i fratelli. Francesco ha invitato a interrogarsi su chi amiamo e chi odiamo: «C’è nel mio cuore - ha chiesto - un atteggiamento di perdono per quelli che mi hanno offeso, o invece di vendetta?».


Il Papa ha anche ricordato che a volte non si vuol guardare in faccia «la verità che abbiamo in noi stessi perché ci vergogniamo, quando ci troviamo in una situazione che non è come Dio la vuole». Rileggendo il brano del Vangelo che aveva letto questa mattina all’Angelus, Bergoglio ha commentato: «Chiunque insulta il suo fratello, odia il suo fratello, costui uccide il suo fratello nel suo cuore. Chiunque chiacchiera contro il suo fratello uccide nel suo cuore, noi forse non ci accorgiamo di questo e sparliamo dell’uno o dell’altro, di questo o di quello, ma questo è uccidere e per questo è importante conoscere cosa c’è dentro di me, cosa succede nel mio cuore perché se uno capisce il suo fratello ama e perdona, capisce ed è paziente».


Il Pontefice ha quindi invitato i parrocchiani a chiedere: «Due grazie, la prima conoscere cosa c’è nel mio cuore e non vivere ingannati, e la seconda grazia fare quello di buono che c’è nel nostro cuore, non fare il male e ricordarsi che le parole uccidono». Francesco ha anche ricordato che «il peccato di diffamazione e il peccato di calunnia non sono stati tolti dal decalogo».  Acclamato da 10mila persone festanti, Francesco è arrivato alla parrocchia di San Tommaso Apostolo, all’Infernetto, nell'estrema parte sud-ovest di Roma, proseguendo quella che è ormai la "predicazione delle periferie" che lui sta mettendo al centro del pontificato. Sceso dalla macchina, Bergoglio ha abbracciato il cardinale vicario Agostino Vallini e ha salutato l’ausiliario di zona Paolo, mentre le campane della parrocchia suonavano a distesa.


Prima di celebrare la messa il Papa ha avuto incontri con diversi gruppi parrocchiali e ha confessato alcune persone. «Grazie tante per le mani e per i piedi, perché si cammina con le mani e si applaude con i piedi, o no? No. Però c’è gente che fa così», ha scherzato il Pontefice incontrando i bambini del catechismo per la comunione e la cresima.«Tante volte -ha osservato il Papa- anche noi sbagliamo, sbagliamo nel modo in cui amare Gesù, allora vi dico un segreto per amare Gesù: per amare Gesù bisogna farsi amare da Lui, avete capito? È Lui che fa il lavoro e non noi, è Lui che ci cerca». Bergoglio, quindi, ha invitato i bambini a ripetere con lui le frasi che aveva appena spiegato e ha concluso: «Se ci lasciamo amare non sbagliamo mai, non dimenticatelo perché la vita è difficile e dobbiamo fare tante cose».


Prima del saluto del Papa, gli hanno rivolto brevi messaggi tre bimbi (Giulia, Tommaso e Sophie) e tutti e tre hanno detto ad alta voce il giorno in cui sono stati battezzati rispondendo in questo modo al «compito per casa» che spesso Francesco fa ai fedeli, cioè di scoprire qual è la data del proprio battesimo. «Vorremmo darti una mano a far conoscere Gesù a tutti, anche a chi ci offende. Noi prendiamo questo impegno e tu però non dimenticarti dei bambini della parrocchia di San Tommaso Apostolo- ha spiegato al Papa un bambino-. Quando si prende un impegno si batte il 5». Nella visita alla parrocchia. Francesco ha ricavato anche lo spazio di tempo per confessare cinque fedeli. Un’attenzione particolare anche per i malati, gli anziani e i disabili: proprio nei locali della parrocchia, tra l’altro, si tengono le attività di "Happy time" una associazione formata da famiglie di ragazzi con diversi tipi di disabilità. Prima della celebrazione della messa, Francesco ha parlato con i membri del consiglio pastorale. Durante l’offertorio, è stato presentatio al Papa "un aiuto concreto per i poveri che- spiega il parroco- vedrà lui poi come utilizzare".

Soltanto 400 persone sono riuscite a entrare nella chiesa, inaugurata lo scorso anno in sostituzione della prima parrocchia di cui ricorre il 50esimo anniversario. La gran parte dei fedeli del quartiere, che conta oltre 20mila abitanti, ha seguito la messa nel piazzale antistante la chiesa dove è stato montato un maxischermo. L'Infernetto, ex borgata romana affacciata sulla Cristoforo Colombo verso Ostia, oggi è un un elegante quartiere residenziale con villette a schiera ma con al suo interno sacche di emarginazione e povertà. Francesco ha scelto questo angolo della capitale per la sua quinta visita a una parrocchia romana, quella di San Tommaso Apostolo. «Il quartiere - tiene a precisare il parroco, don Antonio D'Errico - non ha nulla a che fare con questioni legate al diavolo, al demoniaco», ma prende il suo nome dal fatto che «qui c'erano le carbonaie e quindi all'inizio del secolo scorso le persone che vi lavoravano uscivano dal lavoro nere, nere di fuliggine per avere toccato il carbone. Chiunque vedeva gli operai diceva: "Questi vengono da un inferno” e "un piccolo inferno ci sarà lì”». A dispetto del suo nome, comunque l'Infernetto, ricorda don D'Errico, è uno dei quartieri più giovani della diocesi, ha più di 130 battesimi l'anno, e aumentano sempre più i bimbi che fanno la comunione.
 

«In questo nostro quartiere di ceto medio-alto - puntulizza il parroco- la periferia che può incontrare il Papa è proprio quella di chi rischia di isolarsi nelle proprie case, di chiudersi nel guscio di casa e non interessarsi neanche del vicino. Ci sono certamente dei poveri in questo quartiere, poveri che vi abitano da molto tempo e tanti pensionati "provati" dalle tasse. E poi c'è l'immigrazione. C'è una grande comunità, che è quella proveniente dallo Sri Lanka, ma c'è anche tanta presenza di abitanti, cittadini provenienti dalla Romania». La parrocchia assiste i poveri a Roma, e contribuisce al mantenimento di una scuola per infermieri e un ospedale in Congo, ha costruito un asilo in Albania e contribuito all'aiuto per la costruzione di una Chiesa in Costa d'Avorio. Sostiene inoltre i bambini assistiti a Betlemme dalle Suore della Carità. GIACOMO GALEAZZI

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