mercoledì 12 febbraio 2014

Scola: laicità non significa rinunciare al proprio volto

Il cardinale: il nostro essere uomini e donne verità che non annulla il diritto di alcuno

Nella «società plurale» d’oggi, «laicità» non è «ri­nuncia al proprio volto». E il riferimento «alla bellezza e alla verità» del nostro essere uomini e donne, «non annulla il diritto di alcuno», ha detto il car­dinale Angelo Scola presiedendo ieri pomeriggio la Mes­sa per la Giornata del malato nella chiesa di Santa Maria di Lourdes. Come rispondere, allora, all’ansia e allo smar­rimento dell’uomo postmoderno, «che cerca anche quando si ribella a Dio e non ama la Chiesa?». «Educan­do uomini e donne, fin dalla prima infanzia, ad acco­gliere il mistero che ci abbraccia», ha affermato l’arcive­scovo ieri sera in Duomo, celebrando la Messa nel nono anniversario della morte di don Luigi Giussani, nel 32° del riconoscimento pontificio della Fraternità di Cl e nel 60° della nascita del movimento.
  Nel saluto finale in Cattedrale, Scola addita l’attualità del carisma e della passione educativa di Giussani. E invita a rispondere allo «smarrimento» dell’uomo d’oggi chia­mando a «riscrivere, ripensare, rivivere nel nostro tempo» i «fondamenti del vivere»: «L’amore, la differenza sessuale, il procreare, l’educare; il perché lavoriamo; perché una so­cietà plurale è più ricca di una società monolitica; come pos­siamo incontrarci per costruire la vita buona nella società civile, cercare la giustizia, rinnovare l’economia e la finan-
 za», e affrontare il 'caso serio', decisivo, della malattia, del dolore, della morte. Temi presenti anche nella riflessione offerta in Santa Maria di Lourdes (si veda servizio qui sot­to). «Che cosa stupenda la vita, dal concepimento fino al suo termine naturale». Anche «nella vecchiaia». Anche «nel­la malattia». È perché crediamo nel Dio amore che «noi cristiani amiamo la vita, sempre, amiamo i bambini», e «guardiamo con preoccupazione al gelo demografico che attanaglia l’Europa», che ne condizionerà il futuro e chia­ma «a stare larghi in un’accoglienza equilibrata». E chie­diamo – ha sottolineato poi – il rispetto della verità e della bellezza dell’umano, dell’essere donne e uomini, che «non annulla il diritto di nessuno». Nella propria vita e nel cam­mino della storia, il cristiano riconosce un disegno d’a­more. Da vivere, testimoniare, condividere. Anche «nella società plurale d’oggi. Dove molti dicono di non poter cre­dere. E domandano, a volte in maniera non pertinente, che per promuovere la convivenza si rinunci al proprio volto per non turbare gli altri. Ma non è questa, la laicità». La so­cietà plurale chiede una laicità «che sa rispettare il volto di ciascuno per costruire la vita buona». Laicità, bene comu­ne, immigrazione, 'grammatica dell’umano': temi che Scola aveva toccato il 4 febbraio scorso intervenendo in Consiglio regionale.Affollata la chiesa di via Induno.
Il saluto di don Carrón al cardinale Scola.
   Così il Duomo, dove – fra gli altri – ha concelebrato don Julian Carron, presidente
 della Fraternità di Cl. «Dal carisma di don Giussani, vissu­to nella Chiesa, scaturisce un amore grato e responsabile a Cristo», ha detto Scola in omelia, additando la via dell’u­nità e della missione. Che – insegna ilMagnificat – chiede la virtù dell’umiltà. Da cui nasce una «maturità» che «do­manda di lasciar essere l’altro come altro. Questo avviene nella Vita intima della Trinità, e così può avvenire per gra­zia e libertà in famiglia, a scuola, nella comunità cristiana, nella vita civile in tutte le sue espressioni. La superbia ren­de impermeabili all’altro, finisce per diventare solitudine cattiva. L’umiltà, invece, genera fedeli lieti e costruttivi e, come diceva Péguy, li rende 'i più civici tra gli uomini'. Questo ha insegnato fino all’ultimo respiro don Giussani».   LORENZO ROSOLI 
La riflessione 
  Società plurale, bene comune, passione educativa, umiltà come fondamento della virtù civica: sono alcuni fra i temi toccati dall’arcivescovo nelle omelie delle Messe per la Giornata del malato, in Santa Maria di Lourdes, e in Duomo per l’anniversario della morte di don Giussani



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