Nella «società plurale» d’oggi, «laicità» non è «rinuncia al proprio volto». E il riferimento «alla bellezza e alla verità» del nostro essere uomini e donne, «non annulla il diritto di alcuno», ha detto il cardinale Angelo Scola presiedendo ieri pomeriggio la Messa per la Giornata del malato nella chiesa di Santa Maria di Lourdes. Come rispondere, allora, all’ansia e allo smarrimento dell’uomo postmoderno, «che cerca anche quando si ribella a Dio e non ama la Chiesa?». «Educando uomini e donne, fin dalla prima infanzia, ad accogliere il mistero che ci abbraccia», ha affermato l’arcivescovo ieri sera in Duomo, celebrando la Messa nel nono anniversario della morte di don Luigi Giussani, nel 32° del riconoscimento pontificio della Fraternità di Cl e nel 60° della nascita del movimento.
Nel saluto finale in Cattedrale, Scola addita l’attualità del carisma e della passione educativa di Giussani. E invita a rispondere allo «smarrimento» dell’uomo d’oggi chiamando a «riscrivere, ripensare, rivivere nel nostro tempo» i «fondamenti del vivere»: «L’amore, la differenza sessuale, il procreare, l’educare; il perché lavoriamo; perché una società plurale è più ricca di una società monolitica; come possiamo incontrarci per costruire la vita buona nella società civile, cercare la giustizia, rinnovare l’economia e la finan- za», e affrontare il 'caso serio', decisivo, della malattia, del dolore, della morte. Temi presenti anche nella riflessione offerta in Santa Maria di Lourdes (si veda servizio qui sotto). «Che cosa stupenda la vita, dal concepimento fino al suo termine naturale». Anche «nella vecchiaia». Anche «nella malattia». È perché crediamo nel Dio amore che «noi cristiani amiamo la vita, sempre, amiamo i bambini», e «guardiamo con preoccupazione al gelo demografico che attanaglia l’Europa», che ne condizionerà il futuro e chiama «a stare larghi in un’accoglienza equilibrata». E chiediamo – ha sottolineato poi – il rispetto della verità e della bellezza dell’umano, dell’essere donne e uomini, che «non annulla il diritto di nessuno». Nella propria vita e nel cammino della storia, il cristiano riconosce un disegno d’amore. Da vivere, testimoniare, condividere. Anche «nella società plurale d’oggi. Dove molti dicono di non poter credere. E domandano, a volte in maniera non pertinente, che per promuovere la convivenza si rinunci al proprio volto per non turbare gli altri. Ma non è questa, la laicità». La società plurale chiede una laicità «che sa rispettare il volto di ciascuno per costruire la vita buona». Laicità, bene comune, immigrazione, 'grammatica dell’umano': temi che Scola aveva toccato il 4 febbraio scorso intervenendo in Consiglio regionale.Affollata la chiesa di via Induno.
Così il Duomo, dove – fra gli altri – ha concelebrato don Julian Carron, presidente della Fraternità di Cl. «Dal carisma di don Giussani, vissuto nella Chiesa, scaturisce un amore grato e responsabile a Cristo», ha detto Scola in omelia, additando la via dell’unità e della missione. Che – insegna ilMagnificat – chiede la virtù dell’umiltà. Da cui nasce una «maturità» che «domanda di lasciar essere l’altro come altro. Questo avviene nella Vita intima della Trinità, e così può avvenire per grazia e libertà in famiglia, a scuola, nella comunità cristiana, nella vita civile in tutte le sue espressioni. La superbia rende impermeabili all’altro, finisce per diventare solitudine cattiva. L’umiltà, invece, genera fedeli lieti e costruttivi e, come diceva Péguy, li rende 'i più civici tra gli uomini'. Questo ha insegnato fino all’ultimo respiro don Giussani». LORENZO ROSOLI
La riflessione
Società plurale, bene comune, passione educativa, umiltà come fondamento della virtù civica: sono alcuni fra i temi toccati dall’arcivescovo nelle omelie delle Messe per la Giornata del malato, in Santa Maria di Lourdes, e in Duomo per l’anniversario della morte di don Giussani
Società plurale, bene comune, passione educativa, umiltà come fondamento della virtù civica: sono alcuni fra i temi toccati dall’arcivescovo nelle omelie delle Messe per la Giornata del malato, in Santa Maria di Lourdes, e in Duomo per l’anniversario della morte di don Giussani
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