Sabato e Domenica prossime oltre 120 mila persone sono attese in piazza San Pietro per la Giornata dei movimenti, delle nuove comunità, delle associazioni e aggregazioni laicali. “Io credo, aumenta in noi la fede” è il titolo dell’iniziativa che nasce nell’ambito dell’Anno della Fede e su proposta del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione. Momenti culminanti la Veglia di Pentecoste, il Sabato, e il giorno successivo la Messa, presiedute da Papa Francesco. Tra i partecipanti anche l’Azione cattolica italiana. Debora Donnini ha chiesto al presidente, Franco Miano, come si stanno preparando a questo incontro.
R. – Ci stiamo preparando nello spirito dell’Anno della Fede, che è lo spirito di mettersi in cammino e, in questo caso, quello spirito che ci porta all’incontro con Papa Francesco, particolarmente atteso, data la novità di questa figura bella, che ci sta richiamando alle cose essenziali. Questo mi sembra il sentimento principale. C’è tanta gioia di riprendere in mano ciò che conta di più per la fede e per la vita insieme. La famiglia della grande comunità, che è la Chiesa, è tutta rappresentata intorno al Papa. In questo senso, quindi, è un momento veramente bello di comunione.
D. – E’ importante il legame con la Pentecoste, con lo Spirito Santo, che suscita carismi, suscita anche testimonianze di fede molto forti...
R. – Noi pensiamo che lo Spirito guidi la Chiesa e, quindi, la Pentecoste è una giornata decisiva. L’esperienza dell’Azione Cattolica è un’esperienza che si fonda su un dono fondamentale, che è quello di essere con la Chiesa nella vita quotidiana delle nostre parrocchie, dei nostri Paesi, delle nostre città. Ci sentiamo, dunque, anche noi, come tutti, impegnati a vivere questa testimonianza di impegno laicale, con forte attenzione alla dimensione educativa, a partire dalla realtà concreta, da quella semplice dei luoghi dove il Signore ci chiama a vivere e a testimoniare la nostra fede.
A partecipare all'evento anche Comunione e Liberazione. Con quali sentimenti i membri del movimento si stanno preparando all’incontro? Debora Donnini lo ha chiesto a don Julian Carron, presidente della "Fraternità di Comunione e Liberazione"
R. – Ci stiamo preparando attraverso il desiderio di andare dal Papa per essere sostenuti nella fede in questo anno in cui il tema è proprio la fede.
D. – Nel ’98, c’era stato un momento molto importante, sempre nella Pentecoste, di incontro dei movimenti e delle nuove realtà ecclesiali con Giovanni Paolo II. Ci può essere in qualche modo un legame, un filo conduttore fra questi due momenti?
R. – A me sembra di sì. Nella diversità della loro natura, in fondo, si tratta di un incontro dei movimenti e delle realtà ecclesiali con il Papa. Quest’anno ha la peculiarità di essere nell’Anno della Fede, che è come aggiungere una consapevolezza più acuta di cosa voglia dire per la fede cattolica il legame con Pietro.
D. – Nella Pentecoste il grande “protagonista” è lo Spirito Santo. C’è, quindi, un legame molto forte tra lo Spirito Santo, i movimenti e le nuove realtà ecclesiali?
R. – Assolutamente sì, perché i movimenti e le realtà ecclesiali sono frutto della potenza dello Spirito. Il carisma è un dono dello Spirito Santo, dato alla Chiesa per il suo rinnovamento costante. Andiamo anche a chiedere allo Spirito Santo che le nostre vite possano essere rigenerate dalla nostra costante caduta umana, normale. Per questo, come in una sorta di pellegrinaggio, andiamo a chiedere questa grazia allo Spirito Santo, insieme a tutte le altre realtà ecclesiali, con il Papa.
D. – Oggi il Papa nella Messa a Santa Marta ha detto che è importante che ci siano cristiani con zelo apostolico, non "cristiani da salotto", senza il coraggio di dare fastidio alle cose troppe tranquille. Questo per Comunione e Liberazione cosa significa, anche in vista di questo incontro, della Pentecoste, dello Spirito Santo?
R. – Questo significa prima di tutto lasciarci rinnovare dalla potenza dello Spirito, perché noi possiamo portare questa diversità, possiamo veramente disturbare o perturbare l’ambiente in cui siamo, nella misura in cui ci siamo lasciati perturbare dalla potenza di Dio. Per poter rispondere a questo appello di Papa Francesco, dobbiamo noi essere diversi, perché questa creatura nuova, che Cristo è venuto a generare, possa mettere nella realtà questa diversità.
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