martedì 4 febbraio 2014

«Nella vita non voglio perdermi nulla» L'assemblea del Clu con don Julián Carrón

La copertina di ''Tracce'' di febbraio.
Incontrando centinaia di studenti universitari durante la sua visita annuale negli Stati Uniti, don Carrón ha «indirizzato ciascuno sulla sua via», pieni di curiosità e speranza per la presenza promettente che hanno incontrato (Da Traces)

Almeno 200 studenti universitari provenienti da ogni parte degli Stati Uniti e del Canada si sono ritrovati a New York per una Messa e un’assemblea con don Julián Carrón il 19 gennaio scorso. Questo fatto in sé e per sé spicca come l’aspetto più significativo delle poche ore che abbiamo trascorso insieme. Un desiderio intenso - che non si trova spesso tra gli studenti di oggi - ci ha spinto a riunirci ed era palese su ciascuno di quei volti attenti.

James da Toronto è stato il primo a porre una domanda. Ha chiesto come l’esperienza di un altro possa diventare anche la sua, poiché, come ha detto lui stesso: «Non voglio perdermi nulla». Partendo da qui don Carrón ha incentrato il discorso su questo bisogno urgente e umano di non perdersi o lasciarsi scappare qualsiasi esperienza bella nella vita. Facendo un paragone con l’innamoramento, don Carrón ha notato come tutti i nostri sforzi non siano sufficienti a far durare un rapporto per sempre. E allora dobbiamo chiederci: c’è qualcosa che può salvare ciò che amiamo? Oppure alla fine tutte le cose belle e fondamentali della vita sono destinate a dissolversi e sparire?

Farsi queste domande, ha proseguito, è importante non perché siamo cristiani, ma perché siamo esseri umani. Perciò, se siamo veri con noi stessi, ciascuno di noi deve trovare una risposta alla domanda che nulla può cancellare e a cui nessuna strategia può dare risposta.

Questa ricerca umana, ha detto ancora don Carrón, è l’avventura della vita. La vita inizia realmente nel momento in cui noi siamo curiosi, aperti a ogni barlume di risposta. Inoltre, solo attraverso questa ricerca l’esperienza dell’altro diventa interessante anche per noi. Giovanni e Andrea seguirono Gesù perché erano curiosi, e avevano incontrato qualcuno che prometteva una soluzione al loro bisogno umano. Analogamente per noi, per la nostra ricerca, ha sottolineato Carrón, una lezione non serve. E non serve nemmeno un gruppo o un’ideologia. Ciò che serve è l’essere curiosi davanti a ogni momento della vita quotidiana, per giudicare se l’esperienza di coloro che ci circondano suggerisce una risposta che ci consente di non perdere nulla. Questo metodo, diceva ancora Carrón, è semplice, facile, ed è l’unico modo per essere autenticamente umani.

Seguendo il suo stesso consiglio, don Carrón ha terminato la conversazione dopo aver posto il tema e aver risposto brevemente a varie domande. «Per oggi è abbastanza!», ha detto, lasciando a braccia alzate molti studenti che volevano ancora fare una domanda nella speranza di venire interpellati, ma questo mi ha colpito come un esempio pratico di ciò che avevamo appena sentito. Quando ritorno a casa ad affrontare la mia realtà quotidiana, non mi servono tanti pensieri e parole. Ciò che mi serve è l’aver incontrato delle persone che vivono in un modo nuovo e promettente. Già solamente la straordinaria unità di duecento persone così è stata sufficiente per rimettermi in cammino piena di entusiasmo e speranza. Il nostro radunarci insieme conteneva la chiara promessa di una risposta.

Nessun commento: