venerdì 7 febbraio 2014
Le Beatitudini di Gesù novità rivoluzionaria . Francesco: la povertà evangelica, una benedizione
La forza rivoluzionaria delle Beatitudini. È questo il filo rosso che guiderà il cammino dei giovani verso Cracovia 2016. Il Papa lo aveva preannunciato pubblicando i temi delle Gmg del 2014 e dei due anni seguenti. E ieri ha cominciato a dipanare quel filo, con il Messaggio per la Giornata che verrà celebrata su base diocesana nella prossima Domenica delle Palme. «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli». Così si intitola il testo che Avvenire pubblica integralmente e che giunge a qualche giorno di distanza dal Messaggio per la Quaresima, in cui Francesco esorta ad aver cura di ogni forma di povertà: materiale, morale e spirituale. La sottolineatura è presente anche nelle parole che il Pontefice rivolge ai giovani. Ma il messaggio della Gmg è ben più ampio e complessivo, poiché inserisce il discorso sulla povertà all’interno di un orizzonte di felicità, che è poi quello delle Beatitudini. Nella prima parte del Messaggio, infatti, Francesco sottolinea che esse «sono portatrici di una novità rivoluzionaria, di un modello di felicità opposto a quello che di solito viene comunicato dai media, dal pensiero dominante». Per la mentalità mondana, scrive il Papa, «è uno scandalo che Dio sia venuto a farsi uno di noi, che sia morto su una croce. Nella logica di questo mondo, coloro che Gesù proclama beati sono considerati “perdenti”, deboli. Sono esaltati invece il successo ad ogni costo, il benessere, l’arroganza del potere, l’affermazione di sé a scapito degli altri». La vera felicità invece, sta nel dire «no alla cultura del provvisorio, della superficialità e dello scarto», nello «smascherare e respingere le tante offerte “a basso prezzo”» che i giovani trovano intorno a loro. E in questo davvero le Beatitudini sono una bussola senza eguali. Dunque Francesco, subito dopo l’esperienza di Rio de Janeiro («una grande festa della fede e della fraternità») le riconsegna ai giovani, a partire da quella che dà il titolo al Messaggio.
Ma che cosa significa «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli»? Il Pontefice fa riferimento al «concetto ebraico di anawim, i “poveri di Iahweh”, che evoca umiltà, consapevolezza dei propri limiti, della propria condizione esistenziale di povertà. Gli anawim si fidano del Signore, sanno di dipendere da Lui». Ecco dunque che i poveri in spirito trasformano questa consapevolezza in nuovo stile di vita. «Anche per superare la crisi economica – annota il Papa – bisogna essere pronti a cambiare stile di vita, a evitare i tanti sprechi. Così come è necessario il coraggio della felicità, ci vuole anche il coraggio della sobrietà». Infine un invito: «Abbiamo tutti bisogno di conversione per quanto riguarda i poveri. Dobbiamo imparare a stare» con loro. «Incontriamoli, guardiamoli negli occhi, ascoltiamoli. I poveri sono per noi un’occasione concreta di incontrare Cristo stesso, di toccare la sua carne sofferente ». Un invito che contiene la forza rivoluzionaria delle beatitudini.
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