venerdì 7 febbraio 2014

IL CAMMINO VERSO CRACOVIA 2016 - COME SALTO NELLA GIOIA .

 


Le Giornate mondiali della gioventù fanno venire in mente il salto in al­to. Ogni volta l’asticella viene alza­ta, e ogni volta a chi partecipa è ri­chiesto un balzo maggiore. Questo è ciò che in passato hanno proposto Giovan­ni Paolo II e Benedetto XVI, questo è ciò che ora Francesco torna a chiedere ai giovani dei cinque continenti. Papa Bergoglio, nel Mes­saggio diffuso ieri per la Gmg di quest’anno (il primo con la sua firma), eleva ancora la mi­sura, portandola in pratica al livello di quella specie di record del mondo che sono le Bea­titudini. «Beati i poveri in spirito», «Beati i pu­ri di cuore», «Beati i misericordiosi». Il cam­mino che da Rio de Janeiro 2013 conduce ver­so Cracovia 2016 verrà scandito da questi 'sal­ti' nella dimensione alta della vita cristiana, che Francesco però non ha timore di indica­re come mete assolutamente alla portata dei suoi giovani amici.
  La forza del Messaggio sta proprio qui. Nel ri­baltamento di prospettiva che esso opera. Un ribaltamento a più livelli che, oltre tutto, ci fa capire quale sia la vera portata di quella che, in questo primo anno di pontificato, qualcu­no ha chiamato la 'rivoluzione di Francesco'. Rivoluzione radicale perché fondata sul Van­gelo (e in special modo sul suo cuore pulsan­te, costituito appunto dalle Beatitudini). E ri­voluzione che guarda in avanti, perché par­lando ai giovani Papa Bergoglio proietta tut­ta la Chiesa nel futuro, indicando le coordi­nate dell’itinerario da percorrere.
  Il resto viene di conseguenza. A partire da u­na sottolineatura di grande importanza in un tempo di crisi e di sfiducia diffusa come il no­stro. Il Messaggio, infatti, mettendo in primo piano la felicità, quella vera, opera un secon­do cambiamento prospettico. Il Vangelo dà gioia e si trasmette con la gioia, ci aveva già ricordato a più riprese Benedetto XVI nel cor­so del suo pontificato. E Francesco, Papa del­l’ Evangelii
 
  gaudium,
 ci ricorda che il cristia­nesimo non è certo rinunciare alla vita ma vi­vere in maniera più piena. Cioè più umile ed elevata. E allora, se in base ai criteri del mon­do sono «il successo ad ogni costo, il benes­sere, l’arroganza del potere, l’affermazione di sé a scapito degli altri» gli obiettivi da rag­giungere, secondo i criteri del cielo la busso­la orientatrice sta proprio nelle Beatitudini.
  Basta considerare proprio quella che dà tito­lo al Messaggio. Essere poveri in spirito, ri­corda il Pontefice, significa innanzitutto ac­quisire coscienza dei propri limiti, ricono­scersi umili davanti a Dio. E facendo tesoro di questa umiltà agire di conseguenza. Sia sul piano personale, sia nel contesto sociale e po­litico (nel senso più nobile della parola). Co­sì, «essere liberi nei confronti delle cose», cioè «cambiare stile di vita», è anche «rimedio per uscire dalla crisi». Prendersi cura dei poveri, dei disoccupati, degli emigrati e «imparare a guardarli negli occhi, a incontrarli, ad ascol­tarli » è dovere non solo dei singoli ma anche delle istituzioni. Perché, in definitiva, ciò che ancora una volta ci viene chiesto di ribaltare è il nostro sguardo sulle cose, per andare al­l’essenziale: non un avere di più, ma un esse­re
 di più. Ritorna qui l’immagine del salto in alto. E in­fatti a una esistenza orizzontale, fatta di sod­disfazioni materiali che non appagano, il Pa­pa chiede di giovani di sostituire una vita ver­ticale. «Aspirate a cose grandi». Non vi ac­contentate delle «offerte a basso prezzo che trovate intorno a voi». «È molto triste vedere una gioventù 'sazia' ma debole». Inviti e no­tazioni che aprono la strada a un ulteriore a­spetto della 'rivoluzione di Papa Francesco'. Mentre molti fanno i giovanilisti, ma di fatto sbarrano la strada alle nuove generazioni, o non ne promuovono adeguatamente l’inse­rimento nella società e nel mondo del lavo­ro, il Papa nei giovani ci crede davvero. Crede cioè che essi siano «in grado di assumere re­sponsabilità e affrontare le grandi sfide della vita». Nella sua rivoluzione, in sostanza, i gio­vani sono i ministri del futuro. O se si vuole, i campioni del mondo di salto in alto. MIMMO MUOLO 

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