Una modesta classe politica inetta su molte cose di cui si dovrebbe occupare con più sollievo per tutti si mette di buzzo buono a cancellare dai documenti pubblici la parola madre e la parola padre. Come se fosse un dettaglio. Con una furia ideologica da regime totalitario, senza nemmeno sognarsi di chiedere il permesso al popolo - unico vero proprietario delle parole. Su tutto questo naturalmente, il chiacchierone Presidente Napolitano non ha nulla da dire.
I totalitarismi iniziano sempre lavorando sulle parole. Hanna la chiamano "ebrea", il bambino lo chiamano "embrione", il ragazzo "balilla", la "mamma" genitore (anche se non ha generato), per trasformare o eliminare pezzi di realtà. Con un pensiero da cimici che si fa scudo di una presunta missione di difesa dei diritti umani (di chi?) questi solerti politicuzzi e burocrati procedono alla cancellazione di nomi (e di cose) senza accettare nessuna messa in crisi dai dati della realtà, dalla statistica, dalla storia, dalla cultura. Forti di cosa? Di potere e propaganda. E quelli che sono forti di potere e propaganda si chiamano solo in un modo: totalitari.
Indicano un referendum per sapere se il popolo vuole la cancellazione di quelle parole, se ci sono altri modi per difendere i diritti di tutti. Abbiano il coraggio che manca ai dittatorucci. Gli intellettuali, primi traditori, naturalmente parlano d'altro. Li pagano per quello. Ma tutto il loro potere e la loro propaganda infarcita di luoghi comuni e di banalità che velano i dati, non riuscirà a cancellare le parole e il loro senso. Forse spetterà come in altri regimi della storia agli umili e agli artisti non far morire il senso presente e futuro delle parole dalla cancellazione che il potere sempre cerca di ottenere.
dr
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