domenica 9 febbraio 2014

Ecco come vive il Papa emerito: sonate di Beethoven al pianoforte, passeggiate con i gatti e preghiera

Ratzinger il giorno della rinuncia
RATZINGER IL GIORNO DELLA RINUNCIA

Da un anno in Vaticano sono le dolci  note di uno spartito a scandire il tempo del sovrano «autoclaustrato», come lui stesso ama definirsi. Quando la sera lo sentono suonare il pianoforte, confida agli amici l’arcivescovo Georg Gänswein, è il segno che la giornata del «pensionato» 87enne Joseph Ratzinger è trascorsa in modo sereno.

Nel monastero «Mater Ecclesiae», il Papa emerito, come un  re in esilio, ha ricreato il suo cosmo di affetti e passioni: gli studi di teologia, il rosario recitato con il fidato segretario-figlio spirituale don Georg (che continua a chiamarlo «Santo Padre»), la convivenza quotidiana con le quattro Memores Domini che gestiscono l’appartamento, la corrispondenza da sbrigare, qualche visita e, appunto, l’amata musica. In particolare Mozart, Bach e Beethoven. Lucidissimo e in discreta forma fisica, vive in nascondimento e preghiera ispirandosi alla regola benedettina. A chi gli prospettava scenari da faide medioevali per la convivenza senza precedenti di due papi in Curia, Francesco ha chiarito a fine luglio nel colloquio con i giornalisti sul volo di ritorno da Rio: «È come avere il nonno in casa». Bergoglio non ha mai mancato di rivolgersi al predecessore con visite e telefonate per far tesoro del suo patrimonio di esperienza e per manifestargli il suo affetto.
Durante le ultime festività c’è stato uno scambio di visite. Francesco poco prima di Natale ha raggiunto Ratzinger nel suo «buen retiro» (accompagnato dal maggiordomo Sandro Mariotti, detto «Sandrone», che recapitava un cesto regalo) e il Papa emerito, quattro giorni dopo, ha accolto l’invito del successore per una colazione alla residenza Santa Marta. Sei mesi fa in una messa celebrata per il gruppo di ex allievi nella cappella del Governatorato, Benedetto XVI aveva pronunciato parole che sembrano evocare il senso della sua rinuncia al Soglio di Pietro.


La logica cristiana capovolge totalmente la logica umana: al male si risponde con l’amore, la salvezza si ottiene dalla sofferenza della croce, e il «posto buono» non è il «primo posto» agognato per tutta la vita, bensì quello che ci abbassa, ci fa umili e ci porta a sperimentare l’amore gratuito di Dio. Le uscite pubbliche del Papa emerito sono rare, malgrado Bergoglio gli abbia ribadito anche recentemente che «può uscire quando vuole». Lo ha fatto in incognito anche lo scorso 4 gennaio per andare a trovare il fratello Georg ricoverato al Gemelli e, qualche mese prima, nel giorno della pubblicazione dell’enciclica «Lumen Fidei», per benedire con Bergoglio la statua di San Michele nei Giardini Vaticani. Ogni domenica celebra e predica per la sua ridottissima «corte» di familiari nell’ex convento ristrutturato di quattro piani (compreso un interrato), dotato di un ascensore, in cui una stanza è sempre a disposizione del fratello maggiore.


Una tabella quotidiana che ricalca un’esistenza di studioso. Sveglia verso le 5,30, messa prima delle 7, mattinate trascorse a leggere gli amatissimi padri della Chiesa e a rispondere alle lettere personali che arrivano in Segreteria di Stato. Dopo il pranzo e il riposo pomeridiano, la consueta passeggiata con Gänswein nel giardino attorno al convento, la recita del rosario, quindi torna a leggere e scrivere in biblioteca fino alla cena e all’immancabile visione del telegiornale delle 20. Alle 22 la luce è spenta.
Uniche variazioni a questa routine sono le visite che riceve: colloqui di cui talvolta i protagonisti riferiscono qualche brandello di contenuti. Il cardinale Tarcisio Bertone ha raccontato di averlo avuto ospite a pranzo nel suo appartamento durante le feste di Natale. Ci sono collaboratori del vecchio entourage che lo vanno a trovare, dopo aver superato l’iniziale shock per la coraggiosa rinuncia annunciata l’11 febbraio e piombata come «un fulmine a ciel sereno» per quasi tutti nei sacri palazzi. Tra i visitatori che sono entrati nel salotto della nuova residenza ci sono l’attore Lino Banfi. E il Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Gerhard Ludwig Müller, teologo come il Papa emerito.


Non mancano poi visite semi-ufficiali, come quella che gli hanno fatto in novembre i patriarchi orientali cattolici, venuti a Roma per la chiusura dell’Anno della fede. Qualche uscita improvvisata, sull’uscio di casa, è per i cori della sua Baviera che vengono ad offrirgli estemporanei concerti sotto le finestre. Gli uomini della Gendarmeria proteggono il «ritiro» del Papa emerito sorvegliando l’ingresso del monastero. Insieme alla lettura e alla preghiera Benedetto XVI ama visitare l’orticello biologico che ha sotto casa: durante il pontificato, Ratzinger, aveva fatto curare quell’orto dalle suore di clausura per avere a disposizione sulla sua tavola frutta e verdura biologica. E lì non mancano di avvicinarsi alcuni gatti, gli animali domestici prediletti da Ratzinger. 

Si sono trasferite a vivere qui le quattro «Memores Domini» di Comunione e Liberazione, che hanno gestito l’appartamento papale durante tutto il pontificato ratzingeriano. Sono Rossella, Loredana, Carmela e Cristina. Si occupano del guardaroba, della cucina e anche svolgono qualche funzione di segreteria. «A un’età avanzata, Benedetto ha ricevuto il compito più difficile del mondo e una eredità non facile - ha detto don Georg in un'intervista di qualche mese fa - Ha dedicato tutte le sue forze, le sue capacità, le sue esperienze, tutta la sua persona al ministero petrino. Bisogna riconoscere che si è speso fino all’ultimo». Il suo, insomma, è un riposo più che meritato. I tempi travagliati del pontificato sembrano ormai lontani. I giorni di Ratzinger scorrono nel silenzio e nella riservatezza. La sua ultima rinuncia? Quella allo «stemma» da Papa emerito, le cui ipotesi grafiche gli sono state sottoposte dal cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, al quale però Benedetto ha fatto sapere che «preferisce non adottare un emblema araldico espressivo della nuova situazione creatasi con la sua rinuncia al ministero petrino». Parola di Pontefice emerito.GIACOMO GALEAZZI - ANDREA TORNIELLI

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