martedì 4 febbraio 2014

«Aberrante pretendere di violentare processi biologici e logica dei diritti Sulla vita non ci sia commercio»

  

L
o sosteneva già Aristotele: «Secondo il filosofo, la felicità consiste nel por­tare a sviluppo le proprie capacità», cita Salvatore Natoli, docente alla Bicocca di Milano, «filosofo non credente». «Sono perfettamente in linea con il segretario del­la Cei, Galantino, quando nella Giornata della Vita incita ad occuparsi non solo di a­borto, ma della vita già in corso, per renderla più vivibile, nella pienezza delle condizio­ni fisiche, mentali, sociali, perdendo così l’aspetto meramente biologista per ritro­vare
 una trama di rapporti». 
 Lo sguardo a 360 gradi della Chiesa si sof­ferma sul lavoro che non c’è, sulle politi­che familiari, sulla denatalità...

 La Cei fa una serie di considerazioni mol­to realistiche: i giovani non generano figli perché non sanno che futuro dare loro e perché a 40 anni ancora non hanno una casa. Ma accanto a questo aspetto di crisi economica, non si genera anche per un ec­cesso di 'indipendenza', non ci si vuole vincolare. Questo accade anche nelle rela­zioni di coppia, con un rifiuto delle re­sponsabilità e quindi la scelta di creare cop­pie informali. Così la donna inizia a gene­rare
 dopo i 28 anni. 
 Preoccupa anche una mentalità che dà spazio a chi è produttivo e dimentica il fra­gile: è la cultura dello 'scarto', per cui l’an­ziano o il disabile non 'servono'. Persino il neonato è non-persona, secondo alcu­ne
tendenze.
  
 
 Sono argomenti confutabili facilmente: se si fa coincidere la vita con la produttività, va a finire che eliminiamo la marginalità uccidendo i poveri in quanto 'surplus so­ciale'. Kant pone i fondamenti delle civiltà odierne dicendo invece che devi rispetta­re l’umanità in ogni uomo e in ogni tempo e condizione della sua vita. Questa è la cor­nice. Poi ci sono gli elementi di eccezione da valutare caso per caso. 
 In che senso? Ad esempio?

 Se il processo di morte è irreversibile e un uomo va ormai verso la spoliazione natu­rale della sua vita (da cui le 'spoglie' mor­tali), prolungarne i giorni oltre le sue pos­sibilità è un atto di superbia, un accani­mento
 terapeutico. 
 Condannato infatti dalla Chiesa. Altra sfi­da all’equilibrio sociale è la teoria del gen­der, la negazione dei due sessi...

 Sono ragionamenti aberranti: c’è una di­stinzione tra i processi naturali e biologici che non puoi cambiare se non facendo vio­lenza alla natura e alla logica dei diritti. Se essere maschio o femmina non è una scel­ta, idem per etero o omosessuale: semmai si perviene a una consapevolezza della pro­pria dimensione. Aberrante è anche tutto il discorso degli uteri in affitto. La doman­da è: tu puoi comprare una vita? È corret­to sfruttare il corpo di un’altra persona per avere un figlio? È commercializzabile la vi­ta? Se sì, la stessa logica porta al commer­cio degli organi. Se tutto diventa oggetto di scambio, la dignità è travolta.
 
 Lucia Bellaspiga
 

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