Lo sosteneva già Aristotele: «Secondo il filosofo, la felicità consiste nel portare a sviluppo le proprie capacità», cita Salvatore Natoli, docente alla Bicocca di Milano, «filosofo non credente». «Sono perfettamente in linea con il segretario della Cei, Galantino, quando nella Giornata della Vita incita ad occuparsi non solo di aborto, ma della vita già in corso, per renderla più vivibile, nella pienezza delle condizioni fisiche, mentali, sociali, perdendo così l’aspetto meramente biologista per ritrovare una trama di rapporti». Lo sguardo a 360 gradi della Chiesa si sofferma sul lavoro che non c’è, sulle politiche familiari, sulla denatalità... La Cei fa una serie di considerazioni molto realistiche: i giovani non generano figli perché non sanno che futuro dare loro e perché a 40 anni ancora non hanno una casa. Ma accanto a questo aspetto di crisi economica, non si genera anche per un eccesso di 'indipendenza', non ci si vuole vincolare. Questo accade anche nelle relazioni di coppia, con un rifiuto delle responsabilità e quindi la scelta di creare coppie informali. Così la donna inizia a generare dopo i 28 anni. Preoccupa anche una mentalità che dà spazio a chi è produttivo e dimentica il fragile: è la cultura dello 'scarto', per cui l’anziano o il disabile non 'servono'. Persino il neonato è non-persona, secondo alcunetendenze. Sono argomenti confutabili facilmente: se si fa coincidere la vita con la produttività, va a finire che eliminiamo la marginalità uccidendo i poveri in quanto 'surplus sociale'. Kant pone i fondamenti delle civiltà odierne dicendo invece che devi rispettare l’umanità in ogni uomo e in ogni tempo e condizione della sua vita. Questa è la cornice. Poi ci sono gli elementi di eccezione da valutare caso per caso. In che senso? Ad esempio? Se il processo di morte è irreversibile e un uomo va ormai verso la spoliazione naturale della sua vita (da cui le 'spoglie' mortali), prolungarne i giorni oltre le sue possibilità è un atto di superbia, un accanimento terapeutico. Condannato infatti dalla Chiesa. Altra sfida all’equilibrio sociale è la teoria del gender, la negazione dei due sessi... Sono ragionamenti aberranti: c’è una distinzione tra i processi naturali e biologici che non puoi cambiare se non facendo violenza alla natura e alla logica dei diritti. Se essere maschio o femmina non è una scelta, idem per etero o omosessuale: semmai si perviene a una consapevolezza della propria dimensione. Aberrante è anche tutto il discorso degli uteri in affitto. La domanda è: tu puoi comprare una vita? È corretto sfruttare il corpo di un’altra persona per avere un figlio? È commercializzabile la vita? Se sì, la stessa logica porta al commercio degli organi. Se tutto diventa oggetto di scambio, la dignità è travolta. Lucia Bellaspiga |
martedì 4 febbraio 2014
«Aberrante pretendere di violentare processi biologici e logica dei diritti Sulla vita non ci sia commercio»
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