L’esortazione a “non avere paura”, che Cristo rivolge ai discepoli nel Vangelo di oggi, è una delle linee portanti del Pontificato di Papa Francesco. Il Pontefice più volte ha invitato ad abbandonarsi, ad affidarsi completamente al Padre, “ad andare controcorrente”.
E’ un’espressione rassicurante e allo stesso tempo uno sprone a cambiare la propria vita. Nel passo del Vangelo di oggi, Gesù per ben quattro volte ripete ai discepoli: “Non abbiate paura” e cala questa affermazione nella realtà di ogni giorno. Non si può, infatti, aver paura perché “nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto”. Da qui la certezza di essere sulla strada giusta solo se si è accanto al Padre, solo se – sottolinea Papa Francesco – si diventa persone rette dunque buoni cristiani:
“Persone rette, che non hanno paura di andare controcorrente! E noi, non dobbiamo avere paura! Fra voi ci sono tanti giovani. A voi giovani dico: Non abbiate paura di andare controcorrente, quando ci vogliono rubare la speranza, quando ci propongono questi valori che sono avariati (...) questi valori ci fanno male. Dobbiamo andare controcorrente! E voi giovani, siate i primi: Andate controcorrente e abbiate questa fierezza di andare proprio controcorrente. Avanti, siate coraggiosi e andate controcorrente! E siate fieri di farlo!".
Ma c’è di più nel Vangelo. Gesù indica concretamente cosa fare: “Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze”. E’ l’evangelizzazione che – ha affermato Papa Francesco – “chiede da noi un vero coraggio per questa lotta interiore” e per le difficoltà che comporta “la spina di Satana”:
"Questo si chiama – non vi spaventate – si chiama martirio: il martirio è questo. Fare la lotta, tutti i giorni, per testimoniare. Questo è martirio. E ad alcuni il Signore chiede il martirio della vita. Ma c’è il martirio di tutti i giorni, di tutte le ore: la testimonianza contro lo spirito del male che non vuole che noi siamo evangelizzatori".
"Una lotta contro la tristezza, contro l’amarezza, contro il pessimismo – ha evidenziato il Papa – seminare non è facile ma è bello raccogliere”. La Chiesa vanta innumerevoli e luminose figure di “seminatori”, esempi di dedizione e di amore al Vangelo:
“In duemila anni sono una schiera immensa gli uomini e le donne che hanno sacrificato la vita per rimanere fedeli a Gesù Cristo e al suo Vangelo. E oggi, in tante parti del mondo, ci sono tanti, tanti, - più che nei primi secoli – tanti martiri, che danno la propria vita per Cristo, che sono portati alla morte per non rinnegare Gesù Cristo. Questa è la nostra Chiesa. Oggi abbiamo più martiri che nei primi secoli”.
L’unica cosa che chiede Gesù è di essere accolto e dunque di non essere taciuto. Questo implica l’andare, l’uscire fuori da se stessi per cercare – come ripete spesso Papa Francesco – le periferie materiali ed esistenziali. I discepoli del Crocifisso – ha detto più volte il Pontefice – non possono negare l’annuncio del Signore. Non si può tenere solo per sé la grazia ricevuta:
“Noi abbiamo ricevuto questa gratuità, questa grazia, gratuitamente; dobbiamo darla, gratuitamente. E questo è quello che, alla fine, voglio dirvi. Non avere paura, non avere paura. Non avere paura dell’amore, dell’amore di Dio, nostro Padre. Non avere paura. Non avere paura di ricevere la grazia di Gesù Cristo, non avere paura della nostra libertà che viene data dalla grazia di Gesù Cristo o, come diceva Paolo: 'Non siete più sotto la Legge, ma sotto la grazia'. Non avere paura della grazia, non avere paura di uscire da noi stessi, non avere paura di uscire dalle nostre comunità cristiane per andare a trovare le 99 che non sono a casa. E andare a dialogare con loro, e dire loro che cosa pensiamo, andare a mostrare il nostro amore che è l’amore di Dio”.
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