mercoledì 21 dicembre 2011
La Bellezza che salva il mondo
21/12/2011 - L'ha conosciuto dai suoi scritti. Scoprendo di nutrire la stessa passione per la musica. Così, padre Armando ha deciso di scrivere una "messa" dedicata a don Giussani. Da cantare la Notte Santa, a Betlemme
«Non ho mai un visto un altro uomo che si esprimesse sul canto con la stessa profondità del Papa». Padre Armando Pierucci ha pensato così dopo aver "conosciuto" don Giussani. Classe 1935, francescano, vive a Gerusalemme da circa trent'anni, è maestro d'organo del Santo Sepolcro e direttore dell'Istituto Magnificat di Gerusalemme. Insegna musica ai ragazzi arabi del quartiere cristiano e recentemente ha composto una messa dedicata proprio a don Luigi Giussani. «Verrà cantata per la prima volta durante la celebrazione di mezzanotte, il 24 dicembre, a Betlemme». Con un po' di ansia, ammette scherzando sul coro che dirige: “Non la sanno neanche tanto bene!”. Ma che cosa ha spinto un frate francescano delle Marche a dedicare una messa al fondatore di Cl? «Qualche tempo fa mi hanno regalato un cd della collana Spirito Gentil, una raccolta di canti russi. Ho conosciuto così per la prima volta la percezione che Giussani aveva su un certo tipo di musica». Ne è rimasto colpito: «Don Giussani ha riaffermato chiaramente quel che diceva sant'Agostino ("Chi canta prega due volte"): il canto è davvero una forma di appartenenza alla Chiesa. Ho provato una grande riconoscenza per quelle parole». Da lì, l'idea di comporre la messa: «Ho riflettutto a lungo sulla composizione e su ogni singola voce», dice mostrando gli spartiti che saranno cantati in Santa Caterina. «Ho cercato di curare ogni aspetto, per non banalizzare nessuna nota». E tira fuori dal suo cassetto un quadernetto che custodisce gelosamente: «Questi sono tutti gli appunti che ho preso dalle meditazioni di Giussani sulla musica». Ci sono le introduzioni ai pezzi di Chopin, le riflessioni che condivideva con i ragazzi del Clu alle Equipe, le indicazioni che dava ai primi di Gioventù Studentesca. «In tutto questo emerge secondo me la concezione che la Chiesa ha sempre avuto sul canto e che Giussani ha recuperato: non è solo il cantare, è il pregare mentre si canta». Una cosa che pochi fanno ultimamente, secondo padre Pierucci: «Non c'è più l'identità di essere cristiani, non ci concepiamo più assieme. Mentre per don Giussani era diverso: è il popolo che canta la liberazione». Parole pronunciate con quella vena di nostalgia di chi sa di guardare a tempi ormai lontani: «Oggi vanno di moda le canzonette e allora si fanno le canzonette anche a messa. Ma così vuol dire che non aderiamo completamente alla Chiesa. La Chiesa ha sempre avuto una regola ben precisa sul canto. E si è sempre espressa in un certo modo». Per padre Armando la questione è molto semplice: «Se uno pensa a Napoli canta O sole mio, se pensa a Milano intona O mia bela Madunina: il canto è la sigla di un luogo, di un avvenimento. Pensa ai fidanzati: in quanti hanno un motivo che li unisce per tutta la vita! Nella Chiesa questo rischia di non accadere più».
Per questo ringrazia ancora don Giussani, padre Armando, prima di correre alle prove del coro. È di fretta perché deve preparare bene i canti per la messa per il Natale. E dopo avermi salutato si lascia sfuggire un'ultima battuta: «Mi raccomando, dì a quelli di Cl di continuare a cantare, perché la Bellezza salverà il mondo. Davvero».
di Andrea Avveduto - http://www.tracce.it
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2 commenti:
Come possono brutti composizioni dilettanti salvare il mondo?
Essere collegata a un personaggio famoso non ha salvato la Messa alla Vigilia di Natale a Betlemme dal mostrare la sua mancanza di organizzazione e di musicalità discutibile. La qualità stridente del coro con le voci maschili sporgenti non hanno contribuito al lancio di questo lavoro auto-elogiato dal compositore nel salvare il mondo con la "bellezza".
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