mercoledì 5 novembre 2014

Il Papa all'udienza generale: essere vescovi non è onorificenza ma servizio


Il ministero episcopale “non è un’onorificenza, è un servizio”: non si compra, ma si accoglie in obbedienza, non per elevarsi, ma per abbassarsi, come fece Gesù che umiliò se stesso, fino alla morte sulla croce. Nella Chiesa non c’è posto per una “mentalità mondana”. Questo il senso delle parole di Papa Francesco, oggi all’udienza generale in Piazza San Pietro, dedicata alla Santa Madre Chiesa gerarchica.

 



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PAPA FRANCESCO
UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 5 novembre 2014

   
La Chiesa - 12. Santa Madre Chiesa Gerarchica
Cari fratelli e sorelle, buongiorno.
Abbiamo sentito le cose che l’apostolo Paolo dice al vescovo Tito. Ma quante virtù dobbiamo avere, noi vescovi? Abbiamo sentito tutti, no? Non è facile, non è facile, perché noi siamo peccatori. Ma ci affidiamo alla vostra preghiera, perché almeno ci avviciniamo a queste cose che l’apostolo Paolo consiglia a tutti i vescovi. D’accordo? Pregherete per noi?
Abbiamo già avuto modo di sottolineare, nelle catechesi precedenti, come lo Spirito Santo ricolmi sempre la Chiesa dei suoi doni, con abbondanza. Ora, nella potenza e nella grazia del suo Spirito, Cristo non manca di suscitare dei ministeri, al fine di edificare le comunità cristiane come suo corpo. Tra questi ministeri, si distingue quello episcopale. Nel Vescovo, coadiuvato dai Presbiteri e dai Diaconi, è Cristo stesso che si rende presente e che continua a prendersi cura della sua Chiesa, assicurando la sua protezione e la sua guida.
1. Nella presenza e nel ministero dei Vescovi, dei Presbiteri e dei Diaconi possiamo riconoscere il vero volto della Chiesa: è la Santa Madre Chiesa Gerarchica. E davvero, attraverso questi fratelli scelti dal Signore e consacrati con il sacramento dell’Ordine, la Chiesa esercita la sua maternità: ci genera nel Battesimo come cristiani, facendoci rinascere in Cristo; veglia sulla nostra crescita nella fede; ci accompagna fra le braccia del Padre, per ricevere il suo perdono; prepara per noi la mensa eucaristica, dove ci nutre con la Parola di Dio e il Corpo e il Sangue di Gesù; invoca su di noi la benedizione di Dio e la forza del suo Spirito, sostenendoci per tutto il corso della nostra vita e avvolgendoci della sua tenerezza e del suo calore, soprattutto nei momenti più delicati della prova, della sofferenza e della morte.
2. Questa maternità della Chiesa si esprime in particolare nella persona del Vescovo e nel suo ministero. Infatti, come Gesù ha scelto gli Apostoli e li ha inviati ad annunciare il Vangelo e a pascere il suo gregge, così i Vescovi, loro successori, sono posti a capo delle comunità cristiane, come garanti della loro fede e come segno vivo della presenza del Signore in mezzo a loro. Comprendiamo, quindi, che non si tratta di una posizione di prestigio, di una carica onorifica. L’episcopato non è un’onorificenza, è un servizio. Gesù l’ha voluto così. Non dev’esserci posto nella Chiesa per la mentalità mondana. La mentalità mondana dice: “Quest’uomo ha fatto la carriera ecclesiastica, è diventato vescovo”. No, no, nella Chiesa non deve esserci posto per questa mentalità. L’episcopato è un servizio, non un’onorificenza per vantarsi. Essere Vescovi vuol dire tenere sempre davanti agli occhi l’esempio di Gesù che, come Buon Pastore, è venuto non per essere servito, ma per servire (cfr Mt 20,28; Mc 10,45) e per dare la sua vita per le sue pecore (cfr Gv 10,11). I santi Vescovi – e sono tanti nella storia della Chiesa, tanti vescovi santi – ci mostrano che questo ministero non si cerca, non si chiede, non si compra, ma si accoglie in obbedienza, non per elevarsi, ma per abbassarsi, come Gesù che «umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2,8). E’ triste quando si vede un uomo che cerca questo ufficio e che fa tante cose per arrivare là e quando arriva là non serve, si pavoneggia, vive soltanto per la sua vanità.
3. C’è un altro elemento prezioso, che merita di essere messo in evidenza. Quando Gesù ha scelto e chiamato gli Apostoli, li ha pensati non separati l’uno dall’altro, ognuno per conto proprio, ma insieme, perché stessero con Lui, uniti, come una sola famiglia. Anche i Vescovi costituiscono un unico collegio, raccolto attorno al Papa, il quale è custode e garante di questa profonda comunione, che stava tanto a cuore a Gesù e ai suoi stessi Apostoli. Com’è bello, allora, quando i Vescovi, con il Papa, esprimono questa collegialità e cercano di essere sempre più e meglio servitori dei fedeli, più servitori nella Chiesa! Lo abbiamo sperimentato recentemente nell’Assemblea del Sinodo sulla famiglia. Ma pensiamo a tutti i Vescovi sparsi nel mondo che, pur vivendo in località, culture, sensibilità e tradizioni differenti e lontane tra loro, da una parte all’altra – un vescovo mi diceva l’altro giorno che per arrivare a Roma erano necessarie, da dove lui era, più di 30 ore di aereo –  si sentono parte l’uno dell’altro e diventano espressione del legame intimo, in Cristo, tra le loro comunità. E nella comune preghiera ecclesiale tutti i Vescovi si pongono insieme in ascolto del Signore e dello Spirito, potendo così porre attenzione in profondità all’uomo e ai segni dei tempi (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Gaudium et spes, 4).
Cari amici, tutto questo ci fa comprendere perché le comunità cristiane riconoscono nel Vescovo un dono grande, e sono chiamate ad alimentare una sincera e profonda comunione con lui, a partire dai presbiteri e dai diaconi. Non c’è una Chiesa sana se i fedeli, i diaconi e i presbiteri non sono uniti al vescovo. Questa Chiesa non unita al vescovo è una Chiesa ammalata. Gesù ha voluto questa unione di tutti i fedeli col vescovo, anche dei diaconi e dei presbiteri. E questo lo fanno nella consapevolezza che è proprio nel Vescovo che si rende visibile il legame di ciascuna Chiesa con gli Apostoli e con tutte le altre comunità, unite con i loro Vescovi e il Papa nell’unica Chiesa del Signore Gesù, che è la nostra Santa Madre Chiesa Gerarchica. Grazie.

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les prêtres de Namur avec leur Évêque Monseigneur Vancottem, et les jeunes du collège Fénelon-Sainte-Marie de Paris.
Je vous invite, chacun, à vivre une sincère et profonde communion avec l’Évêque que le Seigneur vous donne comme pasteur, pour recevoir de lui tous les biens que l’Eglise, comme une mère, vous transmet.
Bon pèlerinage !
[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i sacerdoti di Namur con il loro Vescovo Monsignor Vancottem, e i giovani del collegio Fénelon-Sainte-Marie di Parigi. Invito ciascuno a vivere una sincera e profonda comunione con il Vescovo che il Signore vi dona come pastori, per ricevere da lui tutti i beni, che la Chiesa, come una madre, vi trasmette.
Buon pellegrinaggio!]
I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including the various groups from England, Malta, Denmark, Japan and the United States of America. Upon all of you, and your families, I invoke joy and peace in the Lord Jesus. God bless you all!
[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente i vari gruppi provenienti da Inghilterra, Malta, Danimarca, Giappone e Stati Uniti d’America. Su tutti voi e sulle vostre famiglie, invoco la gioia e la pace nel Signore Gesù. Dio vi benedica!]
Einen herzlichen Gruß richte ich an die Brüder und Schwestern deutscher Sprache, insbesondere die zahlreichen Pilger aus dem Emsland und die Schüler der Realschule Maria Stern aus Nördlingen. Der Heilige Geist stärke eure Gemeinschaft, er lehre euch, Gott mit eurem Leben zu loben und den Mitmenschen Gutes zu tun. Gott segne euch!
[Rivolgo un cordiale saluto ai fratelli e sorelle di lingua tedesca, in particolare ai numerosi pellegrini dell’Emsland e agli alunni della scuola Maria Stern di Nördlingen. Lo Spirito Santo rafforzi le vostre comunità, vi insegni a lodare il Signore con la vita e a fare del bene al prossimo. Dio vi benedica!]
Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, Argentina, México, Puerto Rico, Venezuela, Chile y otros países latinoamericanos. Invito a todos a agradecer al Señor el servicio de los obispos en la Iglesia, acompañándolos con el afecto, la cercanía y la oración. Muchas gracias y que Dios los bendiga.
Dirijo uma saudação cordial aos peregrinos de língua portuguesa, particularmente aos presbíteros da diocese de Jundiaí com o seu bispo e os grupos de fiéis de Aracaju, Brotas e Bom Fim. Queridos irmãos, rezai pelos vossos Bispos, que são garantes da verdadeira fé e sinal vivo da presença do Senhor no meio de vós. Rezai também por mim. Agradeço-vos de coração. Que Deus vos abençoe!
[Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua portoghese, in particolare ai presbiteri della diocesi di Jundiaí con il loro Vescovo e ai diversi gruppi di fedeli di Aracajú, Brótas e Bom Fim. Cari fratelli, pregate per i vostri Vescovi, che sono garanti della vera fede e segno vivo della presenza del Signore in mezzo a voi. Pregate anche per me. Vi ringrazio di cuore. Dio vi benedica!]
أحيي جميع المؤمنين الناطقين باللغة العربية، وخاصة القادمين من لبنان ومن سوريا. ليست الأسقفية وظيفة للتباهي أو التسلط بل هي رسالة للخدمة وللتفاني، على مثال الراعي الصالح يسوع المسيح. فأحبوا أساقفتكم والكهنة والشمامسة وصلوا من أجلهم كي يكونوا دائما علامة منظورة لحضور المسيح بين شعبه وأداة للشركة وللوحدة وسيلة للبركة والخلاص. ليبارككم الرب ويحرسكم دائما من الشرير!
[Rivolgo un caro benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Libano e dalla Siria. L’episcopato non è una carica di prestigio o di onore ma è una missione di servizio e di dedizione, sull’esempio del Buon Pastore Gesù Cristo. Amate i vostri Vescovi, i presbiteri e i diaconi e pregate per loro, affinché siano sempre un segno visibile di Cristo tra il Suo popolo, uno strumento di comunione e di unità e un mezzo di benedizione e di salvezza. Il Signore vi benedica e vi protegga sempre dal maligno!]
Serdeczne pozdrowienie kieruję do Polaków. Moi drodzy, w najbliższą niedzielę Kościół w Polsce będzie obchodził szósty Dzień Solidarności z Kościołem Prześladowanym, który w tym roku jest poświęcony Syrii. Bądźcie bliscy braciom, którzy w tym kraju i w innych częściach świata cierpią z powodu bratobójczych wojen i przemocy. Niech dzięki waszej jedności w modlitwie i konkretnym gestom pomocy materialnej odczuwają troskliwą obecność i miłość Chrystusa. Niech Bóg wam błogosławi!
[Un cordiale saluto rivolgo ai polacchi. Carissimi, domenica prossima la Chiesa in Polonia celebrerà la VI Giornata di Solidarietà con la Chiesa Perseguitata, che quest’anno è dedicata alla Siria. Siate vicini ai fratelli che in quel Paese e in altre parti del mondo soffrono a causa delle guerre fratricide e della violenza. Grazie alla vostra unione nelle preghiere ed ai gesti concreti di aiuto materiale sentano la premurosa presenza e l’amore di Cristo. Dio vi benedica!]
* * *
Un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana! In questa udienza siamo collegati con i nostri fratelli ammalati, perché siccome c’era pericolo di pioggia, loro stanno nell’Aula Paolo VI, collegati con noi con il maxischermo. Salutiamo anche loro! Saluto anzitutto l’Arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, e la delegazione ufficiale della Diocesi, con il sindaco Piero Fassino. Sono lieto di annunciare che, a Dio piacendo, il 21 giugno prossimo, mi recherò in pellegrinaggio a Torino per venerare la Sacra Sindone e onorare San Giovanni Bosco, nella ricorrenza bicentenaria della sua nascita. Saluto le Povere Figlie di San Gaetano; i Superiori maggiori dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio e i partecipanti al Forum promosso da Caritas in Veritate. Saluto i membri della Federazione Guglielmo Marconi, il Raggruppamento Militare dell’Amministrazione Difesa; i soci del Credito Cooperativo di Paliano e la Federazione Italiana Moda. Tutti esorto a promuovere la cultura dell’incontro, riconoscendo il Signore presente particolarmente nei poveri.
Rivolgo un particolare pensiero a tutti gli ammalati di SLA e, mentre assicuro la mia vicinanza e la preghiera, auspico che tutta la società civile sostenga le loro famiglie ad affrontare tale grave condizione di sofferenza.
Rivolgo infine un pensiero ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Ieri abbiamo celebrato la memoria di San Carlo Borromeo, intrepido pastore di Milano. Il suo vigore spirituale stimoli voi, cari giovani, a prendere sul serio la fede nella vostra vita; la sua fiducia in Cristo Salvatore sostenga voi, cari ammalati, nei momenti di maggiore difficoltà; e la sua dedizione apostolica ricordi a voi, cari sposi novelli, l’importanza dell’educazione cristiana nella vostra casa coniugale.


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