mercoledì 5 novembre 2014

Il 21 giugno il Papa a Torino per l'Ostensione della Sindone


Papa Francesco sarà il 21 giugno 2015 a Torino per venerare la Sindone e onorare il bicentenario della nascita del Santo piemontese per eccellenza, Giovanni Bosco. L’annuncio è stato dato dal Papa stesso al termine dell’udienza generale e in tarda mattinata l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, il sindaco, Piero Fassino, e altre personalità del capoluogo piemontese hanno ragguagliato i giornalisti sull’organizzazione del doppio evento. Lo sguardo dell’Uomo della Sindone si poserà sui giovani e sui malati. È soprattutto per loro che Papa Francesco ha voluto l’Ostensione che si terrà a Torino il prossimo anno, dal 19 aprile al 24 giugno, e dove egli stesso si recherà poco prima della chiusura, come annunciato stamattina:
“Sono lieto di annunciare che, a Dio piacendo, il 21 giugno prossimo, mi recherò in pellegrinaggio a Torino per venerare la Sacra Sindone e onorare San Giovanni Bosco, nella ricorrenza bicentenaria della sua nascita”.
Lo sguardo che si poserà sui pellegrini della Sindone sarà quindi anche quello del Santo dei giovani, al cui bicentenario della nascita – ha spiegato in conferenza stampa l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia – si deve l’idea di una nuova Ostensione dopo quella del 2010:
“E’ il Santo che, come sapete, è padre, maestro, amico dei giovani che ha rappresentato e rappresenta ancora oggi uno dei testimoni esemplari di educatori: educatore nella fede, educatore nell’amore, educatore nello stesso impegno sociale, anche concreto da parte non solo dei giovani e per i giovani, ma con i giovani. Quindi, ci attendiamo molti pellegrini anche per questo”.
Una tre-giorni di introduzione alla venuta del Papa, arricchita dalla visita alla Sindone e ai luoghi di don Bosco coinvolgerà i giovani che si attendono numerosi a Torino anche da varie parti del mondo. Mentre per l’accoglienza degli ammalati gli ospedali “Maria Adelaide” e “Cottolengo”, vicini al Duomo, metteranno a disposizione 70 posti letto. L’organizzazione, ribadisce mons. Nosiglia al microfono di Antonella Palermo, guarderà questa volta con particolare attenzione a chi soffre e vive disagio:
“I malati, anziani, i poveri, i bisognosi, insomma, tutta quella parte della società che soffre per la 'cultura dello scarto', direbbe Papa Francesco. Qui saranno privilegiati perché troveranno anche qui luoghi d’accoglienza negli ospedali, nelle nostre realtà parrocchiali un po’ sul modello di Lourdes, in modo da consumare i pasti a prezzi calmierati, dormire, anche avere alloggio gratuito…”.
Papa Francesco, racconta mons. Nosiglia, ha fortemente indirizzato col suo magistero il recente impegno pastorale della Chiesa torinese. La sua “Evangelii Gaudium”, afferma, “è un programma nuovo” di evangelizzazione che stimola a una conversione richiamata “in maniera molto forte” dalla Sindone:
“Essere custodi della Sindone non vuol dire soltanto offrirla in ostensione al mondo. Ma sappiamo che la nostra Chiesa, dalla Passione di Cristo, trae la forza di quell’amore più grande – questo è il motto che abbiamo scelto per l’Ostensione – che diventa il veicolo di una nuova civiltà: la civiltà dell’amore; di un nuovo impegno della Chiesa per essere povera in mezzo ai poveri ma aperta all’accoglienza e all’integrazione di tanti nostri fratelli, anche immigrati … Insomma, tante sfide che possono diventare risorse per un rinnovamento autentico della nostra comunità”.
Il motto dell’Ostensione 2015, “l’Amore più grande”, lo si deve ai giovani ovvero quello di Cristo, la cui Passione trova una rappresentazione plastica e altamente drammatica nelle fibre della reliquia più importante della cristianità, come ribadito da mons. Nosiglia:
“Papa Francesco ha detto giustamente che la contemplazione della Sindone non è la contemplazione di un uomo morto: è un uomo vivo. E non siamo noi che guardiamo la Sindone: è Lui che ci guarda e che ci spinge quindi a quell’amore più grande e quindi è il richiamo di una presenza forte della Passione del Signore. Secondo me, la verità del Telo c’è, però la scienza non ce lo dice ancora questo. E allora, finché siamo in questa incertezza, certamente per noi prevale una certezza di fede, perché noi troviamo la forza e il vigore che nasce da questo Telo: il messaggio forte della fede cristiana, l’amore che dona la vita, e questa realtà te lo richiama e te lo incarna nel cuore”.
Dal punto di vista pratico, i due eventi – Ostensione e bicentenario di Don Bosco – si pensa attireranno i consueti milioni di visitatori, forse oltre i due milioni e mezzo rispetto all’ultima volta. Molto, gli organizzatori, hanno puntato sul web sia per le prenotazioni – obbligatorie attraverso il sito “sindone.org” – sia per altri aspetti di tipo logistico, come spiega Marco Bonatti, responsabile della comunicazione dell’Ostensione 2015:
“Contiamo molto su internet e sulla diffusione virale delle notizie. Già adesso, peraltro, abbiamo buoni segnali perché in questi mesi moltissimi hanno avanzato richieste: ci sono diverse diocesi, gruppi ecclesiali e parrocchie che hanno già segnalato che verranno, e questo per noi rappresenta il cuore del pubblico che vogliamo raggiungere”.
Sia mons. Nosiglia che il sindaco di Torino, Piero Fassino, si sono soffermati durante i rispettivi interventi in Sala Stampa vaticana sulle difficoltà sociali che Torino vive in questa fase, dominata dal lungo tunnel della crisi. Il custode della Sindone ha visto nella visita di Papa Francesco un rilancio di speranza per la città. Fassino gli ha fatto eco, descrivendo i cambiamenti che ne hanno mutato il volto negli ultimi decenni:
“Il Papa troverà una Torino molto diversa da quella che ha conosciuto in gioventù; troverà una città che continua ad essere una grande città industriale, ma al tempo stesso negli ultimi 20 anni ha conosciuto – come tutti sanno – una straordinaria trasformazione del suo profilo, della sua identità (…) Torino è una città multietnica: il 17% della popolazione è costituita da cittadini stranieri che vivono stabilmente nella nostra città … La visita di Papa Francesco in una città caratterizzata da questa mutazione, da questa trasformazione, è anche l’occasione per riconfermare il valore del dialogo interreligioso, dell’incontro tra le religioni come elemento coesivo fondamentale per la vita della nostra società”.

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