mercoledì 5 novembre 2014

«Divorziata, risposata e senza comunione. Giusto così»

L'eucarestia ai divorziati? Il magistero dice noLuma Simms 
«Lo stesso giorno in cui la mia anima è divenuta cattolica ho scoperto che non avrei potuto ricevere la comunione, perché sono una donna divorziata e risposata». Luma Simms era protestante e si è convertita. Oggi Luma dice: «La Chiesa cattolica offre una dottrina ricca e bella sul matrimonio in tutta la sua pienezza». 
«Il giorno in cui la mia anima diventò cattolica fu il giorno in cui scoprii che come donna divorziata risposata non potevo ricevere la Comunione. Sgorgarono lacrime di dolore e di gioia. Dolore perché avevo finalmente compreso la verità della transustanziazione soltanto per scoprire di non poterla ricevere, e gioia perché avevamo finalmente trovato il fondamento della vera autorità, la sua Chiesa, quella che lui aveva fondato, quella il cui scopo era conservare tutto ciò che lui aveva insegnato agli Apostoli».
Comincia così un articolo di Luma Simms comparso sulla rivistacattolica FIrst Things (clicca qui) L'autrice, con un background di studi in fisica ed esperienze nell'ambito del diritto, ha scritto Gospel Amnesia, un libro che racconta la sindrome che affligge l'uomo moderno: ricevere il Vangelo, dimenticarlo e marginalizzarlo nella vita. Luma Simms, cresciuta in Iraq e in Grecia, prima di trasferirsi negli Stati Uniti dove ora vive nella città di Phoenix conducendo la vita di casalinga, moglie, mamma di cinque figli e blogger, racconta la sua stessa esperienza dolorosa di ammalata di quella amnesia per il Vangelo.
Durante il Sinodo straordinario sulla famiglia abbiamo ascoltato il mantra di non pochi prelati convinti che per convertire al Vangelo c'è bisogno di offrirne alla gente una versione inconsistente e insipida. L'esperienza sta a dimostrare l'esatto contrario. E così è avvenuto per Luma Simms, cresciuta nel calvinismo, diventata cattolica dopo la lettura dell'insegnamento cattolico più scandaloso, contestato, contro-culturalmente connotato dell'ultimo secolo: Humanae vitae, l'enciclica di Paolo VI che ribadiva XX secoli di condanna (parola mi rendo conto sconveniente per un cattolico che voglia mostrarsi accettabile) della contraccezione. Quella lettura, anziché allontanare la Simms, le sciolse il cuore, spingendola ad approfondire il tema attraverso la teologia del corpo, Familiaris consortio e Mulieris dignitatem. Divorziata lei stessa e toccata dal divorzio di un membro della propria famiglia dopo 43 anni di matrimonio, Luma Simms racconta dei dubbi e delle domande dei figli sul matrimonio fino a quando uno di loro attorno al tavolo di cucina disse ai fratelli in presenza dei genitori: «non potrete mai sapere» se entrambi mamma e papà saranno lì per voi mentre crescete.
Queste parole, così chiare, forti, pronunciate da un figlio, hanno fatto comprendere l'importanza, la bellezza, il dono di una Chiesa che non tentenni sulla indissolubilità del matrimonio, di una fedeltà che rifletta quella di Dio per la sua sposa, la Chiesa. Certo, racconta Luma Simms, nel viaggio ci sono alti e bassi, c'è la certezza e il dubbio, si avverte la presenza e ci si sente come abbandonati e sopraffatti cercando risposte nel Santissimo Sacramento. 
«Tante volte mi sono svegliata di notte pensando: come posso prendere in considerazione il cattolicesimo? Ma poi la mattina successiva alla Messa quotidiana pregando la liturgia faccio esperienza della profonda presenza di Dio anche se non prendo l'Eucaristia. Dal momento che ora non posso ricevere l'Eucaristia, è attraverso la comunione spirituale che sono nutrita spiritualmente dal Signore. Questo atto della volontà di riceverla non è, come qualcuno può pensare, una Comunione di seconda classe. Lungi da esso, credere in questo modo è sminuire uno dei modi con cui Cristo nutre il suo popolo».
Quando parla della comunione spirituale, Luma Simms racconta di non provare l'assenza di qualcosa, ma piuttosto la presenza del Signore; ha la certezza che Dio non vuole che nutra risentimento per il sacerdote che non le dà la Comunione, non si piange addosso con autocommiserazione. No, Luma Simms è testimone potente e credibile di quanto siano farlocche le soluzioni pastorali "creative" applicate da episcopati fallimentari che hanno consegnato milioni di cattolici del Nord Europa all'agnosticismo e nel Sud America agli evangelici. 
C'è tanta più etica della responsabilità in quanto afferma questa donna, di quanta se ne possa trovare in una pila di tomi di teologia dei liberale. «Prima che vi rattristiate per me, ricordatevi che non è stata la Chiesa a farmi questo. Sono stata io a farlo a me stessa quando ho disobbedito al mio Dio allontanandomi dal mio primo matrimonio. Ero giovane e immatura? Sì. Sono state le circostanze a condurmi a misure così drastiche? Certo. E sì, sto procedendo in un decreto di nullità affidandomi a Dio per una giusta decisione. Qualsiasi sia l'esito non posso né voglio allontanarmi dalla Chiesa perché voglio rimanere salda negli insegnamenti di Cristo». 
Ed è proprio l'autentico sensus fidei, così tante volte evocato a sproposito e deformato da impresentabili pastorali accecate da demolatria che, quasi come un istinto, allerta questa convertita americana circa l'intrinseca connessione che da un mutamento della prassi, porterebbe ad uno stravolgimento della dottrina: «Qualcuno può essere sconvolto all'idea di sottomettermi ad una Chiesa che mi dice che non posso ricevere la Comunione perché sono divorziata e risposata. Ma a meno che non si dimostri altrimenti, qualsiasi alterazione della Comunione per i divorziati risposati corromperà la dottrina del matrimonio e (abbassando l'immagine della Chiesa come la sposa di Cristo) svilirà la Chiesa. Le ho corso incontro in cerca di riparo. Ora prego (per la salvezza mia e dei miei figli) che la Chiesa non vacilli». Anch'io prego con Luma Simms che i pastori trovino forza e coraggio per scacciare i lupi, soprattutto quelli vestiti da agnelli, in assoluto i più letali.

























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